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Allora i lavoratori valgono!
 
di Giuseppe Mila
 

La scorsa settimana le pagine economiche dei giornali hanno riportato con un certo rilievo la notizia che il fatturato 2011 dell’azienda tessile “Ermenegildo Zegna” ha raggiunto e superato per la prima volta, da quando la griffe esiste, il miliardo di euro.
Un traguardo simbolico importantissimo, ottenuto restando nella fascia alta del mercato, con tecnologie e design d’avanguardia, ottima rete commerciale e così via. Ma anche, udite udite, per merito di una forza lavoro considerata ancor oggi un asset aziendale indispensabile.
Queste sono le parole dell’amministratore delegato Angelo Zegna il quale, commentando il risultato, ha annunciando un bonus straordinario per tutti i lavoratori: “ Sin da quando, a 14 anni, feci la mia prima esperienza in fabbrica, ho sempre avuto ben chiaro che il successo di un’azienda non era dovuto solo alla lungimiranza e all’intraprendenza imprenditoriale, ma dipendeva in larga misura dal contributo di tutti coloro che, con passione e disciplina, vi lavorano. Per questo ho ritenuto non solo giusto ma doveroso proporre al CdA di condividere questo risultato con tutti i dipendenti”.
Per la cronaca quindi, ogni dipendente della Ermenegildo Zegna, da quelli che lavorano nella casa madre del biellese a quelli di tutte le filiali, riceverà quest’anno un premio extra di mille euro proprio come compartecipazione per il buon risultato aziendale.
La notizia, anche se sembra tratta dal libro dei sogni, è vera e assolutamente verificabile. E ingenera qualche riflessione, del tipo: ma allora il costo del lavoro in Italia è sopportabile, ma allora l’articolo 18 non c’entra, ma allora il valore dell’uomo si integra e supera quello del mercato. E via dicendo.
Sarebbe bello che queste riflessioni venissero fatte anche da quei politici ubriacati dal liberismo, sempre pronti a considerare il “mercato” un totem e a giustificarne i limiti. Troppo presto si è cancellato il valore che ancora oggi i lavoratori dipendenti rappresentano.


Luchino Antonella - 2012-05-04
Buongiorno, mi permetto di portare alla vostra attenzione il libro "Il risveglio del cuore in azienda" del poeta inglese David Whyte, Edizioni Guerrini e Associati SpA. E' desolante vedere come noi lavoratori non siamo piu' considerati individui ma solamente dei numeri, che compongono le "risorse umane" che a seconda delle convenienze possono subire tagli drastici con la conseguente estromissione dal mondo del lavoro. Le conseguenze di queste scelte si possono rilevare in questi primi mesi del 2012. Chissa', si potrebbe consigliare la lettura di questo testo ai nostri politici e componenti il governo in carica. Cordiali saluti.
Andrea Griseri - 2012-05-03
In numerose aziende, specie se di grandi dimensioni, si parla della centralità delle Human resources, ormai da anni. ma attenzione alla semantica: qualche anno fa si tendeva, scientemente, a parlare di "persone" oggi il termine "risorse" umane è tornato prepotentemente di moda. Viviamo in un mercato che spesso impone bruschi cambiamenti di rotta anche nella natura delle scelte gestionali: il valore della identificazione o della fedeltà all'azienda oggi appare poco o nulla rilevante, eppure è da esso che deriva la forza del gruppo e quel quid, per cui un team di persone ha un valore superiore alla semplice somma aritmetica degli individui che lo compongono. E' uno dei tanti dilemmi contemporanei.