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Far contare di più le nostre idee
 
di Stefano Lepri
 

Ho letto i due ultimi articoli su Rinascita popolare relativi al recente incontro di Borgaro. Poiché sono citato in modo non chiaro e si cerca di illustrare la mia posizione, definita “identitaria” e diversa rispetto a quella “aperta e accogliente”, desidero dare l’interpretazione autentica del mio pensiero.
Penso che la politica, e talvolta anche il Partito Democratico, subiscano almeno quattro tentazioni. Quella egemonica è orientata al potere per il potere, attraverso lo svilimento delle minoranze, lo strapotere degli esecutivi, il mancato ricambio delle classi dirigenti, il frapporre ostacoli alla partecipazione di nuove persone e soggetti politici, la mancata delega di funzioni ai livelli amministrativi di grado inferiore, ecc. Quella “spendista” è portata a impegnare denaro pubblico più di quanto nelle disponibilità e a indebitare gravemente le pubbliche amministrazioni pur di rispondere alle “pressioni”. La tentazione collusiva è spinta all’intreccio tra politica e affari, crea una “cinghia di trasmissione” con i corpi intermedi, cerca relazioni discutibili con magistratura e mass media, ecc. Quella laicista vuol costringere la religione a fatto privato, considera equivalenti per la sfera pubblica i diversi comportamenti privati, ecc. Le ultime tre derive ora descritte sono non infrequentemente utilizzate per il perseguimento della prima, quella egemonica.
Penso che il contrasto a queste derive e, al contrario, l’impegno per una politica mite, sobria e onesta, rispettosa degli altri poteri e della società civile, orientata a una laicità positiva debba caratterizzare il nostro impegno in politica. Mi riprometto di sviluppare sulla nostra rivista on line - meritoriamente rilanciata da Alessandro Risso - queste considerazioni, anche attraverso esempi concreti.
Tuttavia le idee e la visione (semmai sono giuste) non bastano. Bisogna tradurre le convinzioni in azione politica, nel partito e nelle Amministrazioni, pena l’irrilevanza o la mera testimonianza. Io non ho dubbi a firmare il buon documento di Borgaro, ma il problema non è sottoscriverlo, bensì metterlo in pratica e con chi. Ad esempio, il direttore di Avvenire ritiene, forse in modo ingeneroso, che i cattolici democratici del PD in questi ultimi anni siano stati poco incisivi, fino al rischio dell’insignificanza. Insomma: il “sale della terra” deve sentirsi. Sicuramente la divisione tra i diversi leader nazionali ex popolari non ha aiutato.
Io ho accettato la sfida della mescolanza in questi anni nel PD e ne ho visto le criticità e le potenzialità. Penso che per contaminarci reciprocamente occorra chiarezza sulle posizioni, esattamente come in chimica un composto è fatto da più elementi. E le posizioni, sempre che non restino enunciazioni sulla carta, per essere mediate e portate a sintesi vanno presentate e “pesate”. Insomma, in politica conta lo stile, la bontà delle argomentazioni ma anche il coraggio, il rifiuto dei tatticismi, la forza dei numeri e la compattezza di chi opera in squadra.
Faccio due esempi. Nei cinque anni della precedente legislatura regionale, pur con una guida non insensibile alle derive succitate, sono stati ottenuti importanti risultati, che ci stanno a cuore: aiuti ai più deboli, libera scelta educativa, molte più risorse agli oratori e alle politiche familiari, misure di favor alla famiglia per l’accesso alle case popolari, regole per la sussidiarietà, sostegno all’economia sociale, ecc. Su alcuni di questi temi c’era piena consonanza nel partito e in maggioranza; su altri abbiamo dovuto fare durissime battaglie, vinte grazie alla nostra compattezza come popolari e al fatto che altri consiglieri (non solo ex margheriti) le hanno sostenute, magari come frutto di altre mediazioni su altri temi.
Secondo esempio: l’impegno scritto e dichiarato nel programma del Sindaco Fassino ad applicare il quoziente familiare nelle politiche del Comune di Torino non è stato recepito con chiarezza nel programma di governo, specie a causa delle divisioni tra i consiglieri comunali di area popolare appena eletti. Se sei diviso e non ti batti non conti; se sei forte e unito, nel partito e nelle Amministrazioni, si ottengono sintesi virtuose e mediazioni “alte”.
Proprio avendo ormai fatto non pochi anni (sic!) di esperienza politica, sono oggi portato a pensare che nel PD, che è un grande partito, ci si debba confrontare con chiarezza. Tutti abbiamo fatto in questi anni l’esperienza di un impegno in una corrente eterogenea e/o in un’alleanza eterogenea. Sono portato a ritenere che, in quei casi, o sei maggioranza oppure rischi di essere emarginato o utilizzato o insignificante, specie se “disturbi il manovratore”. E, se sei minoranza nella componente, non partecipi neanche alla sintesi tra le componenti.
La sofferta conclusione è che sono (almeno per il livello territoriale, visto che a Roma ci si muove in riferimento a leader) per una corrente fatta da persone libere e diverse, con varia estrazione culturale, composta se possibile da tutti i popolari insieme a quanti si ritrovano nei principi della politica mite e non prevaricante, sobria e onesta, rispettosa dell’autonomia dei corpi intermedi dell’economia e della società, laicamente positiva. Non so se sarà possibile, ma questo mi parrebbe il modo migliore con cui organizzarci. Con l’obiettivo di diventare, in alleanza con altri, maggioranza nel PD. Ed evitando invece di fare una corrente o alleanze con persone e gruppi che sappiamo tentate dalle derive succitate.
Penso insomma sia meglio una corrente tra simili, chiamata poi a fare le necessarie mediazioni e alleanze nel partito. Non penso a una corrente fieramente identitaria, ma più connotata e omogenea sì! Né, men che mai, aspiro a una prospettiva minoritaria, anche se essere minoranza di per sé non sempre è negativo, specie se si salva la coerenza.
Vorrei solo contribuire a far contare di più le nostre idee, evitando di impantanarle, o peggio rinnegarle, nel rischio dell’esasperato tatticismo e del posizionamento personale.


Vincenzo Bonaudo - 2011-12-15
Hai fatto bene a chiarire e condivido quasi tutto quello che hai scritto. Tuttavia, preferirei che si parlasse sempre meno di correnti il cui moltiplicarsi all'interno del PD non mi sembra che abbia giovato. Anzi, ha accentuato le divisioni e le contrapposizioni, favorito i personalismi, dato all'esterno la percezione di disunità e confusione e connotato il partito come incapace anche per questi motivi di rappresentare una credibile alternativa di governo.
Efisio Bova - 2011-12-12
Concordo con l'intervento di Stefano...e vado un po' oltre. L'esperienza di questi anni ha mostrato due interessanti paradossi. Il primo è che i Popolari rimanendo divisi hanno conservato e consolidato i posti di potere (l'ESSERCI) ma hanno perso influenza sul piano politico e sulla vita interna di partito (l'ESSERE). Il secondo è che le cause delle divisioni spesso erano decisamente oscure e incomprensibili. Come se ne esce? Un programma fatto di obiettivi concreti e misurabili e una conseguente appassionata azione per metterlo in pratica: basterebbe a coagulare intorno a noi un consenso enorme. C'e' qualcuno abbastanza ambizioso per giocarsi la carriera politica su una cosa del genere... o tiriamo a campare?
Beppe Mila - 2011-12-11
Scusate la franchezza ma questo intervento, a mio avviso fuori tempo ed avulso dalla realtà quotidiana che proprio tanti cattolici vivono ogni giorno, lo definirei in un modo solo: esercizio dialettico fine a se stesso. Io vorrei tanto per una volta che tutti questi campioni super cattolici che vogliono difendere la vita e i valori non negoziabili, spendessero almeno per una volta, dico UNA VOLTA sola, qualche parola sulle pensioni da fame, su servizi sociali inesistenti, sul proliferare di madame in SUV (mogli di notai, medici, avvocati, liberi professionisti che non pagavano prima ed oggi meno che mai). Una VOLTA SOLA sui problemi del lavoro, sui tanti cinquantenni sbattuti fuori, su una concezione del MERCATO elevato ad ideologia e che tutti i giorni fa del male a qualcuno. Mentre invece proprio sul mercato il PD, e per giunta anche la sua anima che si richiama ai valori morali e cattolici, non dice nulla, anzi plaude alla stangata di Monti. Ho detto qualcosa di sbagliato? Oppure io vivo in un Paese diverso da quello in cui vivono i cattolici che brandiscono il crocefisso come una spada?
piergiorgio fornara - 2011-12-10
Se essere sobrii, disinteressati al potere per il potere, fedeli all'insegnamento dei profeti come don Milani, Mazzolari, fino a Martinazzoli, sarebbe bene che cominciamo a dire chiaramente cosa pensiamo della precarietà, del lavoro flessibile, della pensione a 66 anni, dell'ICI sugli alberghi della Chiesa,... ma anche sugli asili e ricoveri? E perchè non diciamo una volta per tutte che a sanare il debito pubblico debbano cominciare farlo proprio coloro che con le loro pensioni d'oro l'hanno costruito (amato, ciampi, dini, scalfaro ecc) tutti diritti acquisiti vero? e come credenti chiediamo pure che venga staccata la spina allo zio che vuole tornare a casa a morire nel suo letto, invece di insistere con i soliti protocolli. Potremmo continuare ma per far capire alla gente le nostre idee dobbiamo essere chiari e lineari sui vari punti. Troveremmo forse molte più adesioni tra i non credenti che tra quelli che girano con i distintivi del p.Pio. Ultima cosa se nel partito c'è una mela marcia non aspettiamo che arrivi un magistrato a dircelo, perchè dimostreremmo di essere uguali agli altri. Candidiamo amici puliti non solo amici di...
Fabio Chiatti - 2011-12-09
Io sono cattolico e praticante e non mi vergogno di dirlo. Ma non ritengo che alzare il vessillo identitario di "cattolicante" sia né in accordo con la sobrietà che il cattolicesimo predica né con l'idea che il PD aveva all'inizio. Noi siamo DEMOCRATICI e BASTA. non finirò mai di ripeterlo. Pensare a correnti, minoranze e maggioranze interne, e dulcis in fundo, parlare di ex (noi ex-margheriti, noi ex-diessini) fa solo del MALE al partito, alle istituzione e ai cittadini in ultima ratio. e questo non vuol dire deriva egemonica. Significa che il PD non è un pollaio con 2 (o più) galli ma un partito che ha un'idea chiara e precisa, ma anche ampia e rivolta a molti soggetti che gli "ex" da soli non potevano raggiungere. Aggiungerei anche al passo con i tempi (i vecchi partiti non esistono più, o almeno così dovrebbe essere). Questa cosa ci viene rimproverata e ci causa anche talora (spesso) sconfitte elettorali. Alcune elezioni dell'ultimo turno elettorale sono state vinte più per l'incapacità degli altri (per "altri" intendo PdL, non interni al PD). Orribile, se mi posso permettere, l'utilizzo del verbo "contaminarsi": la nascita del PD è forse da considerarsi una malattia? Io spero, invece, che possa rappresentare la cura a personalismi e ipocrisie del passato. Se il PD diventerà il luogo di scontro tra degli ex in cui si "combatte per contare"... io credo che il PD farà a meno di me e di tanti altri.
GIOVANNI SALERNO - 2011-12-09
Sono convinto di quanto dichiarato da Srefano e sono apertamente per un movimento che si richiami alla dottrina sociale della Chiesa. Anche se lo auspico, ciò è possibile all'interno del PD? Ribadisco la certezza di valori, anche se avvertiti in chiave laica. C'è la necessità di un movimento che si richiami e coinvolga chi crede nei valori sociali della Chiesa. E' possibile una convivenza nel PD? Non credo che si debba giustificare e sopportare per convenienza. Non si può andare oltre una ragionevole mediazione.