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TAV: il dialogo ha ancora senso?
 
di Alessandro Risso
 

Il tema della TAV si è riproposto negli ultimi giorni con virulenza, e anche con violenza. In Val di Susa, a Torino e in altre città italiane. Come ulteriori occasioni per riflettere su questo argomento che sta sempre più animando lo scontro politico e sociale, pubblichiamo due articoli (che trovate posizionati in home page appena sotto questa introduzione).
Il primo contiene le considerazioni che Gianfranco Morgando, da segretario regionale del Partito democratico, ha scritto alla vigilia della manifestazione No TAV di sabato 25 febbraio, soffermandosi soprattutto sul delicato ruolo dei pubblici amministratori della Valle.
Il secondo articolo successivo propone le riflessioni di Antonio Labanca, più dubbioso sulle modalità con cui l’opera è stata proposta e tra coloro che in ambito cattolico, come hanno anche fatto don Ciotti e il vescovo di Susa Badini Confalonieri, chiedono un supplemento di dialogo.
Non possiamo però non domandarci se la richiesta di dialogo abbia ancora un senso. Abbiamo tutti ascoltato le parole di Mario Monti in televisione dopo il Consiglio dei Ministri dedicato alla TAV. Il premier ha esordito parlando di una riunione che, senza preconcetti, ha cercato di rispondere a tre interrogativi preliminari: “C'è stato un sufficiente ascolto delle opinioni delle popolazioni della Val di Susa? Si è tenuto conto delle loro preoccupazioni? L'opera è giustificabile economicamente ed è sostenibile dal punto ambientale?”. Il Governo ha risposto sì a tutte le domande. In particolare Monti ha ricordato il lavoro svolto dall’Osservatorio sulla Torino-Lione, che ha tenuto 182 riunioni dalla sua costituzione nel dicembre 2006, in gran parte dedicate ad ascoltare timori, critiche e proposte dei cittadini e degli amministratori locali che si opponevano all’opera. È stato un dialogo tra sordi o ha portato a qualcosa? Come ha detto Monti, “il progetto è stato profondamente, radicalmente modificato” rispetto al primo presentato nel 2005 dal governo Berlusconi – quello sì in totale assenza di confronto e informazione – e ha convinto una parte significativa degli iniziali oppositori. Monti ha anche parlato di imminente pubblicazione di studi che confermeranno l’utilità dell’opera per il nostro Paese. Ma qualunque argomento non scalfirà il fronte rimasto degli irriducibili No TAV. E allora, un dialogo che non porta a nulla, a cosa serve?


Arnaldo Reviglio - 2012-03-19
Caro Alessandro, forse sia te sia il premier Monti non sapete che il dialogo non c'è mai stato, e se c'è stato era a senso unico, in quanto le tesi degli Enti locali non sono state prese minimamente in considerazione. L'attuale progetto è sicuramente peggiorativo rispetto a quello del 2005, in quanto deturperà in modo irreversibile una Valle già ampiamente infrastrutturata (e non ripeto quanto detto in altri contributi). La parte significativa (?) degli oppositori è composta da coloro non interessati al percorso (Valsangone/Alta Valle - non tutti -) e di qualche sindaco del centrodestra che non osa disturbare il manovratore (qualcuno è molto preoccupato ed in difficoltà). Sarebbe molto più corretto che un Presidente del Consiglio di un governo tecnico sentisse i Sindaci del territorio, come richiesto al Prefetto. Perchè poi non si risponde ai quesiti di 360 studiosi? Per noi Popolari è forse meglio non ascoltare e non rispondere? Nella mia esperienza amministrativa ho constatato che l'arroganza e la mancanza di trasparenza non sono bei segnali. Qui non è questione di sant'uomini, ma di essere credibili.
Aldo Cantoni - 2012-03-07
Siamo alle solite: in Italia in troppi credono che bloccare una scelta della maggioranza democraticamente eletta sia un supplemento di democrazia, mentre è solo spregio della democrazia. Un esempio su tutti: se quell'incosciente che si è arrampicato sul traliccio non fosse sopravissuto, c'era già chi riteneva logico considerarne responsabile il governo. Troppe volte in Italia un problema diventa un feticcio. Mi verrebbe da dire una "allegoria". Lo scopo vero non è quasi mai confessato.
giuseppe cicoria - 2012-03-05
A perdere tempo! Confermo le mie considerazioni all'articolo di Antonio Labanca.
Leonello Mosole - 2012-03-05
Il dialogo serve e quando? Dialogare serve se di fronte ad un'opera che si deve realizare ci si vuol confrontare sulle modalità di realizzazione. Di quest'opera se ne sta parlando da tempo immemorabile. I primi protocolli li ha firmati Giuliano Amato, allo Presidente del Consiglio. Se il presupposto è risentire la solita campana: "NO TAV" allora il dialogo è tempo perso, con buona pace di quel sant'uomo di don Ciotti e dei "Cristiani NO TAV" (spero che il mio cristianesimo non sia giudicato nell'aldiquà e nell'aldilà rispetto alla TAV). Domanda: qualcuno ha mai pensato di non realizzare la cosiddetta circonvallazione di Venaria in base alle proteste degli abitanti del posto? (le proteste ci sono state ma gli abitanti sono pochi e pacifici). Io non conosco un sistema diverso da quello della rappresentanza democratica. Certe opere pubbliche potrebbero anche essere inutili ma esistono le rappresentanze democratiche regolarmente elette per deciderlo, non i terroristi ideologici alla Perino. Certo nel fare la Variante di Valico (ad es.) in qualche caso si sono intaccate le falde ma qualcuno dubita che fosse necessaria? (e insufficiente, aggiungo io). In Austria, paese sulla cui vocazione ecologista credo si possano nutrire pochi dubbi, paese che contingentava (e forse lo fa tuttora) il passaggio dei TIR sulle proprie strade, sono già state avviate le procedure per la realizzazione del tunnel ferroviario del Brennero. In Italia subiremo una replica di NO TAV? Vorrei chiedere a qualche valsusino, a Plano per es., se le vacanze le passa sempre a Giaglione o al Moncenisio o se qualche volta, invece, non prenda l'aereo da Caselle (o da Malpensa o da qualsiasi altra parte) e se pensi che gli abitanti di Caselle (insieme agli altri) siano li, ogni volta che passa, a sventolare i fazzoletti contenti perchè ogni volta, a parte il rumore che gli fa tremare i vetri, scarica nell'aria una discreta dose di inquinamento. Siamo alle solite: N.I.M.B.Y.. Fermiamo il mondo.