Dario Fracchia - 2018-01-04 L'analisi di Alessandro è puntuale e dà una panoramica completa dell'attuale panorama politico italiano; vorrei solo rimarcare che quest'ultimo è lo specchio dei vizi degli italiani da lui elencati:"individualismo e carenza di senso civico, clientelismo, corporativismo, corruzione, evasione ed elusione fiscale". La frammentazione delle forze non nel nome di un bene comune e di un interesse generale ma di personalismi nascosti dietro motivi ideologici spesso incoerenti con i comportamenti privati e pubblici di chi li propugna, è il paradigma di questa vocazione dell'italiano medio a cercare sempre e comunque la propria affermazione, a coltivare il suo orticello, costi quel che costi anche la demolizione di un soggetto politico a favore degli avversari, in una logica che con le stesse armi e atteggiamenti della vocazione maggioritaria tanto osteggiata si fa a sua volta massimilasta, intransigente e sempre più lontana dai problemi concreti. Le questioni di principio travalicano i contenuti e il merito dei problemi, oggi complessi e articolati al punto da diventare persino secondario se un provvedimento giusto e necessario viene votato anche da altre coalizioni di diverso orientamento politico, per lo meno alla luce del cittadino moderno medio che chiede più concretezza e meno ideologia. Le ideologie non sono morte, i valori sono sempre gli stessi, ma il cittadino si astiene dal voto perchè stanco di come vengono declinati a vuoto, in un clima di continua rissa e delegittimazione dell'avversario politico e mai tradotti in provvedimenti concreti. Perchè fondare mille partitini con il proprio nome per dare sfogo al personalismo e non lavorare invece all'interno di una grande formazione perchè i tuoi valori diventino opzione maggioritaria e motore dell'azione legislativa? Perchè "liberi e uguali" non poteva lavorare all'interno del PD? Siamo o non siamo consci che l'italiano medio è di centro/centro destra e non di sinistra?
Siamo consci che chi si astiene è perchè non trova proposte forti e chiare da parte di nessuno, non rispetto ai massimi sistemi ma ai problemi del lavoro, della disoccupazione giovanile, della lentezza della giustizia, delle pensioni, dei migranti, dei privilegi inaccettabili della politica rispetto ai paesi stranieri, delle sparatorie per le strade della malavita che uccidono persone innocenti? e la lista potrebbe essere molto molto lunga. Tutti temi sui quali il populismo va a nozze mentre noi ci preoccupiamo dei distinguo ideologizzati facendo gemmare nuove formazioni politiche aumentando il distacco dell'elettore medio che vede solo più risse e mai dibattiti sui contenuti e proposte chiare e comprensibili.
Meditiamo bene e attentamente dove sono le responsabilità della disgregazione della sinistra: diffido delle condanne sommarie contro una sola persona, oggetto spesso di odio ingiustificato. Le responsabilità sono collettive ed ognuno nel suo piccolo faccia cristianamente un bel mea culpa. | ||
Giuseppe Davicino - 2017-12-19 Alessandro mette impietosamente il dito nella piaga maggiore delle forze progressiste: la loro difficoltà nel tradurre in proposte concrete i valori che declamano. Infatti, come si può esser credibili a dichiarare di volere politiche per il lavoro, i diritti sociali, la riduzione delle disuguaglianze, senza prendere le distanze da ciò che rende la società, la classe media e lavoratrice più povera, ovverossia la privatizzazione delle politiche monetarie e di bilancio? Siccome gran parte della sinistra sulle materie economiche alla fine ragiona come Monti o Draghi, l'elettorato popolare la punisce con ragione nelle urne. | ||
Carlo Baviera - 2017-12-13 Condivido anch'io l'analisi di Alessandro. Come sottolineo quanto sostenuto in merito al voto referendario di un anno fa (il 30% dei NO lo ha fatto per un giudizio di merito); anche se ritengo che sia opportuno, per tutti, mettersi alle spalle quel risultato e non riprendere le polemiche. Serve invece ripartire dall'applicazione della Costituzione, in particolare su lavoro, politiche di pace, solidarietà e diritti, famiglia... oltre al guardare ad un'Europa sociale e della cultura. Per quanto riguarda la nuova formazione di sinistra: bene le dichiarazioni ufficiali e i propositi, ma si tratta di capire se e quanto spazio esiste per la cultura "personalista, di fraternità, di federalismo comunitario" (il cattolicesimo democratico e popolare) e per i leaders che lo incarnano. In sostanza, pur nella discontinuità che deve esserci rispetto alle esperienze del '900, se si mettono insieme in modo plurale e rispettoso le diverse culture e provenienze, oppure se è la continuazione pur rinnovata della storia delle sinistre socialiste e laiche. | ||
Giorgio Merlo - 2017-12-13 Beh, che dire. Un articolo che riflette, con rara lucidità, il panorama politico e culturale dell'attuale centro sinistra. Cioè un campo di macerie. Dando per scontato che il Pdr, il partito di Renzi, non è più in grado di recuperare il progetto originario del Pd, credo sia importante che la formazione che nasce attorno al Presidente Grasso riesca adesso a recuperare le ragioni fondanti di un centro sinistra di governo. Plurale e inclusivo. Dopodiché sarà il voto di marzo a dirci e a spiegarci come potrà essere ricostruita una coalizione di centro sinistra. Che oggi, purtroppo, è stata azzerata dalla "vocazione maggioritaria" di Renzi e dall'isolamento politico ed elettorale del Pd. | ||
Luciano Porino - 2017-12-12 Condivido in pieno l'analisi di Alessandro. Dubito però che in D'Alema abbia mai soggiornato lo "spirito dell'Ulivo". E Grasso sarà in grado di tenere a bada il nostro "baffino"? Ai posteri l'ardua sentenza. |