Stampa questo articolo
 
Serve la svolta proporzionale
 
di Giorgio Merlo
 

Al di là del prossimo pronunciamento della Consulta, la riforma della legge elettorale deve essere fatta. E la si deve fare archiviando definitivamente due modelli che sono figli di una stagione politica ormai alle nostre spalle. E cioè il “mattarellum” e il “porcellum”. Non a caso questi sistemi elettorali sono il prodotto concreto di una violenta contrapposizione tra gli schieramenti in campo perché ispirati a un bipolarismo muscolare che aveva nella demonizzazione dell’avversario la sua ragion d’essere. E questo al di là dell'elezione concreta di deputati e senatori che ha trovato nel “porcellum” la sua caduta di credibilità più grave.
Ma è immaginabile, oggi, dopo la sostanziale chiusura della lunga fase politica dominata dalla figura di Silvio Berlusconi, pensare che tutto rimanga come prima? Che il futuro sia la semplice riedizione del passato? Non credo, come non ritengo che il bipolarismo nel nostro Paese continuerà a essere ispirato da una dura e spietata contrapposizione tra i due schieramenti principali in campo.
Certo, non mancheranno anche nel futuro i partiti poco compatibili con una vera cultura di governo. È appena sufficiente registrare ciò che dicono in queste settimane alcuni partiti sulle politiche del Governo Monti per rendersi conto che con linguaggi simili è pressoché impossibile stringere alleanze credibili e costruire coalizioni che hanno l’obiettivo di governare e non solo di battere e criminalizzare l’avversario politico. Basti pensare alla variegata galassia comunista, a Di Pietro, o sul versante opposto ai secessionisti della Lega Nord, per arrivare a una semplice ma scontata conclusione: e cioè, la camicia di forza delle alleanze coatte è ormai reperto politico da dimenticare. Chi si illude di proseguire su questa falsariga sa di perseguire un disegno politico irrealizzabile e pertanto improponibile. Ecco perché serve una svolta politica e una decisa sterzata.
Su questo versante, la recente riflessione di Dario Franceschini è quanto mai calzante. E cioè, chiusa una fase politica si archivia anche la legge elettorale che l’ha generata. Per far ritornare la politica protagonista, dopo la parentesi indispensabile del governo tecnico di unità nazionale, è necessaria una legge elettorale neo proporzionale che, senza rinnegare il bipolarismo e la democrazia dell’alternanza, restituisca ai partiti una giusta centralità. Non si tratta di regredire a un contesto dove dominava il trasformismo, con governi balneari frutto di una legge elettorale che assegnava ai partiti la potestà di fare tutto e il contrario di tutto. No, tutti sappiamo che il sistema proporzionale può garantire la democrazia dell’alternanza e il bipolarismo. Certo un bipolarismo non bislacco e anacronistico come quello che abbiamo conosciuto in questi anni dove le coalizioni erano costruite solo “contro” qualcuno e non “per” qualcosa. Ma, semmai, un sistema che faccia ridiventare protagonisti i partiti e che, al contempo, costruisca coalizioni capaci di dispiegare un programma di governo che non si limiti alla propaganda ma sappia diventare un vero progetto politico.
Ci sono molte resistenze per centrare questo obiettivo. Ci sono tutti i nostalgici dell’antiberlusconismo che, senza un nemico da combattere, si sentono orfani. Uno schieramento molto vasto che va da politici a intellettuali, da conduttori televisivi a opinion leader che hanno trovato in questi anni popolarità, fortuna e denaro. Per tutti costoro l’assenza del “nemico” rischia di essere fatale. Ma, per tutti coloro che continuano a credere invece in una concezione mite e moderata della politica, la svolta deve essere forte e senza equivoci. Una volta archiviati il “porcellum” e il “mattarellum” si vari una legge con una vasta maggioranza parlamentare che restituisca il potere di scelta degli eletti ai cittadini e che, al contempo, garantsca la governabilità e la stabilità del quadro politico. Il tutto si può fare con una legge elettorale proporzionale che assicuri l’alternanza e che conservi il bipolarismo. Ma un bipolarismo temperato e mite e non uno scontro feroce tra nemici irriducibili.


Rodolfo Buat - 2012-01-05
Guardare i casi Germania e Spagna per crederci.
giuseppe cicoria - 2011-12-29
Finalmente riesco a condividere quasi del tutto le tue idee sull'argomento. Ribadisco quanto ho già espresso in un'altra occasione: applicare il sistema strettamente proporzionale crea qualche problema, ma è quello che più riflette il concetto di democrazia rappresentativa. Per scongiurare l'ingovernabilità credo sia sufficiente stabilire uno sbarramento del 4/5% ed applicare il sistema tedesco. Non credo, però, che questo governo intenda trattare questa questione. Sarà pertanto indispensabile fare il referendum per ripristinare almeno il "mattarellum". Eviteremo un altro Parlamento di nominati, non rappresentativi del popolo italiano. Per quanto concerne Di Pietro, ritengo necessario farti sapere come la penso: non sono più un dipietrista (lo sono stato, sbagliando, in passato) ma non giudico nè la sua persona e nemmeno i suoi atteggiamenti o vocaboli "non politichesi". Giudico solo la sostanza di quello che dice e valuto attentamente le sue critiche e le sue proposte. Se sono giuste le approvo e le condivido; se sono orientate alla cosiddetta "bottega" le boccio. Per il futuro mi farebbe piacere se anche tu, nei tuoi commenti, non generalizzassi rifugiandoti nella parola "dipietrismo", ma commentassi ciò che non ti sta bene di quello che propone quel signore. Ti ringrazio per l'attenzione.
Franco Fratto - 2011-12-28
Caro Giorgio Merlo, ci sono molte cose che condivido del tuo ragionamento, ma le categorie "bipolarsmo", "alternanza", bipolarismo temperato", "anti... qualcosa o qualcuno" non producono "comunità politica di intenti per un valore condiviso": c'è ancora molta strada da percorrere ed i partiti, se non vogliono estinguersi (nei fatti e nel credito) devono, a mio modesto parere, aggregarsi su un programma preciso e non generico sulla base delle indicazioni della cosidetta società civile. Sono sempre stato proporzioanalista, anche quando il mito del maggioritario non ammetteva repliche nel dibattito. Ho firmato per il referendum proposto da Di Pietro perchè il Parlamento è INGESSATO (ora lo è ancor di più). Non bastano in meccanismi instituzionali: sono le persone che fanno la differenza. Io al posto di Monti avrei chiamato Bodrato alla guida di un governo tecnico, che di fatto è un commissario. Bodrato avrebbe, forse, detto di no, ma avrebbe sicuramento pensato cose diverse da quelle che, come dice Bonanni, "avrebbe potuto pensare mia zia". I programmi sono i contenuti della politica, conseguenza di valori e non di interessi. Il PD potrebbe proporre una legge elettorale proporzionale (c'è ancora il Parlamento) ma, per qualche motivo, è tiepido e, scomodando Dante, "corre il rischio a loro riservato". Ogni Bene.