Nella politica italiana ci sono parole-totem, che tutti ripetono spesso senza definirne il significato, lasciandole all’arbitrio della propria e altrui interpretazione. Libertà, riforme, democrazia, destra, sinistra sono fra i termini che richiederebbero l’ancoraggio al lessico. Un altro è “moderato”. Essere una persona moderata significa porsi in modo misurato ed equilibrato nei giudizi e nei comportamenti. La moderazione fa il paio con il buon senso. Passando al piano politico, il moderato è rispettoso delle istituzioni, delle leggi, delle opinioni altrui. Per indicare il contrario di “moderato”, il termine più indicato sarebbe “estremista”. Nel bipolarismo all’italiana, il centrodestra si accredita continuamente come il polo “moderato”, contrapposto agli estremisti, cioè ai comunisti, cioè alla sinistra. Quindi il moderato Berlusconi si contrapporrebbe al facinoroso Bersani. E qualcosa già non torna.
Quando poi seguiamo dibattiti televisivi o sedute parlamentari, assistiamo a scene da stadio, tra politici urlanti e pasionarie isteriche impegnati a dar sulla voce di chi la pensa diversamente. Eppure La Russa, Cicchitto, Gasparri – e persino la Santanchè e Sgarbi – sarebbero da annoverare tra i moderati. Abbiamo il moderato ultrà. Un ossimoro di nuovo conio. Un’altra delle contraddizioni di questo strano Paese.

Della rubrica: FARDELLI D’ITALIA