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Lavoro, la vera emergenza
 
di Cesare Nosiglia
 

Pubblichiamo un ampio stralcio dell’intervento che l’Arcivescovo di Torino ha tenuto lo scorso 25 marzo durante la visita al Centro per l’impiego di Torino. Dopo il saluto agli amministratori, ai dirigenti e al personale – “impegnato in un servizio fondamentale verso tanti cittadini disoccupati, cassaintegrati, in mobilità o giovani in cerca di una prima occupazione, che si rivolgono al Centro per trovare un lavoro in un tempo difficile e complesso come è l’attuale – Nosiglia ha così proseguito:

Voi sapete bene quanto il mio ministero di Vescovo sia legato alle vicende concrete del lavoro, che reputo uno degli ambiti su cui sento forte la responsabilità. Sul tema del lavoro sono intervenuto più volte e anche di recente, richiamando l’esigenza che tutte le componenti coinvolte facciano squadra per affrontare la gravissima crisi che stiamo attraversando con un crescendo impressionante di imprese che chiudono o riducono drasticamente l’attività, con la conseguente messa in cassa integrazione o in mobilità di molti lavoratori ogni giorno. A leggere le statistiche di questi ultimi mesi, sembra di trovarsi di fronte a un bollettino di guerra in cui si riporta l’elenco dei decessi, a fronte di una realtà che non sembra lasciare spazio a possibilità di una ravvicinata inversione di tendenza.
La mancanza di lavoro determina poi tante altre difficoltà, da quella della casa a quella della serenità e sicurezza della famiglia e dei giovani per il loro domani; dal proliferare del lavoro in nero privo di garanzie all’estendersi del precariato permanente; dalle crisi delle relazioni interfamiliari e sociali alla depressione che attanaglia il cuore di chi ne è succube. Per questo, il lavoro diventa oggi la vera emergenza nazionale e locale che va posta al primo posto nell’agenda politica, finanziaria, economica e sociale.
Il lavoro è infatti un diritto sancito con forza e chiarezza nella nostra Costituzione e non deve mai essere considerato secondario rispetto ad altri pure importanti valori, ma va perseguito con ogni mezzo e via. Il lavoro, qualsiasi lavoro, è nobile e importante e merita di essere promosso con stabilità e secondo tutte le garanzie richieste, prima fra tutte la centralità della persona che lavora e la qualità e sicurezza dell’ambiente di lavoro.
Ciò che preoccupa molto oggi, oltre alle difficoltà inerenti all’ambito del sociale, è la smobilitazione di quel complesso sistema che va sotto il nome di “politiche del lavoro”, perché questo va oltre la congiuntura difficile di questo tempo e rischia di smantellare un insieme di servizi operativi che diventerebbe poi molto difficile rimettere in moto una volta passata la crisi.
Mi dà consolazione e speranza sapere che in questo Centro si lavora con impegno per reagire a tale situazione non solo con belle parole e programmi, ma con fatti concreti che cercano di affrontarla non da rassegnati, ma da protagonisti attivi e carichi di fiducia, malgrado tutto. Ciò fa ben sperare che, quando si attiverà – speriamo presto – una inversione di tendenza positiva nel mercato, potremo contare su prospettive incoraggianti per il domani di tanti lavoratori, grazie alla costanza e intraprendenza di chi, come voi, opera con professionalità e lungimiranza per dare risposte appropriate alle loro attese ed esigenze di giustizia.
Desidero pertanto esprimere a tutti voi, che a vari livelli di responsabilità siete impegnati in questo Centro, la mia riconoscenza e quella dell’intera collettività, per come state affrontando con professionalità e umanità tante situazioni di difficoltà e di grave sofferenza di persone che sempre più numerose ricorrono al Centro. La carenza di risorse e il perpetuarsi di una crisi, che sembra avvitarsi sempre più su stessa, comportano un crescendo di difficoltà anche nelle relazioni con questi cittadini. Ciò comporta senza dubbio anche una tensione psicologica notevole, che grava sul personale del Centro e comporta una grande capacità di gestire nel modo più sereno possibile l’incontro, il dialogo e l’accompagnamento di chi chiede e a volte pretende soluzioni immediate ai suoi problemi, a fronte di condizioni non praticabili nel breve periodo. Occorrono capacità di ascolto e di accoglienza e una sensibilità umana ed etica profonda, che infonda speranza e fiducia nelle persone, ricordando che chi perde il lavoro o è in situazione di precarietà subisce dei contraccolpi negativi anche sul suo stato d’animo e sull’autostima, oltre che sulle relazioni familiari, che spesso entrano in crisi con gravissime conseguenze per la stabilità della stessa famiglia. (…)
Siamo vicini alla Pasqua, la festa che ci annuncia che il male, la violenza, l’ingiustizia, l’egoismo – insomma ogni fattore di disgregazione sociale e ogni fatto negativo che grava sulla vita delle persone, delle famiglie e della collettività, non deve abbatterci, quasi fossimo già in partenza sconfitti, ma può essere vinto perché Dio vuole e opera per il bene e la felicità dei suoi figli e in Cristo ci dona la certezza della vittoria persino sul nemico più grande e definitivo dell’uomo che è la morte. Se Cristo ha vinto la battaglia contro la morte, allora niente è impossibile per l’uomo che crede e che lotta come lui per il trionfo del bene e la costruzione di una società più giusta e solidale.
Questo è il mio augurio, che rivolgo a voi e ai vostri cari e al vostro lavoro, mentre chiedo al Signore di benedirvi per infondere nel vostro cuore la certezza che quanto fate con senso del dovere e di servizio produce un frutto fecondo di bene per tutti.
Buona Pasqua.