Leggiamo, con curiosità e anche incredulità, che si moltiplicano gli apprezzamenti e gli elogi per il ruolo politico che ha svolto ai suoi tempi la Democrazia cristiana. Anche, e soprattutto, da parte di chi l'ha insultata, derisa e ridicolizzata per decenni. Dopo il 4 marzo è partita la caccia al confronto con gli attuali partiti. Confronti simpatici, se non fossero in un certo senso blasfemi. Blasfemi perché confrontano la DC con i cartelli elettorali attualmente in voga. Qualcuno, e tra questi lo stesso Grillo, ipotizza che il Movimento 5 Stelle sarebbe la "nuova DC" perché ha un consenso orizzontale nel Paese e perché interpreta le ansie diffuse e profonde della società italiana: ovvero, un autentico partito interclassista degli anni Duemila. Altri, con altrettanta superficialità, paragonano il ruolo della DC al centrodestra perché, secondo un'anacronistica interpretazione, rappresenterebbe il grande "contenitore centrista" del nostro Paese. Altri ancora, una minoranza, attribuiscono una certa similitudine del PD alla vecchia DC, dimenticando che questa è stata lontana anni luce dal modello di “partito padronale” attuato da Renzi.
Ma quello che colpisce maggiormente è la similitudine con il Movimento 5 Stelle.
Ora, al netto delle diversità storiche, politiche, culturali e di costume tra allora e oggi, vogliamo paragonare la classe dirigente democratico cristiana con quella grillina? Fermiamoci qui, per carità di patria.
E in cosa consisterebbe la somiglianza del progetto politico grillino con quello democristiano?
Un movimento che si vanta di essere "oltre la sinistra, il centro e la destra" sottolinea una ostentata assenza di cultura politica e di precisi riferimenti ideali. Ha quindi un consenso reale, che prescinde tuttavia da qualsiasi valutazione politica e culturale. L'esatto opposto della DC che nella sua lunga storia, nell’epoca del mondo bipolare e di una democrazia “bloccata”, si è sempre caratterizzata con una politica "di centro che guarda a sinistra", per dirla con la celebre definizione di De Gasperi.
E poi, dove la mettiamo "la cultura delle alleanze"? Un elemento essenziale nella cinquantennale esperienza della DC, un accidente da superare per i 5 Stelle che fanno dell’autosufficienza e dell’isolamento un proprio vanto.
Sarebbe sufficiente un pizzico di memoria storica non pigliare lucciole per lanterne, ed evitare di diventare ridicoli agli occhi dei contemporanei che sanno ancora distinguere, in politica, il mare da uno stagno.
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