Ricordo un faccia a faccia televisivo per le politiche del 2006 in cui Prodi rinfacciò a Berlusconi di avere, nei 5 anni del suo precedente governo, aumentato i dipendenti di Palazzo Chigi da 2200 a 3500. Berlusconi non replicò, e fu uno dei pochi affondo efficaci del professore bolognese, incerto – ahinoi! – su diversi altri punti. Passati altri anni di potere berlusconiano, la situazione nella sede del Presidente del Consiglio è ancora peggiorata, se non nei numeri (con dirigenti e staffisti si arriva vicino ai 3800) nella sostanza: aumenti di stipendio e contratti integrativi premianti, per 131 milioni annui di spesa, con stipendi medi superiori del 56% rispetto agli altri ministeriali. Ma non ho interesse a procedere oltre nella descrizione di questa oasi della casta, teatro di privilegi immotivati, per non rischiare di essere confuso con uno dei cantori dell’antipolitica. Per chi volesse approfondire, facendosi del male, è allegato in coda un articolo che gira il coltello nella piaga.
Ciò che invece mi ha colpito è la discreta presenza, nell’affollato e parassitario palazzo, di un laboriosissimo collaboratore esterno, neppure a libro paga, inesauribile stakanovista a completo servizio del Sultano e del visir Letta: Luigi Bisignani. Poco importa che fosse invischiato nella P2 di Gelli e che sia stato condannato a due anni e mezzo per le tangenti Enimont. Con l’esperienza accumulata in anni di onorato servizio al fianco di tanti potenti, intrattiene continui rapporti politici e affaristici (difficile distinguere tra i due), risolve problemi, si occupa di appalti, dà consigli e ordini, raccoglie indiscrezioni confidenze e sfoghi. Ministri e ministre, sottosegretari e “colonnelli”, tutti si rivolgono a lui per superare impasse e contrasti di governo e di sottogoverno grazie ai suoi buoni uffici.
Gli servono due telefonini e quattro schede telefoniche per stare dietro a tutti. Il giro di contatti con chi conta è vorticoso: generali assortiti, prefetti, amministratori delegati di grandi società pubbliche e private, banchieri, vertici RAI. Per tutti è un punto di riferimento. È così efficiente e disponibile da preparare persino la bozza della lettera di licenziamento per Santoro… E tutto questo lo fa part-time, avendo da occuparsi delle sue molteplici attività imprenditoriali nei settori industriale, immobiliare, tipografico, finanziario, informatico. Bisignani è un campione dell’Italia migliore, che lavora tanto – nel pubblico o nel privato non fa differenza – e produce ricchezza, per sé e per chi gli sta intorno.
Peccato che non abbia lo spiccato senso della ribalta ma preferisca il lavoro oscuro dietro le quinte. Avesse manie di protagonismo e sapesse anche raccontare barzellette, sarebbe il più serio candidato a sostituire Berlusconi.
Della rubrica FARDELLI D’ITALIA
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