I non addetti ai lavori fanno fatica a tenere il conto dei movimenti di personale politico che stanno avvenendo nel campo riformatore con scissioni a lungo annunciate per ragioni di merito e mai effettuate, che si sono concretizzate solo nel momento in cui sono divenute questioni di collegi e di ricandidature.
Il fatto è che il partito di una sinistra che vuole essere perfettamente integrata nello schema neo-liberista e globalista - clintoniano in una parola - esiste già, ed è il Partito Democratico. Non quello renziano, ma il PD tout court. Coerentemente Renzi si prepara a tornare al Lingotto dieci anni dopo l'assemblea fondativa veltroniana, perché di quel progetto non è che un fedele continuatore. Il PD è divenuto il principale riferimento dell'establishment internazionale e del progetto economico e geopolitico che esso persegue. Un progetto che, come dimostra la storia recente, non si fa scrupoli di gettare nella povertà la classe media, di creare diseguaglianze inaudite, di produrre conflitti e destabilizzazioni attorno all'Europa, in definitiva di mettere a rischio la tenuta stessa della democrazia.
Questo significa che per chi cerca invece di costruire una forza riformista popolare, a sinistra del PD – e ci vuole veramente poco! – si pone in modo ineludibile la necessità di caratterizzarsi per una diversa proposta politica, in assenza della quale l'elettorato percepisce solo personalismi, litigi incomprensibili e grande confusione.
Campo Progressista di Pisapia, Sinistra Italiana di Fratoianni e Fassina, Democratici e Progressisti fuoriusciti da PD e SI, saranno in grado, in tempi di proporzionale, dove non ci sarà spazio per più di un partito a sinistra di Renzi, di definire una politica riformatrice svincolata dall'abbraccio letale con le oligarchie finanziarie internazionali? E di stare dalla parte del popolo e non da quella di un establishment sfruttatore e parassitario?
La logica della politica non fa sconti, e se da questo versante si offrirà agli elettori progressisti una cosa che se non è zuppa è pan bagnato, un PD sotto mentite spoglie, c'è da stare certi che scopriranno l'imbroglio.
La strada da seguire a sinistra in questa fase assomiglia molto a quella a suo tempo indicata da don Sturzo. Un coraggioso manifesto programmatico-strategico aperto a tutti coloro che lo condividono. Con almeno due punti imprescindibili in questa sorta di nuovo appello:
- riaffermare, soprattutto dopo l'esito del referendum di dicembre, la priorità e la prevalenza della Costituzione su ogni e qualsiasi trattato internazionale, sia esso l'UE, il Trattato di Maastricht, la NATO, i trattati commerciali transnazionali. Via dunque il pareggio di bilancio dalla Costituzione, mai e poi mai l'inserimento nella Carta costituzionale del fiscal compact.
- Affrontare in termini realistici e tempestivi la manifesta insostenibilità dell'austerità per la tenuta, economica, sociale e addirittura democratica, del Paese in modo da cogliere lo strettissimo legame che intercorre tra un cambio drastico e urgente di direzione nelle politiche monetarie e la possibilità di ripresa economica e sociale del Paese.
Una forza politica a sinistra del PD potrà esistere solamente se dal suo impianto politico-programmatico trasparirà in modo nitido e non equivoco che essa si colloca dalla parte del popolo e delle priorità che questo indica. E non dalla parte di quell'establishment internazionale responsabile della crisi e del caos attuali, nonché del consenso crescente alle forze antisistema che nascono quando le forze riformatrici stentano o smettono di rappresentare i ceti lavoratori e la classe media. |