La nazionale di calcio ha perso la finale degli Europei. Se però avessimo vinto, l’esempio vincente sarebbe stato quello di giocatori strapagati osannati per un gol dopo essere stati criticati per i loro capricci.
Personalmente preferisco per i giovani e non solo per loro, ma per tutti noi, l’appello sempre attuale del 1918 di don Luigi Sturzo: “A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnino nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà”. Certo, siamo veramente messi male, ma adesso dobbiamo comportarci come chi cade in un burrone e, a qualsiasi costo, deve risalire. Ci tocca assolutamente virare, invertire la rotta. Ma come? E con quali capacità? Con quali aiuti? Sono convinto che gli italiani, nel momento delle prove più difficili, possano risalire con i loro sacrifici. Ecco una parola desueta, “sacrificio”: sembrava nella nostra società attuale ormai svuotata di significato, o addirittura dissolta come le certezze per il lavoro stabile. Adesso ritrova il suo giusto significato.
Ogni giorno prendiamo tutti sempre di più coscienza della crisi sociale, economica e morale. Se la ripresa economica veniva data per sicura e l’uscita dalla crisi, una nuova Grande Crisi, era ritenuta solo una questione di tempo: nella seconda metà del 2009, poi nella prima del 2010, nella seconda, nella prima metà del 2011. Adesso nel 2012 ci trasciniamo con le orecchie basse e di una sola cosa ormai sono sicuro, che di sicuro non c’è più nulla. Al punto che la ripresa potrebbe, o potrà anche non esserci lasciando sul campo una nefasta recessione.
Questa crisi è soprattutto colpa dell’avidità di possesso, di denaro, di beni, di carriere politiche, insomma di tutto. Mi domando allora in quale considerazione, per cercare di andare verso il meglio, verranno tenuti i concetti di “impegno e dedizione”. Sento sempre parlare in questi tempi che dobbiamo uscire dal circolo vizioso della crisi. Ma deduco che per realizzare il suo contrario –un circolo virtuoso – abbiamo bisogno di qualità che adesso mancano. Mancano perché non le possediamo o perché le abbiamo lasciate da parte nel cammino quotidiano, perché ci ingombravano il passo per avere il tutto e subito di questi anni? Non sono un economista, ma i conti in tasca come tutti sono ancora capace a farli, così come a pormi qualche domanda di buon senso. E allora mi chiedo come potrà l’amata Patria uscire dal buio tunnel della crisi con la stessa mentalità con cui è entrata. Nella vita di ogni giorno i veri amici mi posso aiutare a ritrovare la strada, però a fare il quotidiano percorso, con quale calzatura e come incedere, questo lo decido sempre io. Ma a fare il quotidiano cammino, sono tutti e anche i giovani che, sono in buona misura delusi e demoralizzati. Certo parole quali “impegno” e “dedizione” sono passate di moda. Nella vita l’esempio non sono giovani calciatori che hanno attualmente il successo, soldi e pagine patinate sui giornali. Se nella vita si prende il denaro come metro di misura del vivere, loro, i figli, riceveranno molto meno dei padri. Questa crisi è colpa della nostra generazione e non dei giovani. I giovani se vorranno risalire la china dovranno fare dei sacrifici veri, che non sono quelli di cui attualmente parlano i politici.
Per superare l’ostacolo bisogna riconoscere quanto sia difficile e poi affrontarlo con il cuore e la forza dei giovani, insomma da liberi e forti. |