Ho letto (per caso) il parere di Franco Maletti sugli esodati (che si può recuperare nella colonna sulla destra, alla sezione CONTRO LA CRISI, ndr) e spero di non disturbare con il mio caso personale, che userò solo per dire che non sono d'accordo sulle sue conclusioni.
Sono nato il 15 febbraio 1954, ho riscattato 4 anni di laurea e lavorato 32 anni effettivi in banca.
Per cui al 31 dicembre 2008, con 36 anni di contributi, ho accettato l'uscita dall'istituto di credito e l'adesione al Fondo Esuberi.
L’ articolo parla di scelta azzardata, e, alla luce di quanto sta succedendo, lo è, anche se ancora non si sa bene cosa succederà e non ho capito se farò parte dei 65.000 salvaguardati né cosa esattamente significhi. Però mi permetta di osservare quanto segue:
1) il Fondo Esuberi non è una regalia da parte dell'azienda o da parte del Governo: è un accordo
tra il Governo dell'epoca e le aziende aderenti, accordo con reciproci vantaggi, ma nel quale la controparte del lavoratore è comunque l'azienda, ossia un ente serio.
2) Tale Fondo non obbliga il lavoratore ad aderirvi, però al Fondo stesso non può aderire chiunque, ma solo chi presenta stretti requisiti, ossia ha una distanza dalla pensione massima di 5 anni (all'epoca avevo dovuto presentare infatti un documento chiamato ECOCERT, emesso dall'INPS).
3) Nel mio caso ho aderito a 4 anni di Fondo e non a 5 proprio perché non potevo aderire a 5, in quanto dopo 4 anni di Fondo maturavo il diritto alla pensione (altrimenti avrei aderito a 5).
4) L'adesione al Fondo Esuberi prevede obblighi e limitazioni da parte del lavoratore: non si può praticare un lavoro nello stesso settore da cui si esce e, qualora si abbia comunque un reddito da lavoro, lo stesso non deve superare (sommato all'assegno del Fondo) quanto si percepiva prima dell'uscita.
5) L'adesione al Fondo Esuberi ha comportato un abbattimento della mia entrata del 25% (ossia l'assegno è il 25% in meno di quanto percepivo come stipendio).
6) La scelta non sempre era solo per motivi economici: in particolare, ad esempio, la mia uscita era anche dovuta al fatto di avere una madre gravemente malata e quindi la volontà di prestarle assistenza.
Quindi nessuno regalava niente, né l'azienda né il Governo, e nel contempo non credo che chi ha aderito al Fondo fosse un giocatore d'azzardo: semmai condivido di avere pensato che i 40 anni di contributi non sarebbero mai stati toccati.
Ritengo infine che le regole possano sì essere cambiate, ma non il giorno prima: intendo dire che l'orizzonte temporale deve dare la possibilità di "salvarsi". Possiamo dire, per assurdo, ai miei figli che andranno in pensione a 90 anni, per quanto sia triste il farlo, ma, dato che hanno 30 anni di età, avranno la possibilità di organizzarsi nei prossimi 60 anni.
Non possiamo però dire a uno che ha 59 anni che le regole (a pochi mesi dalla pensione) sono cambiate e rischia di avere due anni vuoti: o per lo meno non mi sembra giusto farlo perché le sue possibilità a distanza di pochi mesi dal vuoto sono ormai quasi nulle.
Mi sembra che il Fondo Esuberi non sia stato concepito come una specie di licenziamento collettivo camuffato... ma sia stato invece concepito come una sorta di accompagnamento alla pensione con vantaggi per azienda e INPS che l'hanno ideato.
Non condivido quanto scritto da Maletti "prendersela con il ministro Fornero mi sembra inappropriato e ingeneroso". Ritengo che il ministro Fornero abbia sì delle responsabilità:
1) la responsabilità di salvaguardare, laddove possibile, gli accordi presi anni prima;
2) la responsabilità di rispondere alle istanze sindacali e politiche che da mesi vengono avanzate, che non sono dovute a follie rivendicative ma alla tutela dei lavoratori;
3) la responsabilità di non avere tenuto presenti i punti 1 e 2 quando ha varato la riforma delle pensioni.
Grazie per l’ attenzione.
Da diversi anni la giurisprudenza ha chiarito che, per quanto concerne il diritto a pensione, tale diritto si perfeziona nel momento della maturazione del diritto effettivo. Fino a quel momento, esso va interpretato come "speranza del diritto".
Da ciò ne consegue che, fino al giorno prima della maturazione del diritto, qualunque intervento del legislatore può validamente spostare in avanti questo termine.
Se l'accordo che Lei ha sottoscritto a suo tempo avesse compreso tra i firmatari anche l'Ente erogatore (INPS) questo accordo avrebbe con buone probabilità la sua efficacia a prescindere dalla legge intervenuta successivamente. Ma qui le parti firmatarie si sono divise la pelle dell'orso anzitempo.
Ora il suo legittimo risentimento andrebbe rivolto a chi ha dato delle garanzie pur non avendo i titoli per farlo. Per cui, a mio parere, se lo ritiene può fare loro causa chiedendo il risarcimento del danno subito.
Ritengo tuttavia che il ministro Fornero abbia la possibilità di intervenire per rimediare a queste "leggerezze", a lei non imputabili, e derivanti da superficialità e incompetenza altrui. Ribadisco quindi che, nel caso degli esodati, "prendersela con il ministro Fornero mi sembra inappropriato e ingeneroso".
Cordiali saluti.
Franco Maletti |