Dopo il voto – di fiducia, tanto per cambiare – delle Camere, la manovra è diventata realtà. Cominciamo così a subire i rincari di benzina e altri prodotti di consumo per effetto dell'aumento IVA. Se i pesantissimi sacrifici che ci attendono potranno avere un benefico effetto sul debito e i conti pubblici, non siamo in grado di dirlo. In attesa che qualcuno più esperto di finanza analizzi in dettaglio i vari provvedimenti, si può fare qualche considerazione politica.
Il Governo ha dato sconcertante prova di approssimazione. Prima ha sottovalutato il problema (la crisi non riguarda Berluscolandia) e ha cercato di procrastinare nel tempo i sacrifici (per addossarli al prossimo governo). Poi è stato di fatto "commissariato" dall'Europa che ha richiesto un intervento pesante per ridurre il debito. Chiamato a fare sul serio, è iniziato il caotico ballo di decisioni dichiarate e rimangiate in ventiquattr'ore. Non si faceva in tempo a capire la ratio e gli effetti sui conti pubblici di un nuovo taglio o un nuovo provvedimento prospettato nella manovra correttiva, che il giorno dopo, nello stesso Governo e nella maggioranza, iniziava il fuoco di sbarramento in difesa delle corporazioni toccate dai provvedimenti. Sono state le settimane più schizofreniche della storia politica italiana. Abbiamo visto di tutto: abolizione dei Comuni, poi promossi a gendarmi antievasori; Province abolite, poi razionalizzate, poi di nuovo abolite; sovrattassa per i redditi sopra i 90.000 euro, poi sopra i 500.000, poi sopra i 300.000, tanto gli amici evasori dichiarano molto ma molto meno. Anni di laurea riscattati per niente, no, abbiamo scherzato, le pensioni non si toccano ma le donne lavoreranno più a lungo. La patrimoniale mai, però, da escludere, forse, no. L'aumento dell'IVA mai, però, da escludere, forse, sì. Un tourbillon da far venire il mal di testa. Su tanti fronti, dopo le fughe in avanti, ci sono stati dietro front ridicoli, e la montagna ha partorito topolini.
Alla fine è comunque rimasta una cifra imponente. Ma dei 54 miliardi previsti (che si aggiungono ai 45 precedentemente decisi), solo un terzo sono certi, mentre per il resto sono "presunti" e potrebbero rivelarsi insufficienti. Se i mercati continuano a non avere fiducia nelle prospettive di ripresa dell'Italia, ci sarà un motivo. Che dipenda dalla poca credibilità (sfacciato eufemismo) del Governo Berlusconi? Dato che è ormai conclamata la sua incapacità e il discredito interno è ormai vicino all'80% (all'estero c'è l'en plein da tempo), come schiodare il premier e i suoi pretoriani dagli scranni del Parlamento?
Della rubrica FARDELLI D’ITALIA
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