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L’inganno del bipolarismo
 
di Aldo Novellini
 

L'ultimo libro di Guido Bodrato, L'inganno del bipolarismo (Cittadella editrice), è stato presentato lunedì 6 maggio al Circolo dei Lettori di Torino a oltre duecento convenuti. Il testo raccoglie una lunga serie di articoli, per lo più scritti per il settimanale “Il Nostro Tempo”, da cui emergono soprattutto tre questioni che fanno un po' da filo conduttore all'intero discorso: l'insuccesso del PD, la crisi della democrazia e il ruolo dei cattolici.
Del PD vien fatto notare che le difficoltà che intercorrono tra ex diessini ed ex popolari mostrano, in tutta evidenza, come la fusione non fosse la strada migliore da battere. Meglio sarebbe probabilmente stata un' alleanza tra cattolici democratici e socialdemocrazia, come forze politiche distinte, ciascuna mantenendo il proprio radicamento sociale e la propria identità. Il miscuglio, peraltro troppo affrettato, ha finito per indebolire entrambi: i cattolici perdendo molti voti moderati, scivolati a destra, e la sinistra dividendosi tra riformisti e massimalisti. Altro errore capitale, l'illusione che potessero venir accantonate le questioni controverse, pensando che il tempo si sarebbe incaricato di risolverle. Due temi particolarmente delicati sono così rimasti irrisolti: la collocazione europea del partito, in bilico tra popolari e socialisti, e le tematiche etiche.
Proprio da lì si doveva partire, cercando una convergenza pur partendo da premesse diverse. Quando venne scritta la Costituzione fu invece proprio quello il metodo usato per superare le divergenze ideologiche. Pensiamo al tema del lavoro con i cattolici che si rifacevano alla Dottrina sociale della Chiesa e i socialcomunisti alla lotta di classe di matrice marxista. Due punti di partenza apparentemente inconciliabili, eppure il primo articolo della Carta costituzionale mise d'accordo tutti, nel comune approdo del lavoro inteso come valore a presidio della dignità della persona umana.
Secondo tema, la crisi della democrazia: a partire da quella rappresentativa e del suo strumento principale, il partito politico, insostituibile canale di partecipazione popolare. I partiti tradizionali oggi sono messi alle strette da una pseudo democrazia diretta, imperniata sulla rete e su una sorta di permanente assemblearismo ove, alla fine, non si capisce poi chi realmente prende le decisioni.
Per di più il nostro bipolarismo ha indebolito l'idea della politica come mediazione e come punto di incontro tra culture diverse. In questo contesto – terzo elemento di riflessione del libro – ecco emergere proprio l'irrilevanza dei cattolici, la cui indubbia propensione al dialogo e al confronto potrebbe essere il presupposto per restituire qualità alla nostra vita pubblica. Magari facendo propria la decisiva distinzione, un tempo proposta da Nino Andreatta, tra la politica e le politiche. La prima caratterizzata spesso dallo scontro ideologico; le seconde volte invece a ricercare, insieme agli altri, delle soluzioni concrete e realistiche ai problemi che si hanno di fronte. Per fare queste scelte, spesso difficili e soprattutto poco paganti elettoralmente, ci vogliono però delle forze politiche capaci di anteporre l'interesse di lungo termine a quello di breve periodo. Oggi però i partiti sono più deboli che mai e forse è proprio questa – suggerisce Bodrato – la causa scatenante di molti problemi. Nell'epoca del web ci si è illusi di fare a meno dei partiti e così le decisioni vengono prese in maniera oscura nei salotti dell'economia e della finanza. La politica senza partiti forti diviene più debole. E senza partiti, a ben vedere, viene messa a rischio la tenuta stessa della democrazia.


Stefano Godizzi - 2013-05-16
Rarissima lucidità. Articolo da stampare e da conservare. Concordo al 100% sul contenuto. Il tutto mentre il PD esalta i suoi rottamatori e distruttori, veri cicisbei da salotto pronti a propinarci i loro dogmi mediatici con l'unico vero risultato di far saltare la legislatura e di riconsegnare l'Italia nelle grinfie del caimano. Bel risultato! La politica sparita nel nome del presenzialismo "à la page" dove il massimo dell'esaltazione passa attraverso la denigrazione del proprio partito e dei suoi esponenti come modalità più efficace per conquistare titoli e comparsate tv. E' questo il nuovo? Ed allora di questo "nuovo" costituito da autodemolitori il PD sta morendo.