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Almeno vediamoci a cena
 
di Bertoldo
 

Registro che un recente slogan di Bertoldo “marciare divisi per colpire uniti” è stato messo in discussione da più parti. Ovviamente si parla dei Popolari nel PD e dintorni. Allora lo modifico prontamente. E questo anche alla luce di ciò che ha contraddistinto il comportamento concreto dei Popolari in questa fase della vita politica torinese e piemontese. Quindi, “marciare divisi per colpire a vanvera”. Sì, è meno efficace e un po’ rassegnato. Ma tant’è.
Però, al di là degli slogan, forse è bene prendere atto realmente che ciò che diceva Pietro Scoppola alla vigilia della nascita del PD – nell’ormai lontano 2007 – è già superato dai Popolari piemontesi. O meglio, non è mai nato. E cioè, in “un partito plurale le vecchie identità culturali non solo tramontano ma possono organizzarsi meglio”. Verrebbe da dire, parole al vento. O flatus vocis, per chi ha fatto studi classici.
Ma il punto, ovviamente, è un altro. Ed è anche molto semplice. E qui Bertoldo si ripete. Nella politica, come nella vita, le rette non sono quasi mai parallele. A volte i rapporti personali – del tutto legittimi e naturali – hanno il sopravvento. Come le prospettive e i posizionamenti personali o di gruppo – altrettanto legittimi e naturali – hanno la priorità. E allora che fare, chiederà qualcuno. Semplice. Prendere atto che le situazioni nei partiti democratici non si cambiano con decreto o con un’ordinanza. Le situazioni sono il frutto anche di percorsi politici, culturali, personali appunto, e di condizionamenti tattici.
E allora facciamo un patto: decidiamo, per il momento, almeno di restare “amici”. Ma non in senso ipocrita o per convenzione formale e protocollare. No, seriamente. Vediamoci spesso, confrontiamoci spesso. Litighiamo anche spesso. Ma non perdiamoci di vista. Perché quando uno diventa indifferente all’altro non solo non ci si vede più ma si diventa anche avversari. Incalliti avversari. E questo non ce lo possiamo permettere. Almeno per rispetto della nostra comune storia politica e culturale.


Gavino Olmeo - 2011-06-22
Considero quanto mai vero che i nostri "posizionamenti personali" sono spesso dettati dai rapporti personali e condizionati dalla "tattica"... la proposta del "vediamoci spesso e confrontiamoci" sembrerebbe banale ma, a mio avviso, potrebbe aiutarci a ricostruire dei percorsi comuni... insomma può essere una buona idea! Proviamo a concretizzarla...
franco maletti - 2011-06-21
Il mio contributo in proposito lo avevo già dato nel gennaio del 2007 attraverso una lettera aperta inviata a Gianfranco Morgando e Giorgio Merlo (Per il Domani) e a Davide Gariglio e Marco Calgaro (Piemonte Europa). L'idea era quella di costituire una corrente comune all'interno della Margherita. Morgando aveva risposto dando la propria disponibilità, Gariglio deve ancora rispondere. Diserzioni a parte, la stessa cosa è riproponibile, e non soltanto per quanto riguarda il PD, attraverso l'Associazione dei Popolari. Non sapendo come fare altrimenti, incollo quella lettera in coda a questo mio intervento. Vi sono infatti delle questioni tuttora insolute sulle quali vale la pena avviare una riflessione. ........................................................ ........... ................ .............. ............ Torino, 29/01/2007 ................................................................................ ...................................... Lettera aperta a Gianfranco Morgando e Giorgio Merlo (Per il Domani) e a Davide Gariglio e Marco Calgaro (Piemonte Europa). ...................................... .................. ............................... Come appartenente al Direttivo della Associazione politico culturale “I Popolari del Piemonte” ho avuto il privilegio di partecipare, senza interferire, all’incontro del lunedì 22 gennaio u.s. presso la sede dell’Associazione ed avente per oggetto la programmazione di iniziative e coordinamento tra “Piemonte Europa” e “Per il Domani”. Dai vari interventi che si sono susseguiti, dopo un invito alla convergenza, fatto da Guido Bodrato, sulle radici forti del Popolarismo quale condizione necessaria nella fase costituente del Partito Democratico, non ho rilevato i consensi unanimi che mi sarei aspettato, in particolare dopo la proposta di Morgando di costituire da subito la corrente Popolare della Margherita facendovi confluire sia Per il Domani che Piemonte Europa. Poiché già prima dell’inizio della riunione avevo delle opinioni, che con il susseguirsi degli interventi si sono ancora di più rafforzate, dall’alto di nessuna carica all’interno del partito della Margherita, salvo quella di semplice ed il più delle volte ignorato iscritto, mi permetto di rendere pubbliche queste mie opinioni. Opinioni che ho la presunzione di non ritenere soltanto mie, ma della maggior parte di iscritti e/o simpatizzanti delle due fazioni, oppure anche solo aderenti al vecchio PPI. Quando penso a “Per il Domani”, mi viene in mente una storia politica coerente, che in Piemonte ha raccolto le ceneri della Democrazia Cristiana creando il Partito Popolare, che ha difeso e difende i valori del cattolicesimo democratico, perché è consapevole delle proprie radici. E lo fa senza clamore e senza eccessi, tentando di evitare le strumentalizzazioni di chi, pur di fare notizia, tende a delegittimare creando tensioni e divisioni. Quando penso a “Piemonte Europa”, mi viene in mente invece un maggiore e più incisivo radicamento sul territorio, in particolare quello metropolitano di Torino. Vedo però anche, e quasi esclusivamente, il “partito” degli autoferrotranvieri. Che esiste per una serie di fortunate circostanze che mi sembra inutile elencare, perché risapute. Ma questi sono anche i suoi limiti, culturali e numerici. Vedo anche una differenza generazionale che, insieme ad entusiasmi maggiori nei confronti delle novità, porta con sé una eccessiva tendenza a lasciarsi dietro le spalle tutta una storia politica: quando Calgaro dichiara (Grugliasco, dicembre 2006, convegno insieme a Chiamparino sul costituendo Partito Democratico) “sono stufo di sentire sempre parlare di Sturzo e De Gasperi, bisogna smetterla e guardare avanti…” vorrei soltanto ricordargli che i valori non cambiano a seconda delle stagioni, o a seconda dell’interlocutore che si ha davanti. Mi viene allora da chiedermi se, tra la differenza di chi vuole “ più politica “, magari anche a discapito del potere, e “ più potere “, magari anche a discapito della politica, ci siano soltanto “questioni di carattere personale” così come sostenuto in riunione da Gariglio insieme all’invito a superarle. Oppure la divisione sia invece più profonda: perché riguarda la cultura a cui si fa riferimento e che per alcuni non c’è più, oppure è andata in crisi. Io non credo che il pur vasto popolo degli “autoferrotramvieri”, impressionante a volte dal punto di vista organizzativo delle riunioni, abbia una posizione univoca circa la propria identità politica. Ma che, al contrario, stia cominciando a porsi delle domande: in quanto vede davanti a sé un vicolo cieco, che porta da nessuna parte… Stando così le cose, non credo che la pur nobile proposta di istituire un Tavolo dei Volenterosi, fatta da un Gruppo di lavoro sul tema in questione, possa nei fatti portare a delle soluzioni. Perché non è questo il caso in cui il dialogo può avvenire con l’azzeramento delle posizioni politiche o di potere: non ci sono né azzeramenti nè trattative da fare quando si tratta di scegliere se stare tutti insieme nella corrente Popolare della Margherita ed insieme portare avanti, nel futuro Partito Democratico, il Popolarismo da contrapporre agli eccessi del riformismo socialista... Di fronte alle sfide che abbiamo davanti andare d’accordo non è più un “optional”, ma un sacrosanto dovere. Chi se ne sottrae, qualunque sia il pretesto, oltre al rappresentare soltanto se stesso se ne assumerà tutte le responsabilità riguardo al futuro. Ribadisco nuovamente la necessità di fare confluire da subito “Per il Domani” e “Piemonte Europa” nella Corrente Popolare della Margherita. Nella quale confrontarsi, chiarirsi e decidere. Tutti insieme. Un saluto fraterno. Franco Maletti
Beppe Mila - 2011-06-21
E perchè non organizziamo per davvero una cena un venerdì sera per farci gli auguri estivi e per conoscerci di persona (questo non vale per tutti, ovviamente, in tanti si conoscono già)? A me pare una proposta semplice ed efficace, ma spesso le cose più semplici non hanno sufficente appeal. Chi è d'accordo?