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Le mie ragioni
 
di Gianluca Susta
 

Gianluca Susta, l’europarlamentare biellese che da pochi giorni ha lasciato il Partito democratico, risponde all’articolo di Giorgio Merlo sul disagio di molti Popolari nel PD e spiega le ragioni della sua scelta.

Quello che dice Giorgio Merlo va meditato, ma non si risolve il problema sfuggendolo. Capisco che si debba difendere una segreteria regionale “nostra” che ha fatto quel che poteva per garantire condizioni di vivibilità nel partito piemontese, chiaramente egemonizzato dalla sinistra. Ma che la mutazione genetica del PD (in quanto partito nazionale) sia avvenuta dopo Veltroni mi pare addirittura lapalissiana. Tra le tante cito l'adesione ormai istituzionalizzata (seppur in forme ancora coperte da un velo di ambigua ipocrisia) al Partito Socialista Europeo; i finanziamenti dati tramite il Gruppo parlamentare europeo socialista di cui facciamo parte all’Internazionale socialista; l’alleanza strategica (al centro come in periferia) con SEL e IDV; il rapporto preferenziale con la CGIL e, in parte, anche con la FIOM; la subalternità al giustizialismo dilagante. Devo continuare? Dov'è il “metodo” democratico che ha caratterizzato quasi 50 anni di guida DC del Paese? Liturgie, linguaggi, comportamenti, tentazioni egemoniche, a Roma come a Torino, sono tutte da ascrivere a una storia postcomunista privatasi della grandezza del pensiero che il PCI sapeva esprimere. Saranno, caro Giorgio, “posizioni individuali” come dici tu! Per carità! A me sembra che a questa conclusione possa arrivare solo chi vive la dimensione del ceto politico ormai in maniera così assorbente che non si è accorto che il disagio ha provocato la fuga del 40% dell’elettorato che è stato del PD. Ma se anche il “nostro” fosse solo il 20% si tratta di una forza di milioni di elettori che hanno capito in questi anni che si può essere alleati della sinistra, ma che non si può far parte dello stesso partito.
Queste sono le motivazioni del disagio che ha portato alla nostra decisione, disagio che è assai più diffuso della punta di iceberg che noi rappresentiamo. Il PD è nato per rappresentare questo bipolarismo. Vive in funzione di questo bipolarismo; è destinato a strapparsi al di fuori di questo quadro bipolare. La classe dirigente del PD lo sa benissimo, ma non può mettere in discussione tutto ciò perché vorrebbe dire mettere in discussione la scelta affrettata – e quindi l'errore – che ha condotto al PD quattro anni fa. Se ho qualcosa da rimproverarmi è di essere stato tra coloro che si erano illusi di poter fare un partito davvero democratico, plurale e riformista diverso da un grande partito socialista europeo. Ho sbagliato! Ed è giusto che, quindi, ne tragga le conseguenze e mi metta in discussione. I “paracaduti” e gli “attendismi” in attesa che “qualcuno” (magari uno come me?) prepari un’altra casa fuori li lascio a chi nella vita non ha altre alternative che la politica. Non è il mio caso. Per fortuna.


pino nobile - 2011-03-26
Caro Susta, poichè sono un ex popolare che ti ha sostenuto e votato e posso condividere alcune tue perplessità ti sottolineo cosa vorrei da un politico: forza e determinazione nel portare avanti le proprie idee, ma se non condivido più il partito mi dimetto, faccio entrare un altro al mio posto e poi mi rimetto in gioco la prossima tornata elettorale. Non ne posso più di eletti che cambiano casacca!
Elena Dovico - 2011-03-25
Va bene il disagio, che pare reale e condivisibile. Ma uscire per fare cosa? Abbiamo visto il precedente torinese dell'onorevole Calgaro: ha costituito l'API di Rutelli sotto la Mole per poi litigare con Vernetti, che gli ha preferito il laico Musy come candidato sindaco del Terzo Polo, e passare nell'UDC. Per un riformista cattolico democratico non è il massimo passare nel partito di Casini e Buttiglione, i clerico-moderati che avevano scelto di appoggiare Berlusconi. Meglio impegnarsi nel partito democratico per far prevalere le proprie idee, collaborando con gli altri popolari invece di dividersi e andarsene altrove a contare ancor meno.
Valeria Astegiano - 2011-03-25
Già, l'insostenibile pesantezza del lavorare in un grande gruppo. Allora buon viaggio all'onorevole. In questo transito continuo al partito del centro, poi ad un altro partito, sempre del centro.Nel PD c'è molto spazio, spazio per tutti. Poi se ci sono valutazioni personalistiche, intendo per il proprio personale futuro, è un'altra discussione.
Il Passator Scortese - 2011-03-25
A me sembrano scuse risibili, molto risibili. Basta nascondersi dietro a questi valori non negoziabili. Suvvia siamo seri, avrei capito se Susta se ne fosse andato perché traumatizzato dalla lucida calotta cranica dell'on. Minniti in procinto di esplodere mentre difendeva a spada tratta i bombardamenti sulla Serbia prima e sulla Libia adesso. In quanto al partito socialista prima di tutto non ha la lebbra e non è né naziskin né trozkista, e secondariamente penso che nel secolo scorso abbia contribuito non poco ad affrancare le classi più basse dalla servitù e dall'ignominia; facciamo un paio di nomi a caso? Il presidente Sandro Pertini e in campo europeo Willy Brandt. Mentre in campo avverso non dimentichiamoci che per la proprietà transitiva delle cose nel partito popolare europeo milita l'on. Daniela Santanchè. Meditate gente, meditate.
giuseppe cicoria - 2011-03-25
A Pra-Catinat io c'ero e sono stato l'unico che ha contestato, presente l'On.le Fioroni, il preannunciato inevitabile disastroso matrimonio della Margherita con i DS. Il segretario Soave annuiva, altri della Margherita anche. Mi sono, però beccato i fischi dalla platea, prona, per interessi personali a non dissentire dai capi! Ora il disastro è stato compiuto. La Margherita che poteva essere il partito coagulante l'elettorato crescente moderato è svanito. I superstiti non sanno dove andare se non nelle braccia dell'on.le Casini che certamente non brilla in affidabilità. Il PD ha voti di numero inferiore ai DS e certamente non fa paura alla massa di eversori che governano l'Italia. Non so cosa dire: sono demoralizzato! Che Dio ci aiuti!
Dino Ambrosio - 2011-03-25
A tutti è successo nella propria esperienza politica o lavorativa di pensare che la colpa del proprie difficoltà di convivenza all’interno di un sodalizio fossero da attribuire agli altri, alla poca omogeneità dei gruppi nei quali ci si trovava ad operare, che a stare fuori si sarebbe riusciti a lavorare meglio per le proprie idee. Ci si trova allora a pensare che piccolo è bello ed è meglio: se non altro ci si trova più a proprio agio e, se non altro, non si vive più nella complessità di una politica che ti obbliga tutti i giorni a chiederti se stai dalla parte giusta e se fai la cosa giusta. A me sembra però che oggi la sfida da porsi debba trascendere il nostro personale disagio e debba guardare alla assoluta necessità di lavorare per modificare la degenerazione di una politica che in questi ultimi tempi ha raggiunto livelli davvero insopportabili ed allora la domanda da porsi, a mio modesto parere è: se sia più efficace lavorare in una piccola compagine in cui ciascuno possa trovarsi meglio e lavorare con maggiore serenità che trovarsi in una grande aggregazione dove, magari con qualche disagio di convivenza, ci siano maggiori possibilità di raggiungere l’obiettivo di dare un governo al nostro Paese. Altra cosa è invece pensare ad una prospettiva nella quale si possano aprire nuovi spazi in cui ci si possa andare a inserire efficacemente. Mi sembra di poter registrare però che, negli ultimi decenni, i tentativi di trovare una autonoma collocazione al centro dei cattolici democratici non abbiano avuto molto successo di risultati elettorali e di obiettivi politici raggiunti. Il mondo può sempre cambiare, ma gli errori del passato dovrebbero insegnare qualcosa.
Paolo - 2011-03-25
Disagio? A me sembra che Susta cerchi una comoda pensione, se crede veramente in certi valori ha tutto lo spazio nel PD per cercare di affermarli. Quanto alla CGIL, mi sembra che il PD ascolti tutti i lavoratori; quanto alle alleanze, mi sembra che il PD si continui a porre come perno del centrosinistra. In definitiva, se proprio vuoi affermare certi principi, vai a parlare con te stesso e pochi intimi che sono già  totalmente d'accordo con te, o cerchi di far valere la forza delle tue idee con chi non è totalemnte d'accordo ma è pronto ad ascoltarti?
Igor Pesando - 2011-03-24
Capisco che l'adesione più o meno occulta al PSE non fosse nei patti però mi domando quali siano nell'essenza più profonda le diversità fra un cattolico progressista e un socialista. L'aborto? La DC ha saputo trovare la quadra col PCI nel rispetto dei rispettivi valori e una posizione equilibrata può esser ben espressa dal PD. Per quanto riguarda le alleanze vorrei far presente che l'UDC non mi sembra che rappresenti quell'esempio di coerenza cristallina se non a parole.