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Dal Piemonte quanti Popolari in Parlamento!
 
di Alessandro Risso
 

Fatti tutti gli scongiuri del caso, prendiamo per buona la vittoria della coalizione imperniata sul PD in Italia alla Camera e in Piemonte al Senato, al momento pronosticata da tutti i sondaggi con margini di sicurezza. Mettono in dubbio questo risultato solo i dati forniti da Berlusconi, la cui credibilità (di Berlusconi in primis) è però molto scarsa.
Visto che ci ritroviamo il “porcellum” delle liste bloccate, possiamo già sapere in anticipo chi saranno gli eletti dei vari partiti in lizza, con minime incertezze legate a scarti percentuali tra i partiti all’interno delle singole coalizioni. E andiamo a vedere quale dovrebbe essere la rappresentanza dei cattolici democratici piemontesi (o eletti in Piemonte) nel futuro Parlamento.
Come vedremo, la parte del leone la fa il Partito Democratico. Al di fuori del PD troviamo possibili eletti cattolico-democratici solo nell’UDC, con i deputati uscenti Marco Calgaro a Torino, al numero due della lista dietro Ferdinando Adornato, e con Giuseppe Delfino (figlio di Teresio, veterano del Parlamento dal 1987 ad oggi) nel Piemonte 2 dietro al ministro dell’Agricoltura Mario Catania. Perché Calgaro e Delfino vengano eletti occorrono però due condizioni: che l’UDC riesca a ottenere il quorum e che i due capilista optino per un’altra Circoscrizione.
Maggiori certezze di elezione per i cattolici nella Lista Monti. Non a Torino, dove Maurizio Baradello, terzo in lista, dovrebbe al massimo risultare il primo escluso, dietro l’industriale Vitelli e il manager della Sanità Monchiero. Ma sia al Senato, con capolista il presidente ACLI Olivero seguito dall’europarlamentare biellese Gianluca Susta, sia nel Piemonte 2, con il ministro della Sanità Balduzzi e l’albese Mariano Rabino, gli eletti che si richiamano all’attuale presidente del Consiglio hanno tutti solide radici nell’associazionismo cattolico o nel popolarismo. E poco importa se con una connotazione più “dossettiana” o più “liberale”.
Ed eccoci al PD, nei cui dintorni continua la discussione sullo spazio e la considerazione riservati ai cattolici. Ne scrive già Giorgio Merlo in un altro articolo, e passo oltre. La lista torinese del Piemonte 1 farebbe effettivamente pensare a una presenza residuale, limitata al volto nuovo e giovane di Francesca Bonomo, la grande sorpresa delle primarie torinesi. Formatasi nel volontariato cattolico, ha saputo catalizzare un vasto voto trasversale del movimento giovanile, del territorio canavesano, di chi ha voluto puntare sul rinnovamento sentendosi “democratico” e non “ex qualcosa”. Non considerando Silverio Benedetto e Stefano Lo Russo, che paiono destinati ad essere i primi esclusi (con qualche concreta possibilità per il primo in caso di exploit del PD), Francesca rischiava però di essere l’unica eletta riconducibile alla nostra area culturale in una lista decisamente egemonizzata da candidati di estrazione comunist-diessina. Se ne è accorto anche Bersani, che ha “paracadutato” in lista Edo Patriarca, presidente AGESCI e organizzatore delle Settimane sociali, figura importante dell’associazionismo cattolico.
Anche nella lista del Piemonte 2 sono stati inseriti due altri candidati di area cristiano democratica: il parlamentare uscente Luca Benamati, collegato con Giuseppe Fioroni, e Flavia Nardelli, figlia di Flaminio Piccoli ma soprattutto “anima” dell’Istituto Sturzo e tra i promotori del Convegno di Todi. A ben vedere però, le “parlamentarie” del PD nelle altre Province piemontesi avevano dato un responso ben diverso da Torino, a conferma che il PD è un partito plurale non riconducibile alla semplice discendenza PCI-PDS-DS. In lista questa tradizione politica si riduce a due nomi, mentre a Benamati e Nardelli si aggiungono il capolista Mino Taricco, consigliere regionale cuneese, seguito dal vercellese, ed ex presidente ACLI, Luigi Bobba, dal presidente UNCEM e rappresentante del VCO Enrico Borghi, dalla novarese Franca Biondelli proveniente dalla CISL. A tutti questi Popolari potremmo anche affiancare Cristina Bargero, “democratica” senza aggettivi dopo gli esordi nella Margherita, ma con radici famigliari nel vivace popolarismo casalese.
Rimane da vedere la lista per il Senato. Vincendo il premio di maggioranza su base regionale, risulteranno elette la moncalierese Elena Fissore, per cui vale la considerazione fatta per Bargero, con in più una militanza diretta nel Partito Popolare, e la biellese Nicoletta Favero, con analogo percorso. Anche nell’ipotesi che il PD perda in Piemonte, ottenendo solo 5 senatori, verrebbe comunque eletto Stefano Lepri, numero due dietro il capolista Ignazio Marino. Una posizione di prestigio per il consigliere regionale torinese, che è anche vicepresidente dell’Associazione “I Popolari” e potrà – con un ideale passaggio del testimone da Giorgio Merlo, che non si è più ricandidato – dare continuità alla rappresentanza parlamentare e alla presenza dei cattolici democratici sotto la Mole.
Tirando le somme sull’intero Piemonte, che va considerato nel complesso per una corretta analisi politica, vincendo le elezioni il Partito Democratico otterrà 32-33 parlamentari. Di questi saranno una dozzina a rappresentare, con diverse sfumature, la tradizione culturale del popolarismo. Con buona pace di chi pensa che il ruolo dei cattolici nel PD sia poco più che ornamentale.


Giuseppe Mainardi - 2013-02-19
Un buon quadro, utile a comprendere come si piazzeranno al Parlamento i Popolari. Ora serve un impegno per vincere le elezioni, e vincerle bene, ma subito dopo servono azioni concrete in aiuto delle persone, delle famiglie, dei giovani. Come cattolici siamo impegnati a difendere valori non negoziabili rispetto alla vita, ma anche a non derogare da precise scelte politiche concrete per l'equità e la giustizia, anch'essi valori irrinunciabili, di pari livello, non sottoponendoli ad opportunità contingenti, n'è a mediazioni fuorvianti in nome di alleanze. C'e lavoro per tutti i Popolari, a livello parlamentare e locale, negli enti pubblici e sul territorio. Vincere le elezioni e subito dopo vincere la sfida per il lavoro e la riduzione delle disuguaglianze.