Giuseppe Ladetto - 2017-01-13 Sono d’accordo quando Davicino identifica come responsabili della grande crisi economica, della catena di guerre catastrofiche (dall'Afghanistan alla Siria) e del conseguente terrorismo quei poteri globalisti che hanno in Washington il principale interprete, ed altresì comprendo coloro che ritengono prioritario sconfiggere questo establishment globalista utilizzando gli strumenti politici che si hanno a disposizione. Non sono però ottimista sulla possibilità di dotarsi di tali strumenti. Non solo l’odierno PD, ma la stragrande maggioranza delle sinistre europee si sono allineate acriticamente a quel pensiero neoliberale che ha teorizzato ed accompagnato la globalizzazione, e ciò non in tempi recenti (non chiamerei in causa il solo Renzi), ma a partire dall’inizio degli anni Novanta quando Francis Fukuyama, annunciando la fine della storia, profetizzava che il liberalismo si sarebbe imposto in tutto il mondo ed il mercato sarebbe stato l’unico fattore di regolazione in ogni ambito dell’esistenza umana. Inoltre, le sinistre per distinguersi da quelle destre che anch’esse si definiscono liberali in ambito economico, hanno sposato un liberalismo sociale che privilegia i cosiddetti nuovi diritti in un’ottica di individualismo estremo, talora spingendosi fino ad abbracciare la teoria del gender ed il transumanesimo. Oggi c’è molto malessere (che non ha solo motivazioni economiche) e disorientamento per la perdita di riferimenti fino a ieri condivisi, mentre cresce l’insofferenza nei confronti dell’élite neoliberale. Tuttavia non vedo in giro quali forze possano ribaltare la situazione. Perché il mondo cambi, serve un’azione che vada oltre il piano politico. Occorre una rivoluzione culturale che sappia parlare alle coscienze e proporre all’immaginario delle persone una nuova visione del mondo e una nuova scala di valori, uscendo dalle logiche della globalizzazione. In caso contrario, anche gli eventuali nuovi protagonisti della politica finirebbero per allinearsi ai dettami imposti dall’ideologia dominante. | ||
Andrea Griseri - 2017-01-12 Un partito -movimento capace di ispirare , dosare, indirizzare anche se incapace di ottenere la maggioranza ( con qualsivglia legge elettorale)dove i valori e il metodo cattolico-democratico siano il perno; un partito movimento però capace virtualmente o realmente (nel caso in cui la legge elettorale dovesse volgere al proporzionale)di esprimere un potere di coalizione ( cosa un poco d'antan ma che da sostanza alla politica cpme ricorda la signora De Gasperi nel suo bellissimo scritto): è una prospettiva affascinante che ogni tanto mi è già capitato di sognare. Grazie a Davicino per averla espressa con tale nettezza di ocntorni. Perché non continuare a parlarne? Io sono interessato! | ||
francesco cecco sobrero - 2017-01-12 Se non fraintendo il pensiero dell’autore, al referendum avrebbero votato no: i poveri e si: i ricchi. Tenendo valida questa tesi messer Berlusconi che ha fatto del no un suo cavallo di battaglia è un povero? Sarà forse povero di spirito, ma non certamente in capitali |