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Migranti, il documento

 
Per un approccio ragionato a un fenomeno epocale
 

Dalla conferenza sul fenomeno migratorio tenuta il 16 giugno 2017 presso l'Educatorio della Provvidenza di corso Trento 13 a Torino, abbiamo ricavato questo documento.
La sua base è nell'ampio intervento del professor Giuseppe Ladetto, editorialista di Rinascita popolare, integrato dalle considerazioni del dottor Alessandro Risso, presidente dei Popolari piemontesi, i due relatori dell'incontro.
La bozza ricavata è poi stata poi vagliata dai componenti del Consiglio Direttivo che hanno contribuito a puntualizzare e ampliare alcuni passaggi, arrivando a definire il documento finale, che la nostra Associazione propone ora alla lettura e alla riflessione.

Documento

Andrea Griseri - 2017-09-29
Una disamina del problema certamente molto più rigorosa e completa delle prese di posizione emotive e superficiali che sono moneta corrente nel dibattito contemporaneo. Il sospetto che il fenomeno migratorio sia in qualche misura governato o favorito da qualche centro di potere nascosto non è a mio avviso ascrivibile alla solita sindrome complottista; svuotare i paesi d'origine della popolazione (i migliori? Forse, e in questo caso sarebbe un depauperamento per quei paesi medesimi; i peggiori? in questo caso tanto peggio per i paesi di destinazione) è un vantaggio per le elites locali e per i land grabber (Cina in testa). Scaricare all'improvviso vere e proprie bombe demografiche su paesi provati dalla crisi, economicamente fragili e segnati da una crescente sfiducia nelle istituzioni e nella politica può avere effetti destabilizzanti. Si rischia di innescare una guerra tra poveri, una corsa al ribasso nelle condizioni del lavoro (salariali, contrattuali, di sicurezza) e innescare sentimenti rancorosi da parte di una popolazione che si è impoverita e non può contare (almeno in Italia) su un welfare adeguato. E tutto questo fa comodo (leggetevi "Shock economy" di Naomi Klein; si creano artificiosamente certe condizioni che giustificano misure che in tempi normali sarebbero improponibili). Quante persone rinunciano a curarsi! Quante persone la sera nel centro di Torino improvvisano un giaciglio sotto i portici di via Roma e sono italiani! E' a loro che toccherebbe pagare i peccati del colonialismo come qualche solone ha osato affermare? Senza contare che il colonialismo italiano - lungi da me rispolverare la retorica da italiani brava gente!- ebbe vita breve e fu punito aspramente dalle vere potenze coloniali; senza fare sconti a chi condusse la guerra d'Etiopia che autorità morale avevano inglesi e francesi nel negarci il posto al sole? Purtroppo non sappiamo cogliere questi aspetti "inconvenient" della questione noi che siamo o ci sentiamo i migliori: noi cattolici democratici (fra i quali mi arruolo), noi uomini di sinistra, noi volontari, noi liberaldemocratici di lungo corso, noi ambientalisti (anche qui sono arruolato) che critichiamo la gestione dei rifiuti a Torino ma chiudiamo gli occhi e il naso di fronte ai miasmi tossici (molto meno controllati dei fumi dell'inceneritore!) dai campi Rom. Insomma i "buoni" (per mutuare il titolo di un romanzo del compianto amico Luca Rastello). E tutti a dare la croce addosso al povero Minniti che anche sulla scorta di precise acquisizioni di prove e di due inchieste aperte da due serissime procure ha infranto coraggiosamente il tabù delle ONG accreditate di uno status di santità a prescindere. Alcune rispettano le regole, altre intrattengono vergognosi contatti con gli scafisti e sono complici di un mercato di uomini che va a detrimento dei migranti e dei paesi di destinazione. Minniti ha dato una lezione di democrazia la quale si fonda su un contratto sociale fra governati e governanti: questi ultimi si impegnano a tutelare e promuovere gli interessi dei governati; piaccia o no questo è il meccanismo fondamentale delle democrazie di ieri e di oggi. Questo non comporta affatto la chiusura egoista giustamente stigmatizzata dalla Chiesa verso lo straniero ma anzi ne è la garanzia: quale beneficio può trarre un immigrato (forse futuro cittadino del paese che lo ospita) da una classe politica che non riesce a preoccuparsi neppure dei propri cittadini, magari nel nome di una falsa e temporanea solidarietà proprio verso gli stessi migranti? Di simili ipocriti occorrerebbe diffidare! Che i "buoni" sopramenzionati se ne stiano tetragoni al riparo loro posizioni fossilizzate in un immutabile gioco delle parti è rivelatore della condizione comatosa del dibattito italiano. Quasi quasi... meglio i toni da stadio deplorati da mons. Galantino! Le urla sveglieranno i neuroni dei "buoni, chi può saperlo.. E li stimoleranno a ricercare forme di governance di questo intricatissimo problema, ricco di insidie ma anche di opportunità; il meticciato culturale, come ben dice il Papa, se gestito, in termini qualitativi e quantitativi (brutalmente: poter scegliere chi può entrare e quanti) può essere una ricchezza ma se imposto appare una insidia e non farà che stimolare i vituperati arroccamenti identitari. Ha ragione il Papa, allarghiamo le braccia: senza dimenticare però che l'estensione delle braccia umane è soggetta a limiti creaturali. Certo resta l'esempio dei grandi Santi: ma quei meccanismi spirituali e psicologici che agiscono nel cuore delle singole persone seguono regole e leggi diverse nel corpo collettivo dei popoli (leggete Canetti in proposito), e nessun popolo in quanto tale è stato mai stato canonizzato.
giuseppe cicoria - 2017-09-12
Adesso che il nostro Papa Bergoglio si è espresso con ampie cautele sul fenomeno voglio proprio sentire cosa diranno i pennivendoli ed i politicanti da strapazzo. Il fenomeno riveste una importanza cruciale per me vecchietto ma soprattutto per il futuro dei nostri figli. Abbiamo il dovere di difendere la nostra Società, la nostra economia e soprattutto la nostra civiltà e le nostre tradizioni cristiane. Si deve fare cosa è possibile fare. Non siamo in grado di salvare il mondo da soli! Complimenti vivissimi per il ponderoso ed esaustivo lavoro sull'argomento.