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La DC? Ancora?
 
di Bertoldo
 

E ci risiamo. Dopo innumerevoli e vani annunci pare che, dopo il ritiro del 1994, rinasca, sotto mentite spoglie, la DC. Apprendiamo dell’ennesimo incontro pseudo segreto – che puntualmente finisce sui giornali con tutti i dettagli del caso – svoltosi a Roma tra monsignori, politici di vario schieramento, sindacalisti e intellettuali di ogni coloritura. Ora, al di là degli incontri conviviali e tra vecchi amici, sempre auspicabili e da incoraggiare, resta un piccolo nodo aperto: ma la DC, detto fra di noi, è buona per tutte le stagioni?
Conosco la risposta di molti amici, e non solo reduci o nostalgici. Di fronte allo squallore della vita politica italiana, soprattutto in quest’ultima stagione, ben venga la DC o qualcosa di simile. Per male che vada, era sempre meglio il vecchio scudo crociato rispetto al “nullismo” che caratterizza molte forze politiche attuali. Detto questo, però, la domanda resta intatta: e cioè, serve oggi una nuova DC? O meglio, come può rinascere oggi un grande partito democratico, riformista e popolare ad ispirazione cristiana?
Non escludo nulla e non confermo nulla. Il dopo Berlusconi può riservarci sorprese imprevedibili. Compreso la riarticolazione complessiva del sistema politico italiano. Cioè una sorta di ripartenza. Ma una cosa deve essere chiara a tutti. Se dovesse decollare un soggetto politico nuovo e di grandi ambizioni – che poi sia la DC vera o una in miniatura poco importa – il rischio dello sgretolamento non coinvolgerebbe solo il PDL e l’UDC ma lambirebbe anche il centrosinistra coinvolgendo in pieno il PD. Sono disponibili i settori moderati, cattolici e popolari di questo partito a rimettere in discussione tutto per intraprendere una nuova avventura? La risposta, com’è ovvio, verrà direttamente dai fatti e non dai proclami quando ancora non c’è nulla all’orizzonte. Ma è indubbio che qualcosa si sta muovendo e le avvisaglie non mancano.
Se fino a qualche tempo fa parlare di DC era un modo per organizzare qualche convegno storico o rinverdire un simpatico amarcord con qualche nostalgico, oggi si rischia di selezionare i giornalisti all’entrata della sala del convegno dove si parla di questi temi. Perché tutto questo? È molto semplice. La fine anticipata e accelerata del berlusconismo rimette in circolazione un progetto carsico che oggi riemerge – seppur solo in qualche convegno seminascosto – con prepotenza e interesse.
E noi cosa diciamo? Applaudiamo acriticamente? Lo bocciamo pregiudizialmente? Sarebbe interessante che anche su questo tema si aprisse un confronto. E non fosse solo Bertoldo a parlarne.

Della rubrica FARDELLI D'ITALIA


Dino Ambrosio - 2011-07-17
La DC, come il PCI fa parte del passato, che secondo me sarebbe bene rimanesse tale. L’idea nuova, moderna, culminata nel PD era quella, se ho capito bene, di unire la parte migliore della DC con quella del PCI e non solo, per fare un partito che avesse come obiettivo il progresso delle persone e delle famiglie; progresso da conquistare con il lavoro, con la libera impresa, in un mercato non monopolizzato in cui non si sarebbe più premiata la speculazione ma la solidarietà, e sarebbero stati aboliti i privilegi. Un nuovo Partito democratico contro l’autoritarismo dei fascisti e dei reazionari che si poneva ovviamente l’obiettivo di governare il Paese. Il PD superava insieme la concezione di “partito di classe” e quello del “partito religioso” ma le conteneva entrambe in una forma che poteva essere vincente e in grado di conquistare i numeri per portare a governare i rappresentanti dell’Italia che lavora: non solo operai, ma anche artigiani, commercianti, agricoltori, insegnanti, imprenditori e via di seguito. C’è niente di più facile che trovare ora dei motivi per ritornare indietro, ma a me sembra che la strada della democrazia che va verso il progresso sia quella di trovare le ragioni di stare insieme, unirsi, più che di dividersi e se possibile fare in modo di aggregare a sé sui fronti confinanti chi ci sta a guardare e forse ora si trova un po’ spaesato. Stare insieme non vuol dire rinunciare alla propria identità culturale; vuol dire sentire le ragioni degli altri e ragionarci su per trovare un modo di convivere.
Flavio Rosso - 2011-07-16
Per rispondere è necessario proporre qualche piccola considerazione sul passato, sul presente e sul futuro politico del nostro Paese. 1- (passato) quando Martinazzoli decise di sciogliere la DC ero da poco diventato segretario della sezione di Cumiana. Ricordo che gli scrissi chiedendo il perché di questa decisione che, più che altro aveva il sapore di una “resa” affrettata e senza condizioni da parte di chi paventa di avere una pesantissima “coda di paglia”: siamo ancora in attesa di risposta; 2- (presente) sono poi così sicuri che i settori moderati, cattolici e popolari coinvolti nella “fusione a freddo” del PD siano poi così soddisfatti o in molti affiorino crisi di identità nel ritrovarsi in un partito nel quale, secondo il principio di realtà, i componenti provenienti dalla Margherita spesso si sentono “clandestini a bordo” e comunque siano considerati poco più che “parenti poveri”; 3- (futuro) con la caduta della “anomalia berlusconiana”, ormai in agonia da qualche tempo, il nostro Paese si troverà con una vasta parte della sua società senza un partito di riferimento alla quale se si vuole dare rappresentanza è necessario che ci si muova subito: credo che, almeno al nostro interno, tutti concordino che le alternative non possono essere IDV o la Lega.
Lino Busceti - 2011-07-12
Visto il livello etico, morale, sociale così basso, e non per un nostalgico ritorno al passato, per tutto quello che la Democrazia cristiana ha rappresentato per l'Italia, è sempre meglio del Berlusconismo. Morale per le generazioni dei nati negli anni 30/40/50/60: meglio la politica del bene comune, che la politica del proprio interesse.
franco maletti - 2011-07-12
Se a sinistra si parla di Partito Unico della Sinistra (che farebbe PUS. termine non molto gradevole), non vedo per quale ragione debba continuare ad essere "proibito" qualsiasi riferimento ad un nuovo soggetto politico che trae ispirazione dalla vecchia Democrazia Cristiana. Dopo la DC, in questi ultimi venti anni credo che abbiamo soltanto assistito a momenti politici peggiori e non migliori rispetto a quel periodo. La statura politica e morale della maggior parte dei responsabili di quel periodo sono in tanti a rimpiangerla. Con maggiori cautele nei confronti delle potenziali "mele marce", credo che - considerata la situazione in cui siamo - potrebbe essere una strada percorribile e soprattutto credibile: e che non esclude affatto in modo aprioristico una compartecipazione da parte del PD in una futura coalizione di governo.