Monica Canalis (Cumiana) - 2012-08-15 Grazie Franco per la tua riflessione. E' vero, le vere questioni sono la forma giuridica dei partiti, la qualità e il metodo di selezione degli eletti. Ma credo che la qualità dell’eletto si manifesti anche nella sua capacità di lasciare, dopo un numero congruo di anni trascorsi nell’esercizio di una determinata funzione pubblica. Questo è vero servizio. Penso comunque che non si possano stabilire limiti temporali rigidi e validi per tutti, si finirebbe in una forzatura e si disperderebbero risorse umane preziose.
Il tema dei due mandati è connesso a quello del ricambio generazionale e della scarsa presenza dei giovani in politica. Su quest’ultimo punto ritengo che per portare un cambiamento in politica non servano i giovani in quanto giovani. Servono giovani con credenziali ben definite: laboriosità e spirito di servizio, impegno e preparazione, estraneità ad una mentalità carrierista, clientelare e nepotistica.
E giovani così emergono solo se ci sono dei bravi maestri. Quindi, cari amici … fatevi avanti ed aiutate noi, giovani leve, a crescere!
Coltiviamo spazi di approfondimento ed elaborazione, in cui giovani e meno giovani realizzino uno scambio reciproco, che porti ad un autentico impegno di qualità.
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Pietro Policante - Biella - 2012-07-30 Mi pare si stia facendo confusione (ad arte?) tra la questione generazionale e la questione dei mandati. Non sono la stessa cosa.
La politica ha estremo bisogno di gente nuova, di ricambio. Una persona nuova non deve essere per forza giovane di età ma può avere maturato anni ed esperienza professionale e politica in altre sedi e presentarsi "nuova" per l'esperienza istituzionale.
Due mandati sono pochi? Facciamo tre. Ma un limite deve essere posto! Se poi qualcuno ha capacità superiori e speciali, può metterle a disposizione per altre esperienze, anche istituzionali.
Prima di parlare di ricambio generazionale si deve poter parlare di ricambio. E sostenere che non sia utile ci vuole coraggio ... è come sostenere che bravi e capaci come noi non ce n'è al mondo.
Sul ricambio generazionale ricordo a quelli della mia età la fatica che hanno dovuto sostenere per farsi strada. Ed allora si poteva utilizzare lo strumento della preferenza. Oggi, ci sono le primarie, forse . . . con tutti i rischi del caso.
Ma affrontare la questione con pacatezza e serietà (diversificando in base alle situazioni) non può essere considerato un reato di lesa maestà ...
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giuseppe cicoria - 2012-07-30 Capisco coloro i quali hanno deciso nella loro vita di fare della politica una professione e non come servizio alla gente! Essi, per logica non possono essere d'accordo con la proposta dell'amico popolare". Io faccio parte della seconda categoria perchè nella vita ho fatto altro! Non per questo sono stato estraneo alla politica e avrei accettato qualche parentesi della mia vita da dedicare alla gestione diretta della res-pubblica se le mie capacità personali fossero state ritenute utili alla collettività. Dopo sarei tornato a fare quello che facevo prima. Ci sarebbe stato qualche problema di reinserimento ma l'avrei accettato. Ritengo, in conclusione, che il ricambio possa far bene al raggiungimento degli obiettivi perchè viene sfruttata meglio la creatività e la modernità del pensiero. I "vecchi" non necessariamente debbono essere rottamati. Essi possono continuare a supportare i "nuovi" con le esperienze fatte ma in seconda o terza battuta! Tutte le nazioni operano ricambi in continuazione e non mi sembra stiano peggio di noi...anzi! | ||
Giorgio Merlo - 2012-07-30 Bravo Franco. La "gloriosa" tradizione dorotea - anche se il sottoscritto, come ben sai, non ne ha mai fatto parte - continua a dispensare buoni consigli politici anche in una stagione confusa e contraddittoria comne quella contemporanea. Del resto, e questo Donat-Cattin lo ripeteva a noi giovani di Forze Nuove sino alla noia, ogniqualvolta la politica è in crisi "tira sempre fuori" la carta di identità. Cosa che puntualmente fanno oggi i cosiddetti "rottamatori". Che, sia detto tra di noi caro Franco, oggi questi signori coltivano ambizioni mica secondarie: chi vuole fare il Premier, chi il Ministro, chi il segretario nazionale del partito!. Per il momento, causa l'età, lasciano ancora traquillo il Quirinale. Ma credo per poco. | ||
Davide Mosso - 2012-07-30 Grazie per le sollecitazioni. Concordo con te, Franco: si attui la Costituzione (1948) quanto allo status giuridico dei partiti, e, aggiungo, dei sindacati. Lo schermo di "associazione non riconosciute" ha consentito e consente di tutto e di più'. Questione due mandati. Le istituzioni sono costituite da uomini e donne, con cio' che ne consegue nel bene e nel male. E di ogni verita', forse, e' vero anche il contrario. Cio' detto pero' mi pare che in questo Paese svolgere un servizio pubblico sia troppo spesso inteso come: gli altri sono al mio servizio. Due mandati, 10 anni cioè, sono un tempo più che sufficiente per servire l'Italia e i suoi abitanti elaborando leggi giuste e sagge. Senza considerare che le leggi, da anni ormai, sono piuttosto fatte dai Governi e approvate da un Parlamento sotto schiaffo (fiducia)... il discorso si farebbe lungo. E le idee se non sono seguite da azioni sono inutili (Goethe). Per cui saluti cari. | ||
Sergio Gaiotti - 2012-07-30 Franco, condivido, SENZA RISERVE, il tuo scritto. | ||
Cornelio Valetto - 2012-07-30 Ho letto lo scritto dell'amico Franco e lo sottoscrivo per intero senza lasciare fuori nessuna delle motivazioni.
Potremmo metterci a sottoscrivere le parti più vive e valide ma perderemmo la logicità progressiva a partire dalla prima all'utlima parola.
Lo scritto di Franco va letto e fatto nostro senza aggiungere sempre novità che polverizzano l'effetto persuasivo del documenti e lo inoltrano nelle solite discussioni verbose che dicono tante cose senza aggiungere nulla.
Grazie caro Franco. |