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Diritti acquisiti, che ingiustizia!
 
di Chiel
 

Non so a voi, ma a me questo ritornello dei “diritti acquisiti che non si possono toccare” incomincia – per dirla alla Camilleri – a farmi girare “li cabbasisi”. L’ultimo spunto è nella riforma del vitalizio dei parlamentari, discussa solo l’altroieri alla Camera. Dal resoconto su “Repubblica” apprendiamo che “Fini ha spiegato di ritenere inammissibili gli ordini del giorno al bilancio che prefigurano interventi per bloccare i vitalizi acquisiti dai parlamentari, dunque retroattivi. (…) Per Fini sarebbero in contrasto con i principi generali dell'ordinamento. Infatti, ha ricordato, la Consulta stabilisce che non possono essere intaccati i diritti acquisiti. Per il resto, sono ammissibili solo gli odg diretti a promuovere una riforma della disciplina con efficacia per il futuro”.
Non entro nel facile tema dei privilegi della casta. Mi interessa puntare il dito su tutti i “diritti acquisiti” non più sostenibili, fosse anche quelli dei baby pensionati che dopo 15 anni 6 mesi 1 giorno di lavoro ottennero, negli anni del gogamigoga, il diritto a una pensione vitalizia: pensioni ridotte, certo, ma riscosse a quarant’anni e sempre più alte di quelle che si prospettano per i giovani precari di oggi, col miraggio di uno straccio di pensione non prima dei 65 anni (se non si salirà a 70).
Se una legge emana un provvedimento che dopo anni si rivela sbagliato, iniquo e finanziariamente insostenibile, dobbiamo tenerci l’ingiustizia di qualcuno che si gode sine die il privilegio e di qualcun altro che, solo perché arrivato dopo, non può più accedere al privilegio – cosa ovvia – ma neppure garantirsi una decente sopravvivenza? È giustizia sociale questa?
Se lo Stato non è in grado di esercitare il compito di riequilibrare le storture che esso stesso ha provocato, non è credibile. La Costituzione all’articolo 3 parla della pari dignità sociale e di una Repubblica che ha il compito di “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Questo è l’obiettivo da perseguire per un’Italia migliore. Non adagiarsi sul “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce 'o passato”, il celebre detto partenopeo, immortale epitaffio di una certa cultura italica ma, ahinoi!, socialmente mortale.

Della rubrica FARDELLI D'ITALIA


Luchino Antonella - 2011-08-04
Buongiorno, ancora una volta una parte della classe politica ha perso l'occasione per dimostrare a noi cittadini che puo' ancora essere credibile. Chissa' perche' al comune cittadino il diritto acquisito puo' essere toccato, mentre per alcuni politici giammai! Chissa' se alcuni di questi politici conosco la nostra Carta Costituzionale e soprattutto l'articolo 3 messo in evidenza dall'autore dell'articolo in questione.
Claudio Zanotti - 2011-08-04
Sottoscrivo a due mani e a due piedi! E già che ci siamo, chi vuole può leggere qui http://www.verbaniasettanta.it/?p=3262 alcune mie considerazioni sulla casta e i suoi insopportabili privilegi. Per chi fosse interessato, mi "inquadro": Claudio Zanotti, sindaco di Verbania 2004-2009
Astrea - 2011-08-04
Caro Chiel, Fini ha ragione, in quanto esprime un principio fondante dello stato di diritto. Nessuna legge può avere effetto retroattivo. Ci sono però altri modi per risolvere le questioni: ma la condizione è che queste vengano affrontate una per una. E, soprattutto, con la dovuta competenza. Altrimenti il rischio è che tutte le cose rimangono invariate. Il problema è di una portata tale che bisognerebbe organizzarci su un convegno. Senza aspettarci che questo venga organizzato da chi ha tutto da perderci nel farlo. E allora perchè non cominciare a denunciare i privilegi occulti, quelli dei quali ancora oggi nessuno parla (proprio perchè occulti) ma che chi fa politica utilizza come voto di scambio?