Ormai è chiaro, persino banale, intravedere l’epilogo del Governo Berlusconi.
Anche i suoi fedelissimi fanno fatica a tenere in piedi una maggioranza politica, e parlamentare, che non da adesso si basa su presupposti che nulla hanno a che vedere con l’interesse del Paese. Una maggioranza parlamentare che trova i numeri per resistere grazie ai “Responsabili” di turno o magari grazie all’atteggiamento irresponsabile dei Radicali.
E allora, oltre al Capo dello Stato che ha le competenze costituzionali per stabilire il processo di uscita dall’eventuale crisi di governo, è anche l’opposizione che deve andare dinnanzi a Napolitano e dichiarare, o meno, la disponibilità a formare una nuova maggioranza Parlamentare che appoggi, presumibilmente, un Governo tecnico di larghe intese per superare la contingenza della crisi finanziaria e magari proporre al Paese una nuova Legge elettorale, oppure essere intransigente nel chiedere le elezioni anticipate.
Il risultato quasi scontato di un’eventuale competizione elettorale, positivo per il centrosinistra, almeno da quanto si deduce dai sondaggi, potrebbe però annebbiare la vista a qualche dirigente di partito, anche del PD.
Il ricorso immediato alle urne avrebbe molteplici conseguenze. Innanzitutto l’urgenza con la quale dovranno essere affrontati i temi legati al risanamento economico, non ammette né ulteriore tempo da perdere, né il caos di una campagna elettorale completamente ingessata e concentrata solo sui temi della crisi. Ci si immagina una pre-competizione che parlerebbe poco di sanità, di opere pubbliche, di scuola, di Enti Locali, insomma una campagna elettorale “commissariata” dalla BCE e dalla Merkel.
In secondo luogo, il PD non ha risolto il problema delle alleanze. Quando nei giorni scorsi ho letto di un Diliberto “aperto” a una alleanza con il PD mi è venuta a mancare la forza nelle gambe. Né il cosiddetto “patto di Vasto” con IDV e SEL sembra essere in grado di superare nettamente l’idea che non sia la ripetizione dell’Unione. Basterà stavolta un programma elettorale che dirà tutto e nulla nel contempo poiché si dovranno affinare le diverse posizioni fra i tre Partiti, specie su alcune tematiche? Risolveremo le contraddizioni sui temi come TAV, giustizia, pensioni, lavoro? Contraddizioni che in alcuni casi esistono anche all’interno dello stesso PD.
Terzo, andare al voto subito, significa votare con l’attuale legge elettorale.
Oltre a questa conseguenza, un’imminente campagna elettorale probabilmente vanificherebbe una volta per tutte l’ipotesi di primarie per la scelta dei deputati.
E allora proporrei che anche il PD piemontese e quello torinese prendessero posizione come ha fatto il partito emiliano attraverso il suo segretario Stefano Bonaccini, appoggiato da tutti i coordinatori provinciali: “Avanti con le primarie per scegliere i parlamentari. Sia come strumento di lotta per contestare una legge elettorale, il ‘Porcellum’, che impedisce agli elettori di selezionare le personalità da mandare alla Camera e al Senato, sia come metodo per avvicinare la politica, sempre più lontana dalla gente”. Con l'avvertenza: che, “in caso di elezioni la prossima primavera, si tenga poi davvero conto delle indicazioni che usciranno dai territori altrimenti, se prevalessero le logiche di "corrente" o le imposizioni da Roma, il rischio sarebbe quello di un boomerang”. In breve, le Primarie prima di tutto, ma se non ci saranno le condizioni per via delle elezioni “alle porte”, allora nessun “catapultamento” da Roma.
Quindi, quello che mi sembra più auspicabile è il dimissionamento della stagione berlusconiana e un Governo tecnico appoggiato anche da PD e Terzo Polo che si occupi delle contingenze della crisi e della riforma della legge elettorale e che magari, intorno ai provvedimenti da prendere, funga da laboratorio per potersi poi presentare insieme alle elezioni, speriamo con la crisi appena alle spalle e con nuove regole del gioco. |