Ricorda che “il lavoro, senza la persona, finisce per diventare qualcosa di disumano, che dimenticando le persone dimentica e smarrisce sé stesso” e che “la persona si realizza in pienezza quando diventa lavoratore, lavoratrice”.
Accusa il capitalismo “perché ha dimenticato la natura sociale dell'economia, dell'impresa”.
Critica il sindacato, che “non svolge la sua funzione essenziale di innovazione sociale se vigila soltanto su coloro che sono dentro, se protegge solo i diritti di chi lavora già o è in pensione. Questo va fatto, ma è metà del vostro lavoro”. Così il sindacato arretra, incompreso dalla nostra società “perché non lo vede abbastanza lottare nelle periferie esistenziali. Non lo vede lottare tra gli immigrati, i poveri, oppure perchè la corruzione è entrata nel cuore di alcuni sindacalisti”.
Ribadisce che “il sindacato nasce e rinasce tutte le volte che, come i profeti biblici, dà voce a chi non ce l'ha, denuncia il povero 'venduto per un paio di sandali'. Ma col passare del tempo ha finito per somigliare troppo ai partiti politici, al loro stile".
Pensa “al 40% dei giovani che non hanno lavoro. Qui. In Italia. E voi (sindacalisti) dovete lottare lì”. Infatti “è una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti”.
Sottolinea che non lavora chi dovrebbe farlo, lo fa chi non dovrebbe: “Da bambini non si lavora, e non si deve lavorare. Non lavoriamo quando siamo malati, non lavoriamo da vecchi”.
E punta il dito contro le pensioni d’oro, “un’offesa al lavoro non meno grave delle pensioni troppo povere, perchè fanno sì che le diseguaglianze del tempo del lavoro diventino perenni”.
Parole di papa Bergoglio all’incontro con i delegati della CISL. Parole di giustizia sociale, parole di verità, senza sconti. Quelle parole che la sinistra non sa più dire, e anche quando le dice, non le sa più testimoniare.
Papa Francesco, grazie di esistere. |