Pier Luigi Castagnetti, rilasciando a “La Stampa” dell’8 ottobre un’intervista in cui ammette il fallimento della generazione di dirigenti cattolico-democratici che ha avuto responsabilità politiche nel ventennio berlusconiano della seconda Repubblica, ha lanciato un pesante sasso nello stagno del nostro mondo di Popolari. Non uso il termine “ex popolari”, perché credo che il popolarismo mantenga grande vitalità culturale per interpretare anche il mondo presente; si può essere “ex militanti” di un’esperienza storica di partito ormai conclusa, ma le idee si mantengono vive e attuali.
Le idee camminano però con le gambe delle persone. E dobbiamo ammettere, con il rispetto dovuto a tutti coloro sono stati punto di riferimento politico dei cattolici democratici, che di “cavalli di razza” in questi ultimi anni non se ne sono più visti, una volta terminata l’epoca dei Donat-Cattin, Martinazzoli, Bodrato. Per non risalire a Sturzo, De Gasperi, Dossetti, Moro.
Castagnetti è stato l’ultimo segretario politico del nuovo PPI rifondato da Mino Martinazzoli, ha guidato la confluenza del partito nella Margherita, ha condiviso la successiva nascita del PD, di cui è ora un parlamentare uscente. Uscente nel senso che da tempo ha annunciato la conclusione della sua diretta esperienza politica. Uno dei pochissimi nella calca di chi aspira alla riconferma. C’è chi ha commentato che, avviato verso i 68 anni e con una ricca pensione da parlamentare nazionale ed europeo, il “bel gesto” gli costa anche poco. Ma la sua uscita non può essere liquidata con fastidio, e merita una riflessione approfondita.
Qui su “Rinascita popolare”, oltre ad allegare in calce l’intervista a Castagnetti, ospitiamo gli interventi di Guido Bodrato, Stefano Lepri e Giorgio Merlo, e forse altri ne seguiranno. Tutti coloro che vogliono dire la loro possono farlo commentando i vari articoli o inviandoci il loro contributo. |