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Il processo di infernalizzazione
 
di Franco Maletti
 

Il benessere è un po’ come una droga: più ne hai e più è difficile riuscire a farne a meno. Quando poi questo benessere è consolidato al punto che i nostri figli ci sono nati dentro, diventa ancora più difficile per loro imparare a farne a meno anche solo in parte. Tutto questo spiega perché alcuni di noi, pur di mantenere o aumentare il loro benessere, si abbandonano consapevolmente a comportamenti illegali, che vanno dalla corruzione all’evasione fiscale, mettendo a tacere la propria coscienza con la giustificazione che solo così riescono a mantenere un livello di vita “accettabile”.
Benessere e civiltà sono il lato di una stessa medaglia, perché l’uno consente la realizzazione dell’altra. Rompere questo equilibrio, non rispettando le regole, significa cadere in un imbarbarimento morale che finisce per coinvolgere tutti i componenti e i pilastri stessi della società civile. Ragion per cui non esiste giustificazione che possa impedire un rapido e deciso intervento sanzionatorio che obblighi al ritorno immediato del rispetto delle regole da parte di chi non le rispetta.
Il rispetto di regole uguali per tutti, come ho già avuto modo di scrivere, non soltanto non è un optional, ma in una società globalizzata come la nostra deve essere una priorità assoluta nei rapporti tra le Nazioni. Se oggi in ogni Nazione del Mondo esistessero uno stesso sistema pensionistico, uno stesso sistema assistenziale e, per abbreviare, uno stesso “welfare”, gli squilibri economici che determinano la crisi o la prosperità di una Nazione rispetto alle altre sarebbero notevolmente ridotti.
Alcuni giorni fa ospite su Rainews di Corradino Mineo, alla domanda del perché questo attacco degli speculatori, chiamati eufemisticamente “i mercati”, nei confronti dell’Europa e dell’Italia, l’Esperto (del quale purtroppo non ricordo il nome), ha risposto che le ragioni sono essenzialmente due: la prima l’invecchiamento della popolazione, che non è in grado di garantire un ricambio generazionale adeguato e necessario per coprire il costo del welfare; la seconda che in Europa il costo del Welfare è sproporzionato e troppo alto rispetto alle Nazioni emergenti, composte da una popolazione relativamente giovane e con un welfare praticamente inesistente. La scommessa dei “mercati” è che l’Europa non ce la farà e andrà in crisi. Stando così le cose, ciò significa che siamo di fronte al paradosso per cui, in termini di welfare, più una società è civile, meno probabilità ha di sopravvivere rispetto ad una società “barbara”.
Personalmente non vedo soluzioni, almeno fino a quando i destini del Mondo continueranno a essere decisi dagli speculatori e dai finanzieri anziché dai Popoli. E fino a quando il livello di benessere (pensionistico, assistenziale, sanitario) di un popolo sarà considerato un handicap in grado di condurre chi lo mantiene a un processo infernale e irreversibile di declino. Infatti, qui in Italia ad esempio, provvedimenti come la (giusta) riduzione degli sprechi o l’allungamento dell’età pensionabile non basteranno da soli ad invertire la tendenza.
Concludo rilevando come i recenti risultati sportivi delle Paralimpiadi, se esaminati con attenzione, possono dare da soli il metro del livello di welfare di ciascuna Nazione. Ma questa è una magra consolazione rispetto all’inferno che ci aspetta se tutti i Paesi del mondo non si adegueranno rapidamente per costruire per i loro popoli una società migliore in cui vivere.