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La trappola bipolare
 
di Guido Bodrato
 

Entrambi gli schieramenti che si sono contesi Palazzo Chigi, stanno accusando l’avversario di mettere a rischio la democrazia. Ed è ormai chiaro che l’ondata populista, dopo avere travolto la democrazia parlamentare, sta per infrangersi contro gli scogli di una iniziativa giudiziaria che si appresta a processare Berlusconi. Ma il conflitto istituzionale che è esploso sta spingendo la vita politica in un vicolo cieco. Il bipolarismo, che avrebbe dovuto garantire stabilità dei governi e democrazia dell’alternanza, ha fallito questi obiettivi, e nella realtà si è intrecciato sempre più strettamente con il berlusconismo. Questo era il suo destino sin dall’inizio, da quando la personalizzazione della politica si è sposata con la videocrazia. Da quel momento era chiaro che nella contesa bipolare avrebbe vinto il più abile nel gestire ammucchiate eterogenee e nel demonizzare l’avversario elettorale: le due grandi coordinate della politica bipolare sono diventate il trasformismo e la radicalizzazione dello scontro. In questo, Berlusconi è stato il migliore. Ed è stato il più spregiudicato nell’affermare, con i suoi comportamenti, che “il potere non è nulla, se non ne abusi”. Tuttavia, “niente dura sempre”.
Ormai l’Italia berlusconiana è alla prova della verità. Ed è a questo punto che la politica deve fare i conti con il limite più pericoloso del modello bipolare: come si esce da questa trappola? Dopo avere umiliato il parlamento con la pratica della “dittatura della maggioranza”, Berlusconi rovescia la sua strategia ed esalta il ruolo del parlamento in contrasto con quello della magistratura. E afferma che non si dimetterà sino a quando avrà la maggioranza (che gli viene dal “porcellum”) nel parlamento; come è possibile restituire al popolo, con il diritto di voto, la sovranità che gli è stata sottratta?
L’insistenza con cui il Pd, e le altre opposizioni, chiedono la dimissioni del premier, rende evidente che il bipolarismo “reale” ha portato allo stallo. E questa situazione bloccata ha pesato anche sul dibattito che riguarda l’identità e il futuro del PD, e l’importanza delle alleanze necessarie per realizzare l’alternativa elettorale e poi per governare.


Maria Carla Micono - 2011-02-17
Sono estremamante convinta che l'articolo colga l'essenza della problematiicità politica, e non solo, del nostro tempo. Penso che tante persone dovrebbero fare "passi indietro" se si vuol salvare ciò che di positivo c'è, ma che non riesce ad emergere. Il PD è, secondo me, ingessato da troppe ambiguità ( ricordate i"ma anche..." di Veltroni?). E' ora di uscire, di ascoltare, di scegliere e di andare avanti: in tanti aspettiamo questo sbocco; diversamente molte altre persone non andranno più a votare.
Romano Vola - 2011-02-16
Alla fine, secondo me, la cosa peggiore che ha generato questa situazione è il decadimento morale in cui è piombato l'intero paese. Decadimento che non consente ai cittadini neanche più di distinguere un buon governo a livello locale, accomunando tutti gli addetti all'Amministrazione pubblica, alla categoria dei ladri, degli approffittatori, dei corrotti, dei boss, di coloro che usano il poco o tanto potere che hanno a loro uso e consumo. E tutto ciò, se mi è consentito, con l'avvallo della chiesa cattolica che in tutti questi anni non ha mai assunto una posizione chiara e inconfutabile, rispetto alle nefandezze di una classe politica corrotta, collusa e amorale che ha fatto da traino al decadimento morale a cui stiamo assistendo. Dico questo da cattolico, credente e professante, che non metterebbe più in piedi in chiesa, se non fosse per la fede rigorosa che mi hanno inculcato, con l'esempio e l'insegnamento i miei genitori e per la figura del Cristo, per me unico faro veramente luminoso nella storia dell'umanità a me nota. E qual è la domanda che mi pongo più spesso di questi tempi: "Se tornasse il Cristo avrebbe oggi qualche possibilità di evitare la croce?".