Michele Zolla - 2016-12-25 Non mi stupisce che vi siano ancora tante persone che continuano a riconoscersi in quel patrimonio culturale che genericamente si potrebbe definire cattolicesimo democratico o cattolicesimo sociale perchè la seminagione è stata ultraceentenaria dalla Rerum Novarum in poi. Purtroppo oggi sulla scena politica non c'è un catalizzatore alla Sturzo o alla De Gasperi e nemmeeno un federatore capace di dare vita ad un simulacro di Opera dei Congressi .Non disperiamo però perchè la Provvidenza c'è. | ||
giuseppe cicoria - 2016-12-25 se i corsi e ricorsi storici hanno un significato probabilmente quando toccheremo il fondo si potrà verificare qualcosa che ricordi il passato. La domanda e´: a che punto siamo? Allo stato attuale e´per ora interessante osservare l´evoluzione di movimenti politici che hanno come base costituente l´onesta´, il bene comune ed il rispetto della "persona". Se in questi movimenti entrassero anche i concetti del cristianesimo cattolico il gioco sarebbe fatto. | ||
PLB - 2016-12-20 E' possibile anche un'altra interpretazione. Partendo dalla considerazione che alla luce delle recenti encicliche non so se sia corretto parlare ancora di un cattolicesimo sociale: la sequela di Cristo richiede al singolo (credente) un'agire che è per sua natura completamente e sempre sociale anzi oltre che sociale è globale per cersi versi biologico, cioè "attinente alla vita" tout court e che vale come proposta anche per un "non credente".
Dunque in questa logica è necessario osare un superamento più estremo: sinistra e destra fanno parte di un orizzonte lineare e primitivo dell'azione politica. La sfida vera è a mio avviso tra facile e semplice, tra complesso e involuto, tra palese e nascosto, tra relazione e pseudo relazione (e non "non relazione"), tra ecologia ed economia. Molti più assi esistono nel nostro tempo, che la tecnologia, più che la scienza, manipola con disinvolta leggerezza, spingendo per certi versi l'insieme sociale sul bordo di pericolosi abissi.
Non è tempo di "guardiani" della "sicura difesa" di pochi benefici (spesso più prossimi ai privilegi) barattati con diritti, ma di "traghettatori" robusti nella ricerca dei propri doveri di "restituzione" e di "dialogo incessante". Non è tempo di "dolori da ritorno", nostalgie che non fertilizzano ma al contrario sterlizzano le iniziative, le rendono formali e "meccaniohe". E' tempo di dare mano alla fune e tirare il traghetto con i primi esploratori a bordo dall'altra parte, sulla sponda del già ma non ancora a cui ogni cittadino non solo ogni cristiano è chiamato a partecipare.
Occorre esplorare la terra dei rapporti umano-umanoide, umano-non umano, cominciando dai passi più semplici, i rapporti tra "semplici" e "facili", grande terreno dell'ambiguità manovrato dal potere tecnologico e oggetto dell'agone poltico immediato.
Parliamone. |