Oreste Calliano - 2016-12-19 Leggo con interesse le reazioni, spesso sopra le righe, di chi dichiara di aver “vinto” o di aver “perso” nel recente referendum costituzionale. Poiché non condivido l’approccio da “teoria dei giochi” delle scelte elettorali né quelle “mercatali” in cui il consenso pubblico viene conquistato da chi ha più strumenti di marketing elettorale, soprattutto se si delibera sulle regole fondative di una comunità, quali quelle costituzionali, ma preferisco richiamarmi all’approccio classico del “conoscere per deliberare”, ritengo che i cattolici progressisiti abbiano perso in questa occasione una buona occasione per farsi ascoltare. Avevano dei valori forti in gioco, un metodo di discussione trasparente, un viatico di un Papa che invitava ad impegnarsi, in particolare per essere “sale della terra politica”. Si sono invece lasciati comprimere tra due istanze a loro estranee. Quella radicale volta a far prevalere i diritti individuali sui diritti-doveri comunitari e quella liberal-comunista volta ad evitare una sana “palingenesi” a favore di un ipocrita mantenimento di una nomenclatura dirigenziale post-sesantottina, che avendo ereditato un partito comunista ai massimi livelli, lo ha gradatamente visto “asciugarsi” ed ha preteso di essere sempre “elite” senza averne la statura paretiana, né la visione gramsciana. Questo è ciò a cui ha portato “ l’imagination au pouvoir”. Per fortuna tutto ciò è definitivamente finito! Speriamo non verso una Italia argentinizzata. | ||
Giuseppe Davicino - 2016-12-14 Un articolo intelligente che fa discutere e che bacchetta quanti avevano trovato un modus vivendi accomodante col renzismo. Ma che da un altro verso si ferma alle premesse di quello che dovrebbe essere il ruolo dei cattolici nella fase odierna, non problematizza tante questioni che hanno a che fare con l'aumento delle disuguaglianze, con la crisi della democrazia e la qualità dell'informazione, con le guerre, che vedono anche i cattolici dalla parte sbagliata della storia.
Mi stupisce, inoltre, che una persona niente affatto sprovveduta come Melloni possa seguire la vulgata secondo la quale il Paese sarebbe stato indebitato dai partiti della Prima Repubblica. L'eccessivo debito pubblico italiano, la sua esplosione a fine anni Ottanta, come ormai riconosce la maggior parte degli economisti, è diretta conseguenza delle politiche errate di Ciampi ed Andreatta, che hanno effettuato la separazione tra Ministero del Tesoro e Banca d'Italia. Tale separazione ci ha posto alla mercé degli speculatori internazionali sia per quanto riguarda la gestione del debito pubblico, sia soprattutto per l'emissione monetaria che da asset si è trasformata di colpo in debito. Da allora una quota cospicua del gettito va nelle tasche delle banche d'affari. Se i famosi “costi della politica” nel loro insieme non superano i 3-4 miliardi, qui stiamo parlando di cifre prossime ai 100 miliardi annui che vengono sottratti al popolo per lavoro, sviluppo, servizi e gentilmente omaggiati ai Signori del Debito. Poi qualcuno si lamenta dell'antipolitica.
Benissimo, invece, quando osserva che il messaggio di Papa Francesco va vissuto e deve cambiare la mentalità e le opere, e non va declamato come se fosse una moda. Alla fine la questione non è sapere se c'è qualche statista cristiano ma come far fruttare i talenti dei molti cattolici che hanno senso dello Stato e che operano lontano dai riflettori. Ma questa è un'altra storia, da scrivere e soprattutto da realizzare senza più indugi. | ||
Flavio Rosso - 2016-12-14 Concordo con la lucida analisi che, sostanzialmente, conferma il momento di incertezza che caratterizza il mondo del cattolicesimo, ma come al solito e come da troppo tempo quando si tratta di Religione ci si deve riferire a fatti, atteggiamenti e situazioni concrete. Lo stesso Santo Padre e di conseguenza la più alta gerarchia ecclesiastica, pubblicamente spesso appare con atteggiamenti di natura politica e ammonimenti per stimolare le sensibilità sociali. Viene da chiedersi è questa o principalmente questa la funzione della Chiesa? Oppure sarebbe quella far crescere il senso di Dio, di Redenzione, degli Imperscrutabili Disegni: una religione che si sostanzia quasi esclusivamente sulle vicende di cronaca, sia pur di grande rilievo come il fenomeno immigratorio e delle povertà, rischia tuttavia di circoscrivere la presenza di Dio, che dovrebbe essere Immanenza pura, alle sole vicende terrene. Non possiamo nascondere che la nostra è diventata una Religione "debole" in competizione perdente con quelle nelle quali è più presente l'affidamento all'Onnipotente considerato principio e fine ultimo dei credenti. |