Stampa questo articolo
 
La DC nelle lettere di Donat-Cattin
 
di Giorgio Merlo
 

Trent’anni di vita politica riassunti in un originale ed inteso rapporto epistolare. È questo il risultato di un libro interessante e suggestivo curato da Valeria Mosca e Alessandro Parola che raccoglie lettere inedite scritte da Carlo Donat-Cattin e inviate ai leader della Democrazia cristiana tra il 1960 e il 1991. Da Moro a Rumor, da Fanfani ad Andreotti, da Zaccagnini a Cossiga a De Mita. “L’Italia di Donat-Cattin. Gli anni caldi della Prima Repubblica” (Marsilio editore), raccoglie 162 lettere, appunti, telegrammi, riflessioni e giudizi – come al solito puntuali, analitici e sferzanti – sulle principali tematiche che attraversano il dibattito politico e, in particolare, la proposta e l’iniziativa politica della Democrazia cristiana.
Quello che emerge nei meandri di questo fecondo e straordinario carteggio epistolare è la “personalità” politica di Carlo Donat-Cattin. Certo, già sapevamo che l’indomito leader della corrente di Forze Nuove si può tranquillamente annoverare tra i “cavalli di razza” della Democrazia cristiana. Ma proprio da questo libro, per i temi affrontati, per le risposte concrete avanzate e per la confidenza con i principali leader della DC, emerge in modo inequivocabile che Donat-Cattin aveva una solida cultura, un chiaro progetto politico e un visibile “progetto di società”. Una cultura progettuale frutto anche della sua formazione culturale e politica forgiata nelle battaglie concrete della società: nel sindacato piemontese di ispirazione cristiano sociale sino alla prima metà degli anni ’50, come consigliere comunale e provinciale a Torino, e poi deputato, sottosegretario alle partecipazioni Statali e poi Ministro del Lavoro, del Mezzogiorno, dell’Industria e della Sanità. Insomma, un curriculum sindacale, politico, istituzionale che ha fatto di Carlo Donat-Cattin non solo un autorevole esponente politico della prima Repubblica ma un leader riconosciuto di un pezzo di società che ha individuato nella DC lo strumento migliore per difendere i ceti popolari e per promuovere una politica a difesa dei più deboli.
Dal carteggio emerge anche in modo significativo che il leader piemontese era un politico “completo”. Cioè un politico che non si limitava a difendere interessi di corrente, a essere il “ras” democristiano di una regione, a farsi portatore di interessi, seppur legittimi, di una determinata categoria. No, Donat-Cattin era un leader che aveva una concezione della politica che puntava direttamente a definire “le linee di un progetto di società”. Da questo libro emerge in modo nitido questa specificità. Emergono anche in modo inequivocabile la profonda amicizia politica e umana con Aldo Moro e, seppure non moroteo, la consapevolezza del ruolo concreto e decisivo che il leader pugliese aveva nella DC e nell’intero Paese democratico e riformista. Un carteggio con Moro che spaziava su tutti i temi dell’agenda politica e che, dopo la scomparsa di Moro, continua ad essere al centro della sua riflessione politica.
Ecco perché da un rapporto epistolare possono emergere il profilo e la valenza politica, culturale, etica e sociale di uno statista. E questa pubblicazione ci offre l’opportunità per conoscere meglio un “cavallo di razza” e approfondire i grandi nodi ancora troppo oscuri e controversi della cosiddetta “prima Repubblica”.


Beppe Mainardi - 2012-01-29
Tutto ben detto da Giorgio Merlo sulle capacità politiche del cavallo di razza della D.C. Non ho ancora avuto modo di leggere il libro ma vorrei sottolineare - alla luce dei passaggi politici da me vissuti nella CISL a Torino negli anni '60 e '70 - la capacità di Carlo Donat-Cattin, sia pure con modalità a volte ruvide, di porre attenzione e di indicare soluzioni ai problemi della comunità e dai lavoratori, con ferma attenzione ad equità, libertà, giustizia. La sua azione da Ministro del Lavoro per la difesa dei diritti ne sono la prova. Non credo che oggi Donat-Cattin avrebbe optato per la cancellazione dell'art. 18 che, a mio parere, non ha ostacolato alcunché nello sviluppo dell'impresa, ordinato e rispettoso dei diritti.
Giorgio Perello - 2012-01-29
Grazie Giorgio per questo puntuale approfondimento. Dopo il tuo intervento alla riunione di lunedì scorso mi ero infatti riproposto di cercare il libro. Ciao