Il risultato delle primarie per la scelta dei parlamentari ha riaperto un dibattito, tanto a livello nazionale quanto a livello locale, sulla presenza e sulla prospettiva dei Popolari all'interno del PD. Al di là del dato numerico, sempre interpretabile e sempre opinabile, è il dato politico che va affrontato senza equivoci e ipocrisie. È inutile nasconderlo: questo meccanismo delle primarie per i parlamentari, che ha premiato oltremisura i detentori delle tessere e il voto di apparato, ha e ridotto drasticamente e di fatto emarginato il ruolo e la presenza dei Popolari nel PD. Certo, i risultati nazionali e locali hanno anche evidenziato i rapporti di forza presenti all'interno del partito e hanno registrato gli umori, quelli veri, che provengono dalla base. E che vanno sempre rispettati e mai sottovalutati.
Ora, però, al di là dei numeri e dell'esito delle cosiddette “parlamentarie”, il vero nodo politico per i Popolari adesso è semplicemente questo: si deve consolidare la “contaminazione” con le altre culture nel PD oppure si deve puntare a una maggior “identità”, seppur in stretta collaborazione con i filoni culturali più affini? Un nodo che, oggi, non può piu essere aggirato. Ci si trova, cioè, a un bivio che richiede una scelta concreta e definitiva. Politica, culturale e organizzativa. Anche perché, forse, la stagione della presenza testimoniale, minoritaria ma fortemente ripagata sul terreno del potere e del riconoscimento istituzionale, si è esaurita ed è stata archiviata. Adesso si tratta di giocare in campo aperto e senza paracadute.
Io non saprei, oggi, quale potrebbe essere la strada da intraprendere. Quello che so è che l'ambiguità difficilmente paga. E la conferma arriva proprio dal risultato concreto delle primarie. Al netto dei pacchetti di tessere, qua e là, e di fortunate coincidenze territoriali, casuali ed estemporanee, i vari “accoppiamenti” delle primarie hanno evidenziato che il ruolo dei cattolici democratici era fisiologicamente marginale se non satellitare. Chi non se ne accorge, o finge o è complice. Non c'è una terza posizione.
Ecco perché alla vigilia di una importante e delicata consultazione elettorale che quasi certamente consegnerà il Paese al centrosinistra e alla sua ricetta riformista e di governo, anche il tema della presenza politica e del ruolo culturale e programmatico dei Popolari all’interno del Partito democratico non può essere sottovalutato. Certo, il tempo della riaffermazione intransigente della propria identità è fuori luogo. Come, d'altro canto, sarebbe singolare se consegnassimo il futuro a una sorta di progressivo inaridimento della nostra esperienza politica, culturale ed organizzativa.
È il tempo, quindi, della riflessione ma anche della scelta. Forse definitiva dopo un comprensibile periodo di "rodaggio" politico. La tradizione popolare e cattolico-democratica nel PD è troppo importante per ridurla a un fatto organizzativo o di soli organigrammi. Va affrontata in termini politici e culturali, sapendo che il PD, almeno per noi, è stata una scelta convinta e a lunga gittata. |