giovanni salerno - 2011-06-20 L'ideologia non contraddistingue noi Popolari. Il nostro fare politica nasce dall'esigenza
di essere con "la gente e per la gente". Noi dobbiamo dare una lettura della vita organizzata, in chiave cristiana. Le ideologie appartengono a destra ai liberali e a
sinistra ai socialisti. Noi possiamo essere più conservatori o riformisti, ma senza essere
legati a nessuna logica ideologica. | ||
Beppe Mila - 2011-06-02 E' veramente una bella analisi e una bella proposta, però come ha già sottolineato qualcun altro, un nuovo gruppo/corrente, seppur con origini antiche e nobili potrebbe non essere capito e addirittura provocare reazione contraria. Anche se il nome è bello e positivo, non è il momento (a mio avviso) anche se non lascerei cadere la proposta. Infatti assieme alla presa di coscienza di chi siamo e soprattutto l'orgoglio di essere, penso che momenti di incontro tra noi non solo siano auspicabili, ma necessari. Per avere consapevolezza di chi siamo e per irrobustirci sempre più. | ||
Giorgio Merlo - 2011-06-01 L’analisi e la proposta di Alessandro Risso sul profilo e sul destino politico dei Popolari nel PD sono apprezzabili e anche coraggiosi. Azzeccata anche la potenziale denominazione: e cioè, i “costruttori”. Perché tra “rottamatori”, “carrozzieri” e “nuovisti” – che poi si tratta sempre di aspiranti carrieristi, ma aiutati dalla carta di identità – uno rischia di perdersi tra sigle che rischiano di essere accomunate solo dalla assenza della politica, intesa come approfondimento culturale, analisi politica e proposta programmatica.
Ma, al di là della sigla, quello che conta è la sostanza e la meta. E quelle, almeno per Alessandro, sono chiare e anche percorribili. Almeno nella dimensione locale.
Ora, per uscire dalle buone intenzioni, credo che almeno su un aspetto dovremmo chiarirci definitivamente le idee tra di noi. “Noi” inteso come galassia dell’area popolare e cattolico democratico piemontese. E cioè, un confronto – almeno di una giornata – dove emergano le diversità, se ci sono, o le affinità culturali capaci di trasformare questo gruppo variegato in una presenza politica efficace e incisiva all’interno del partito di riferimento. E un confronto anche crudo dove si abbia il coraggio, da parte di tutti, di evidenziare le problematiche – politico o personali – che possono emergere da una vera e consapevole convergenza politica e progettuale. Non intravedo, caro Alessandro, altra via d’uscita se non quella di ritornare periodicamente sul tema e prendere atto che non ci sono diversità culturali strategiche ma che, al contempo, esistono profonde differenze sul terreno della contingenza politica quotidiana. E il tuo contributo può essere utile in questa direzione e sicuramente da raccogliere con sincerità e trasparenza. | ||
Elena Dovico - 2011-06-01 Non è male l'idea dei "costruttori" se serve per sparigliare rispetto schemi del passato che sono di remora all'impegno politico per tanti. Bisogna raccogliere nel partito tutti quelli che sono stufi di una politica giocata sulle mire personalistiche, che danneggia una seria strategia riformista incentrata sui problemi concreti. Ne abbiamo le scatole piene delle beghe tra Veltroni e D'Alema, ed è penoso vedere i cattolici democratici divisi in tanti gruppetti, a Roma come a Torino. | ||
Mirella - 2011-06-01 Ottima l'analisi e anche le buone intenzioni di riconoscersi in uno spirito dialogante, ma, ti prego, lascia perdere una nuova corrente, non moltiplichiamo "le tristezze"! | ||
Claudio Bianco - 2011-06-01 Grazie dell'analisi e del contributo, Alessandro. "Costruttori" mi piace, ce n'è bisogno, specie al "livello centrale" (nelle "tante periferie d'Italia" di gente che si tira su le maniche, tutti i gironi, tutto sommato ce n'è!) | ||
Marco Titli - 2011-05-31 Molto interessante questo pezzo! Nel tuo articolo Alessandro, vedo un bel connubio tra tradizione, apertura verso l'esterno e innovazione. |