Spiacenti, ma 6 numeri vincenti al superenalotto non siamo in grado di darveli. È vero, abbiamo centrato tutte le previsioni alle primarie PD, ma lì è stato facile. La vittoria di Renzi nella corsa alla leadership del partito di Renzi era scontatissima: avevamo pronosticato poco meno di due milioni di votanti (sono stati 1.848.000), un terzo di affluenza in meno (-34,4%), Renzi vincitore con almeno i due terzi dei voti (70%) ma con mezzo milione di voti in meno rispetto al 2013 (ne ha persi 612.000).
Diciamo che le nostre previsioni gli erano un po’ più favorevoli, ma non ci sentiamo renziani per questo. Perché il più renziano di tutti, Matteo stesso, da furbacchione qual è, aveva messo un’asticella bassissima - il milione di voti - per dirsi soddisfatto dell’affluenza ed esaltare il risultato. Contento lui…
Nei tre anni di potere incontrastato alla guida del partito e del governo ha perso per strada un terzo degli iscritti al PD, ha ridotto di oltre un terzo il “popolo delle primarie”, e gli è pure venuto meno un terzo di voti personali.
“L'affluenza della volta scorsa appartiene a un'altra era geologica”, ha dichiarato Renzi.
Ci pare invece che le due ultime primarie siano assolutamente paragonabili, nelle premesse e nei risultati: primarie di partito e non di coalizione, tre candidati, il vincitore annunciato (68% nel 2013, 70% ora), due competitor della sinistra interna (Cuperlo e Civati nel 2013, Orlando ed Emiliano ora).
Diverso invece è il PD, trasformatosi da partito plurale a partito del leader, e diverso il contesto: nel 2013 il fiorentino era una speranza di cambiamento per il Paese, oggi solo una speranza di mantenimento di un potere che molto ha deluso. |