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Le primarie a Fassino
 
di Guido Bodrato
 

LA VIGILIA. Alla vigilia delle “primarie”, un quotidiano torinese ha descritto il profilo del candidato del PD che dovrebbe diventare sindaco di Torino con queste parole: “Una figura forte, una personalità attrezzata di autorevolezza, esperienza, capacità, fantasia, autonomia”, come è necessario per guidare la città “in tempi che non consentono di perdersi dietro a scelte dettate da modesti calcoli personali”. Non era difficile capire a chi si riferiva Repubblica con questa descrizione. Dopo la rinuncia del rettore del Politecnico, Piero Fassino aveva messo a disposizione della Gran Torino “l’esperienza nazionale e internazionale” maturata come parlamentare e uomo di governo, e si era dichiarato disposto a ereditare la ventennale gestione amministrativa di Castellani e, soprattutto, di Chiamparino. Tuttavia, per non lasciare margini di incertezza, l’articolo di Repubblica si concludeva così: “Ci vuole un sindaco che conosca la città come la conosce Fassino (…) che assomigli più a Fassino che a Gariglio,” poiché i sindaci di tutte le grandi città dovranno fare i conti con grandi difficoltà. A partire, per Torino, dalla questione FIAT. D’altra parte, non a caso l’altro candidato in campo, Davide Gariglio, aveva insistito – sin dal confronto tra candidati che si è svolto al Sermig, su iniziativa dell’Associazione I Popolari – sulla necessità di una svolta generazionale e sull’impegno a progettare un futuro in discontinuità con alcune scelte del recente passato, specie sulla politica urbanistica, e aveva chiesto un voto che rifiutasse di ratificare una candidatura indicata e sostenuta dai vertici romani del PD, compresi gli ex popolari Rosy Bindi e Franco Marini. Questo ha amareggiato Gariglio, che ha indossato la veste del rottamatore, anche se ha preferito parlare di rinnovamento. Per parte loro, i vertici piemontesi del PD sono rimasti equidistanti tra i contendenti, e hanno insistito sull’importanza della partecipazione al voto: se ai seggi si recheranno più di i 40.000 elettori – ha dichiarato Gianfranco Morgando – sarà un successo. E vincerà comunque un “democratico”, poiché gli altri tre candidati, radicali e di sinistra, sono scesi in campo per lasciare una impronta politica, non per contendere a Fassino o a Gariglio il ruolo di candidato a Sindaco di Torino.

IL VOTO. Come sono andate le cose, a conclusione di una vicenda che è diventata un evento di rilevanza nazionale? La partecipazione al voto è stata un successo (più di 53.000 elettori), anche perché a queste primarie hanno partecipato numerosi elettori della sinistra antagonista che hanno votato per Passoni (con un risultato superiore alle attese) e per Curto: il 12 ed il 4 per cento dei voti. Questa straordinaria partecipazione spiega più di ogni altra cosa la netta vittoria di Fassino. Quando gli è stato comunicato l’esito del voto, l’ultimo segretario DS, il più aperto verso i cattolici democratici tra i leader post-comunisti, il padre fondatore del PD (con Prodi, Rutelli e Veltroni), si è commosso: più del 55 per cento dei torinesi lo ha candidato a sindaco della sua città, contro il 27 per cento che ha scelto Davide. I quotidiani hanno commentato: ha vinto l’esperienza, ha vinto la continuità con l’amministrazione Chiamparino. I sostenitori di Gariglio non hanno nascosto la delusione per un risultato che è rimasto al di sotto delle attese, e hanno dichiarato: Torino non è ancora pronta al cambiamento, per molti aspetti è rimasta una città fordista, anche se è stato esplicito il “sì” di Fassino al progetto Marchionne, in polemica con l’operaismo della sinistra tradizionale. Gariglio ha perso la sfida anche perché gli elettori di queste primarie sono stati, in maggioranza, “over 50”. Tuttavia all’appuntamento elettorale di maggio, tutti sosterranno Fassino, senza incertezze. Il centrosinistra deve continuare a governare Torino. La giunta Cota dimostra ogni giorno quali rischi si corrono, se vince la coalizione Lega/PDL.

UN PRIMO BILANCIO. Dopo questo evento, è possibile tentare un bilancio delle “primarie di coalizione” promosse dal Pd in preparazione del voto di primavera. Questo voto avrà il significato che, negli Stati Uniti, è assegnato alle elezioni di “metà mandato”, dovrà cioè svelare il senso della svolta politica che si sta avvicinando. Con il capoluogo piemontese hanno organizzato le primarie altri importanti capoluoghi regionali come Milano, Napoli, Cagliari e Bologna, e centinaia di altri comuni, come Novara e Pinerolo. Con le primarie il PD si è proposto di scegliere i candidati a sindaco, ma anche di rafforzare l’unità e l’immagine del partito e di consolidare la coalizione di centrosinistra. Questo modello di democrazia, che esalta la personalizzazione della politica e rappresenta un passo verso un bipolarismi maturo, in realtà ha indotto alcuni esponenti del PD a richiedere una seria riflessione su questa esperienza. Anche perché la personalizzazione della politica e il bipolarismo che abbiamo sperimentato sono stati dominati dal berlusconismo. In alcuni casi (Napoli) il PD è uscito dalle primarie più diviso. In altri casi (Milano, Cagliari) i candidati del PD sono stati, paradossalmente, “sconfitti” dagli alleati di sinistra, ed è cresciuto il rischio di perdere la sfida con la destra, poiché è diventato più difficile dare vita a una coalizione elettorale con i moderati, comunque necessari per vincere. Torino sarà un’eccezione positiva? Nella prima capitale dell’Italia unita il PD ha dimostrato di poter essere “un’amalgama ben riuscito”.
Proprio l’asprezza della contesa tra Fassino e Gariglio ha messo in evidenza alcuni nodi da sciogliere, ma ha anche dimostrato che un PD davvero plurale può mobilitare la gente e fare vincere la sfida contro il conglomerato della destra.


Beppe Mainardi - 2011-03-06
Davide Gariglio è meritevole per il coraggio dimostrato nel candidarsi ed ha saputo parlare di problemi e delle esigenze vere della Città di Torino, anche se ha usato qualche eccesso rispetto alla "discontinuità" con le precedenti Amministrazioni di centro-sinistra. Alle primarie ho votato Gariglio e sono contento di averlo fatto. Davide i voti se li è meritati. Ora lavorerò per Fassino Sindaco, convinto che la sua esperienza, la generosità nell'impegno ed il suo equilibrio politico rappresentano un valore per far vincere il centro-sinistra il 15-16 maggio prossimi.
giuseppe cicoria - 2011-03-02
Faccio tanti auguri a Fassino. Speriamo che il grido di vittoria non rimanga in gola! Ha vinto la conservazione e la preponderanza nel PD di nostalgici di metodi che prevedono il rispetto degli "ordini" che vengono dall'alto. Adesso arriva la vera lotta che si presenterà davvero dura stante l'esperienza fatta con la candidatura della Bresso in Regione. Gariglio con la modernità del suo programma aveva sfondato nelle simpatie nell'elettorato moderato che il PD ha completamente perso con la sconsiderata fusione fatta con i DS. Per rispetto alla"causa" voterò Fassino: non voglio che Torino, ultimo baluardo del nord, cada nelle mani degli eversori!
Paolo Parato - 2011-03-02
Straordinaria e importante la partecipazione dei torinesi ai dibattiti e al voto. Significativo il risultato di Davide Gariglio, è stato premiato il suo coraggio di mettersi in gioco e ha dato credibilità alle primarie. Non ho per niente apprezzato l'intervento dei "romani", in particolare di Rosy Bindi e Marini: dovevano acquistare "crediti" verso gli ex Ds? Una considerazione: Bindi sconfitta da Veltroni, Franceschini da Bersani, Gariglio da Fassino... Quando nelle primarie non vincerà la macchina da guerra degli ex ds?
Angelo Giverso - 2011-03-01
Nulla da eccepire sulla vittoria di Fassino. Molto da eccepire sull'attuale formula delle primarie. Se negli USA avessero un sistema uguale al nostro - cioè votazione su un unico turno - sicuramente Obama non avrebbe mai vinto le primarie. Le primarie devono essere fatte su almeno 5 turni per dare la possibilità di crescita ai candidati e di aggregazioni ad aree diverse dello stesso partito. Dividiamo le città e facciamo le primarie a distanza di, almeno, una settimana. La stessa cosa si potrebbe fare per delle primarie a livello nazionale. Facciamole per gruppi di province.
Valeria Astegiano - 2011-03-01
Penso che il PD sia nel cuore dei Torinesi e non solo (parlo della Provincia di Torino), occorre, però, che i candidati siano personalità credibili, forti, di esperienza, rassicuranti, che diano garanzie di impegno , di lavoro,e, perchè no, di speranze del domani. Sia Fassino sia Gariglio davano queste garanzie. In modo diverso, perchè diversi sono l'età, l'esperienza. i trascorsi, il passato remoto e prossimo. Torino ha bisogno di una guida sicura e decisa che rassicuri i lavoratori, gli imprenditori, gli investitori. Ritengo le primarie un buon strumento, però difficile da maneggiare per noi in Italia. Ritengo pure che occorra lavorare per giungere ad un bipolarismo maturo, come dice Bodrato, non drogato dal berlusconismo e dall'antiberlusconismo.