Carlo Baviera - 2017-01-10 Sempre lucida l'analisi di Guido. Io sono uno di coloro che hanno votato no "con la testa" e per "patriottismo costituzionale", e lo ritengo una vittoria, anche per non lasciare che il merito se lo intestino solo Grillo, Salvini e Berlusconi. Se si sono salvati articoli della Costituzione è quindi anche merito di molti cattolici democratici, a prescindere da cosa pensassero di Renzi e di quanto il suo Governo ha realizzato. Ero fra coloro che riteneva non dovesse dimettersi a seguito dei risultati: chiaro che per farlo non avrebbe dovuto dichiarare prima che avrebbe abbandonato tutto, così ha pagato la sua presunzione e la tendenza al personalismo.
Ritengo, proprio perchè il voto al referendum molti di noi lo hanno dato riguardo ai contenuti, che adesso si debba assumere una iniziativa per ritoccare poche cose: come porre fine a quanto non funziona nel bicameralismo paritario? abolire il CNEL o farlo funzionare? e quali Provincie? Io sono sempre per l'accorpamento di alcune Regioni, l'abolizione delle Provincie e la costituzione di Enti Intermedi (Comprensori?) rappresentativi di territori meno estesi rispetto alla Circoscrizioni provinciali attuali, ed eletti direttamente. Quindi non si devono interrompere le riforme. Non è vero che adesso per 30 anni non si può fare più nulla. Si deve fare, invece! Ma deve farlo il Parlamento, su pochissimi punti, e lasciando il Governo fuori il più possibile.
Per quanto riguarda la legge elettorale per me i punti da rispettare sono tre: 1) garantire la governabilità, 2) garantire la rappresentanza, tutelando anche le minoranze, pur con uno sbarramento accettabile, 3) che all'interno del Partito votato si possa scegliere il candidato (perchè con candidati unici, o si è obbligati a cambiare il voto di partito se il candidato non piace, oppure è la stessa cosa delle liste bloccate). | ||
Mario Chiesa - 2017-01-05 Il ritorno di ‘spallata’ mostra forse che anche qui vale la regola che i titoli sono redazionali; il discorso di Bodrato si muove su più piani, forse troppi.
Uno di coloro “che hanno votato no “con la testa”, constata qui che la vittoria del NO è dovuta ai ”molti elettori che ieri hanno votato “con la pancia” contro Renzi”; lo aveva chiesto esplicitamente uno dei leader del populismo. E su questo punto – il populismo - vorrei riprendere il discorso. Sarà bene anzi tutto precisare che ‘populista’ non è l’elettore, ma il candidato, il partito che chiede il voto in un certo modo. Il populismo quest’anno ha vinto non solo il referendum ma, prima, a Roma e a Torino almeno, le amministrative; e questo, le vittorie del populismo, mi sembra il fatto politico dell’anno. Ma il populismo condiziona la politica italiana almeno da quando gli ‘osservatori’ hanno preso a sdilinquirsi di ammirazione verso la Lega; così, con tutti i partiti commossi da un federalismo fuori tempo, si è giunti al pasticcio della riforma del titolo quinto della Costituzione. Il populismo è cresciuto nel vuoto lasciato dai partiti che, nel tempo della democrazia dei partiti (quella prevista dalla Costituzione, 49), proponevano una ‘visione’, un progetto di società, invece di cavalcare i problemi della gente (a Roma il populismo aveva già vinto con Alemanno). Il problema del populismo non si risolve con qualche regola interna al PD o con qualche ingegneria elettorale (almeno quelle che vedo in campo). Il problema è quello della forma partito (tutti i partiti, anche quelli americani), del partito inteso come struttura in grado di orientare l’elettore, di farlo votare non sulla base di un bisogno immediato (che il populista enfatizza e promette confusamente di risolvere), ma su un progetto d’insieme. Il punto mi pare questo: i partiti possono tornare a orientare l’elettore? In che modo? Quello di Renzi è stato anche il tentativo di inserire elementi populistici (rinnovamento, velocità delle decisioni) nel progetto del PD; mi pare fallito, per la fatica del governare e per il logorio dell’opposizione interna. E se i partiti non sono in grado di tornare ad orientare l’elettore, in quale altro modo si può aiutare l’elettore a non lasciarsi abbindolare dal populista di turno? Io, oggi, non lo so, probabilmente anche perché sono vecchio e non ho la sensibilità per capire come si orientano i giovani; ma questo, come ovviare al rischio del populismo, mi pare il vero, grande problema qui proposto da Bodrato.
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giuseppe cicoria - 2017-01-03 Come sempre Guido è riuscito a sintetizzare con efficacia la situazione politica attuale. Io modestamente aggiungerei che il duo Mattarella Gentiloni attuerà una politica di basso profilo e forse di qualche efficacia con lo stile antico dei vecchi democristiani. Il tutto assecondando gli interessi dei parlamentari che vorranno arrivare quasi alla fine naturale della legislatura per ottenere il diritto al noto assegno. Il danno collaterale forse lo subirà Renzi che con passare del tempo sarà destinato al quasi oblio. Ancora una volta avrà sbagliato strategia. |