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TAV in trasparenza
 
di Stefano Lepri
 

Sulla TAV le posizioni sono diverse: parafrasando la religione, abbiamo fanatici, osservanti, scettici, agnostici, atei. Nel nostro partito la gran parte degli iscritti e amministratori ci crede. Tuttavia non siamo in questo caso di fronte ad un atto di fede, ma a una decisione che è stata presa con metodo democratico da una larga maggioranza e che, quindi, va riconosciuta anche da chi la contesta.
Peraltro la TAV sta assumendo un valore evocativo che va oltre la discussione sull’utilità dell’opera. Contestandola si mette in discussione un certo modello di sviluppo, si vuole rappresentare il carico di fatiche, d’incertezze, di disillusioni che pesa su molte persone e famiglie.
C’è poi una dose di contestazione politica verso i partiti e anche verso il PD, talvolta accusato di essere eccessivamente attento a una modernizzazione “spinta” e alle grandi opere. Noi non dobbiamo essere il partito della “calce e carrello”, e un buon esempio in questo senso è dato dal Piano del Territorio della Provincia, che ha bloccato la costruzione di nuovi insediamenti produttivi e di abitazioni sui terreni agricoli.
Intendiamoci: le grandi opere servono e non possono essere messe in alternativa ad altro. Tuttavia devono convincere e non essere le sole. Per questo occorre ora lavorare per:
1. il Piano strategico di sviluppo della Val di Susa, visto come occasione di rilancio dell’economia locale e di costruzione di piccole opere essenziali, a cominciare dal trasporto ferroviario locale;
2. definire stringenti meccanismi per la trasparenza nelle procedure e il contenimento dei costi onde evitare che, come già accaduto in altre parti d’Italia, essi lievitino in modo non sempre comprensibile;
3. un approfondimento ulteriore sul percorso in bassa valle e sul nodo di Torino, pur sapendo che si tratta di questione che ha subito un rinvio;
4. un piano nazionale dei trasporti che fin da subito introduca forti sistemi di incentivo/disincentivo, per trasferire le merci da gomma a ferro.


Arnaldo Reviglio - 2012-03-19
Ritengo l'intervento di Stefano Lepri senz'altro più costruttivo per la soluzione dei problemi rispetto alle posizioni del PD emergenti, con tutto ciò devo confermare però quanto scritto precedentemente (contributo successivo ad articolo di Franco Maletti).
Franco Campia - 2012-03-09
Gianotti ha ragione nel sottolineare in particolare il primo dei quattro punti correttamente richiamati da Lepri. A suo tempo proposi al Ministero lo spunto per quello che poi divenne il "Piano Strategico" della Provincia, ben sviluppato negli anni successivi dall'Ente (per taluni aspetti forse peccando di eccessivo ottimismo). Ora il Governo pare iniziare a centellinare le relative risorse finanziarie. Ci vorrà una grande capacità di discernimento per indirizzarne gradualmente l'uso secondo una scala vera di priorità, visti il numero e la consistenza delle azioni possibili. Davvero servirà un dialogo intenso, trasparente e senza furbizie, mirando - a mio avviso - soprattutto ad ottenere risultati celermente visibili ma non "a spot", cioè azioni sempre coerenti col progetto complessivo. E, citando ancora Gianotti, affrontando la questione celermente: tempi e qualità delle scelte potrebbero essere un eccellente argomento per rassicurare i numerosi incerti, amministratori e cittadini.
Ercole Gianotti - 2012-03-08
Noto che è sempre difficile distinguere posizioni dei Popolari da posizioni del Pd. Anche questa distinzione dovrebbe rendere più liberi di esprimere un giudizio non di appartenenza ma di valore. Senza essere il partito della "calce e carrello" nel Pd non c'è netta distinzione a tutti i livelli con quelle forze partitiche che sostengono senza se e senza ma i notav, talvolta anche dentro il partito. Per venire ai punti di proposta: sul piano strategico occorrerebbe più coraggio e coerenza globale e locale, pur nelle ristrettezze economico-finanziarie attuali. E' necessario che il progetto sia condiviso da un corollario locale che in primis veda protagonisti gli Amministratori dei singoli Comuni nelle proposte di ammodernamento delle singole realtà in cui operano. Fondamentale sarà non solo l'equa distribuzione delle risorse ma la partecipazione e la condivisione dei progetti esecutivi su base territoriale. Vale più il consenso informato che la sua monetizzazione: il primo produce sostenitori convinti mentre la seconda inutile e temporaneo clientelismo. Il tempo a disposizione non è molto ma può essere sufficiente per ritrovare nuovi rapporti e occasioni di dialogo sulle cose concrete lasciando al loro destino i negazionisti professionali. Non è forse sul piano delle scelte concrete che si misurano le alleanze e si guarda al futuro con più fiducia? io credo di si e conosco molte persone che aspettano questa opportunità.