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Opposizione responsabile sul Piano sanitario
 
di Stefano Lepri
 

È cominciata nell’aula di Palazzo Lascaris la discussione sul Piano sociosanitario. Noi consiglieri regionali del PD vogliamo fare un’opposizione responsabile, non barricadiera ma di merito. Che sia responsabile è opportuno e inevitabile, vista la grave situazione economica in cui versano le casse della Regione. Che senso ha opporsi per partito preso a soluzioni che verosimilmente possono portare a maggiore efficienza? Tuttavia non sarà certo un’opposizione blanda, se le proposte non ci convincono: abbiamo presentato un centinaio di emendamenti di merito, su tante questioni che vanno cambiate o corrette.
Peraltro noi la più importante battaglia l’abbiamo già vinta, evitando la separazione tra ospedali e territorio che avrebbe determinato maggiore confusione e più costi. Questo risultato è merito nostro e dei tanti amministratori che, nel corso delle consultazioni, hanno mostrato il loro fermo dissenso alla proposta.
I due pilastri della riforma che sono rimasti non ci vedono contrari. Anche noi, nel precedente Piano, avevamo previsto le Aree di coordinamento sovrazonale per gestire alcune funzioni associate (amministrazione, acquisti, logistica, edilizia sanitaria, reclutamento e formazione del personale, ecc.). Anche noi avevamo indicato la necessità di mettere in rete gli ospedali, evitando duplicazioni e garantendo una “filiera” dei percorsi di cura tra ospedali e tra ospedali e territorio. L’efficienza è un valore riformista, che certo non possiamo temere, se ben perseguita. Bisogna dire basta alle tante autoreferenze che talvolta emergono: della politica e dei partiti, certo, ma anche del sindacato, delle corporazioni, delle professioni, delle lobby dei fornitori della sanità, ecc.
Ma quei soldi che saranno (speriamo) risparmiati dovranno tornare alla prevenzione, al territorio, al socioassistenziale. Quante sofferenze sono ancora trascurate e possono invece essere alleviate o evitate! Bisogna dunque evitare di concentrarsi solo sulle questioni ospedaliere, perché molto dipende dagli stili di vita, dalla qualità della coesione sociale, dalla tenuta dei servizi di comunità e domiciliari.
Infine il metodo. Non ci si affidi solo alla bacchetta tecnocratica: l’assessore Monferino ha doti manageriali, ma deve anche praticare il metodo dell’ascolto, avvicinare le posizioni, considerare le buone proposte delle opposizioni.