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Cosa significa abolire le Province
 
di Umberto D'Ottavio
 

Abbiamo ricevuto questo contributo dal presidente della Lega delle Autonomie del Pemonte, che volentieri pubblichiamo, anche perché collima con le valutazioni sulle Province emerse dal seminario svolto alcuni mesi orsono dai Popolari torinesi e di cui trovate documenti preparatori e relazione finale nel menù AUTONOMIE LOCALI, sulla destra dell'home page.

L’abolizione delle Province, se passerà la modifica costituzionale, è la vittoria del centralismo statale contro l’autonomia locale.
È questo, e non altro, il significato vero dell’abolizione delle Province. Non altro perché, lo capiscono tutti che l’eliminazione dell’Ente non è accompagnato dalla scomparsa delle questioni di cui si occupa. Infatti, sarà necessario stabilire chi avrà l’incombenza della viabilità, dell’edilizia scolastica, dei trasporti, della pianificazione territoriale, dell’agricoltura, della pesca, dei rifiuti, dell’acqua e dell’aria, del turismo, della montagna, delle attività produttive, del lavoro, dei centri per l’impiego, della formazione professionale, delle infrastrutture e di altre questioni di cui si occupa la Provincia.
È la vittoria del centralismo statale e del ritorno in auge delle sue ramificazioni di origine napoleonica, fatto di prefetture e provveditorati preposti all’attuazione di scelte ministeriali che con una circolare risolvono i problemi.
La nostra storia, quella unitaria, quella dei 150 anni, è un continuo scontro tra la necessità di mantenere unito un Paese molto differente al suo interno e ricco di realtà locali piene di iniziative e proposte verso un ruolo forte delle autonomie locali.
In realtà la Costituzione repubblicana con la cancellazione del Regno d’Italia aveva fatto la scelta dello sviluppo dell’autonomia locale, dando un ruolo importante ai governi espressione della democrazia diffusa sul territorio. La riforma del titolo V° della Costituzione ha sancito che la Repubblica Italiana è costituita “dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province e dai Comuni”.
Di più non si poteva chiedere per le autonomie locali.
La scelta drastica, forse incostituzionale, del provvedimento del Governo sul futuro delle Province è sbagliata perché fuori dal contesto del percorso per l’attuazione del titolo V° della Costituzione e teso a rispondere a un bisogno di riduzione dei costi della politica di cui non si capisce il criterio.
Però sono convinto che il tema riguarda non tanto Monti quanto i partiti (tutti). Infatti non ci sarà nessuna manifestazione di protesta delle Province, perché se la politica italiana non ritiene utile un Ente di governo di area vasta, si assumerà la responsabilità di aver avviato un processo di riduzione della democrazia diffusa di cui non è difficile immaginare gli esiti, e che di sicuro non saranno limitati al livello provinciale.
Altro che “glocal” per pensare globalmente e agire localmente. Avanti con centralismo e prefetture!


giuseppe cicoria - 2011-12-13
Filosofeggiando si può dire di tutto e il contrario di tutto! Mangiare è necessario; mangiare troppo ci fa ammalare e morire! La democrazia diffusa è una bella cosa. Troppa democrazia ingessa il sistema e ci fa morire! Il decentramento è cosa utile. Troppo decentramento fa lievitare i costi e ci fa fallire! La verità è che bisogna razionalizzare ogni cosa e trovare il giusto equilibrio. Con la modernità dei mezzi di comunicazione la funzione delle Province appare a tutti non solo uno spreco di risorse ma anche un rallentamento delle decisioni dovuto alle "concertazioni" (doppio danno!). I politici che difendono lo status quo li posso capire solo dal punto di vista umano ma non da quello dell'obbligo della difesa degli interessi generali della nazione. Per cortesia, quindi, la smettano di impedire qualsiasi riforma che snellisca l'attuale sistema di gestione della cosa pubblica rivolta soltanto ad assicurare loro un posto retribuito che reca solo danno alla nostra società.
Roberto Viano - 2011-12-12
Ho già espresso pubblicamente il mio pensiero, cioé che eliminare di fatto le Province senza un serio progetto di riforma delle Automomie Locali non ha alcun senso. Spero in un ripensamento.
Mario Lanfranco - 2011-12-10
Il vantaggio dell'abolizione delle province non si limita ai costi dell'apparato elettivo, ma va nella direzione di diminuire i centri di costo. Riducendoli si farà economia di scala: a esempio pensiamo a un unico ufficio appalti regionale che possa acquistare beni - servizi - opere a prezzi significativamente più bassi di quelle delle singole province.
Gianfranco Andrianopoli - 2011-12-10
Le province devono doverosamente essere eliminate perchè non servono assolutamente a nulla, in quanto le loro competenze possono essere serenamente attribuite a Regione e Comune che le svolgerebbero con lo stesso personale ora impiegato dalle province. L'unica ragione per mantenere in vita l'Ente Provincia è quella di non perdere una concreta possibilità di sponda elettorale o di tornaconto politico, come da ultimo è dimostrato dalle motivazioni addotte negli ultimi anni per la creazione delle nuove province: Le province vanno abolite comunque, indipendente dal risparmio in termini economici delle indennità di carica , per semplice rispetto verso i cittadini elettori.
Efisio Bova - 2011-12-09
Ma che c'entra il centralismo statale? Le competenze saranno distribuite fra Regione (centralismo regionale?) e città metropolitane (centralismo comunale?). Considerato che il risparmio è contenuto ma non risibile (circa 500 milioni di Euro/anno) la domanda è: sentiremo davvero la mancanza delle Province?