Giuseppe Ladetto - 2017-12-22 Sono d'accordo sulla necessità di imprimere un netto cambio di rotta alle politiche sin qui seguite da tutte le forze politiche. Dove andare? Una certa sinistra, affacciatasi recentemente alla ribalta nell'Occidente, (alla quale mi pare rapportarsi Giuseppe Davicino) ci dà indicazioni ispirate a una sorta di neokeynesismo e tese ad una più equa distribuzione dei frutti prodotti dallo sviluppo. Qui cominciano i dubbi e gli interrogativi.
E' possibile per lo Stato continuare ad indebitarsi quando il debito accumulato è già enorme? Per Keynes, la spesa pubblica a debito è necessaria in fase recessiva per rilanciare l'economia, ma deve rientrare in fase espansiva. Non è quanto avviene ormai da molti decenni un po' ovunque. Inoltre, quella che viviamo è una semplice fase recessiva di un ciclo o una crisi strutturale di sistema? Tutto sembra indicare la seconda ipotesi per la quale non valgono le ricette keynesiane.
Oggi, i pericoli maggiori per il pianeta sono le modificazioni climatiche di natura antropica e il disastro ambientale. Ricordo che, con i decantati accordi di Parigi, si fa solo un terzo di quanto necessario, sicché (ci dicono gli esperti) l'obiettivo di contenere l'aumento di temperatura entro i 2 gradi per la fine del secolo è già fallito e si corre verso i 3 gradi ed oltre. Come ha detto recentemente padre Longoni ad un convegno dell' Acli, non c'è alcun possibile “sviluppo sostenibile”, una formula usata da chi vuole continuare a percorre un cammino distruttivo.
Sono accettabili politiche economiche volte a rilanciare i consumi in paesi che già sono i principali attori del consumismo? E' vero o non è vero che il modello di consumo occidentale, già insostenibile, sarebbe disastroso quando esteso ad oltre 7 miliardi di abitanti del pianeta (come ci ha detto più volte Luciano Gallino)? Eppure questo modello continua ad essere dominante ed ispira le politiche economiche dei paesi emergenti; inoltre, è la prima causa che muove crescenti masse di migranti verso quello che ritengono un paradiso in terra. Si può ridurre la distanza tra Nord e Sud del mondo in presenza di una ulteriore crescita dei paesi sviluppati?
Certamente i progetti di Corbyn e Sanders sono profondamente diversi da quelli di Blair e di Clinton, che hanno prodotto un grave disagio sociale, ma non mi sembrano in grado di affrontare le principali cause di quella che è ormai una crisi planetaria che va ben oltre l'economia. Infatti i guasti attuali sono principalmente imputabili alle modalità operative ed alle finalità di quel turbocapitalismo che il mercato globale ha prodotto. E' qui che occorre cambiare rotta.
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franco maletti - 2017-12-21 Mi sembra che, per fare un esempio, sul mondo del Lavoro (ed in generale sulla sua precarietà diffusa e permanente) le idee rimangono poco chiare. Forse perchè manca una conoscenza a 360 gradi della situazione, per quanto riguarda il Lavoro nessuna decisone presa fino ad oggi può modificare la situazione (quando addirittura non la peggiora). Forse questo spiega perché il PD, al suo inizio di campagna elettorale, ignorando la "sezione Lavoro", faccia un elenco dei suoi successi in questa legislatura che, anche se sono indubbiamente validi sul piano civile, sicuramente non hanno inciso ad invertire il vento della crisi. Silenzio, quindi, per quanto riguarda gli "strabilianti" interventi sul Lavoro. Tardiva coda di paglia? Vedremo. Ritenendo che, soprattutto in tema Lavoro, Liberi e Uguali avesse le idee più chiare, ho letto il suo programma elettorale. Premesso che in tema Lavoro non ci vuole molto ad essere migliori del PD renziano, in questo programma si trovano vecchi stereotipi che rischiano di portare a conclusione (e proposte) devianti. Sarà perchè a certe strutture dell'elettorato storicamente di sinistra non conviene ricordare le loro amnesie ed i loro errori, ma non trovo proposte "forti" e convincenti di cambiamento salvo quella del ritorno ad un rassicurante quanto illusorio passato. Ecco, come cattolico posso dire, inascoltato, di esserci. Per quanto riguarda il "con chi stare" direi che, al momento, la risposta è: "Con nessuno". | ||
Riccardo Falcetta - 2017-12-21 Fa piacere trovarsi d'accordo con un cattolico democratico da ateo ed agnostico quale sono. A dimostrazione del fatto che, quando si parla di fatti concreti e tra persone ragionevoli,### si può fare quasi tutto. | ||
Carlo Baviera - 2017-12-21 Lo scritto "Chomsky e la piovra liberista" - di Aldo Novellini su queste pagine, indica chiaramente qual è il senso e l'indirizzo del percorso che i "popolari" devono assumere con coraggio: sconfiggere il disegno egemonico che tende a ridurre gli spazi democratici, di partecipazione, e di socialità/welfare/diritti conquistrati dal dopoguerra. Cose in linea con quanto dice Giuseppe riguardo alle scelte da compiere dopo le elezioni (e perciò già nei programmi elettorali e nelle alleanze da prefigurare). Aggiungo anche la necessità di rivedere e ridiscutere da capo il progetto di Unità Europea, di Federazione Europea. Perchè non è possibile costruire un nuovo Stato (chiamiamolo così) più grande mettendo insieme concezioni diversi dei diritti, della democrazia, dell'antifascismo e della'antirazzismo troppo diversi, contrastanti tra loro. Il pluralismo e il rispetto delle diverse culture è una cosa, il non tener conto che l'Europa del dopoguerra non deve e non può più tornare su mentalità, modi di ragionare e comportarsi, modalità di gestione del potere e di tutela dei diritti che ci siamo (o che avvremmo dovuto) ormai lasciarci alle spalle è invece un'altra cosa. Dobbiamo certamente aiutare e collaborare con i Paesi dell'Europa dell'Est che si sono liberati dal comunismo, ma come è possibile essere un'unica entità federale se si hanno sentimenti e valori opposti (vedi le recenti misure in Polonia o Ungheria, ecc. oppure le scandalose proposte di doppio passaporto dell'Austria) |