Rilanciamo l’ampia recensione del volume sulla sinistra sociale curato da Giorgio Merlo e Gianfranco Morgando pubblicata da Luca Rolandi sul sito web lavocedeltempo.it.
Nella copertina del recente libro «La sinistra sociale - Storia, testimonianze, eredità» di Giorgio Merlo e Gianfranco Morgando è impressa una immagine che riassume un tempo di semina e di costruzione: gli sguardi di due grandi cattolici e democratici, Carlo Donat-Cattin e Aldo Moro. I due volti di una stagione di uomini liberi e forti, parafrasando don Luigi Sturzo, capace di dare un contributo decisivo nell’Italia del dopoguerra, eredi della lezione di Alcide De Gasperi, portando il Paese ad una dimensione di equilibrio, progresso e benessere impensabile all’indomani della ritrovata libertà post bellica. Nel saggio, edito nella collana Coscienza Studi della prestigiosa Editrice Studium di Roma, di Merlo e Morgando, capitani di lungo corso della sinistra sociale, il protagonista è proprio uno dei due leader democristiani: Carlo Donat-Cattin. Il capo indiscusso della sinistra sociale, l’allievo del mondo dei santi sociali torinesi e del sindacato bianco fu il domino di un progetto storico di pensiero e azione, cultura ed economia, lotta politica spesso dura e serrata, con amici e avversari, ma sempre orientata, non in maniera retorica, al bene comune.
La prefazione di don Antonio Mazzi e soprattutto i corposi saggi degli autori Merlo (“Forze Nuove nella DC e nella società”) e Morgando (“La sinistra DC in Piemonte”) è arricchita da una seconda parte che raggruppa le voci dei protagonisti nella società e nella politica, provenienti dalla corrente democristiana più libera e originale, oltre che da esponenti del mondo politico laico, marxista, socialisti e liberali che hanno apprezzato nella loro carriera pubblica la capacità di leggere la realtà di Donat-Cattin e i suoi amici.
L’itinerario di Carlo Donat-Cattin (associazionismo cattolico, giornalismo, sindacato e infine uomo di Stato, ministro e leader politico) ha come cifra coerente l'azione e la riflessione sul tema del lavoro, inteso come espressione alta della realizzazione e della dignità dell’uomo. Il leader univa alla dottrina sociale cristiana la tradizione laica del pensiero sociale cattolico, mai clericale e collaterale, e sempre capace di dialogare con le controparti politiche: il partito comunista e il marxismo da un lato, e l’impresa e il «padronato», l’industria e il capitalismo dall’altro. Il Sessantotto, l’autunno caldo, lo Statuto dei Lavoratori, e la mutazione antropologica dell’Italia contemporanea che, investita da un profondo processo di secolarizzazione, cambia i costumi sociali. Donat-Cattin e la sua corrente si organizza, realizza e pensa prima di agire e di portare risultati; ovvero leggi e processi per dare più diritti e libertà ai cittadini, senza mai dimenticare l’ispirazione umanistica e cristiana.
La rilettura della storia politica e culturale della sinistra sociale democristiana di Merlo e Morgando non si muove con l’idea di promuovere un’operazione nostalgica o datata; lo ricordano gli autori e i protagonisti intervistati. Il saggio è, al contrario, il tentativo di fare emergere le contraddizioni e le speranze, le vittorie e le sconfitte civili e politiche che Donat-Cattin e la sua area culturale seppero vincere non nel partito ma dentro le pieghe più remote della società. Nel libro gli autori affrontano analizzando il progetto politico in rapporto alla rappresentanza sociale e la formazione di una classe dirigente, nazionale e locale, preparata alle sfide alte della società l’itinerario della sinistra sociale. Nel composito mondo democratico cristiano la sinistra sociale ebbe un ruolo davvero particolare e del tutto originale per la sua efficace presenza e azione politica nella storia del dopoguerra dell'Italia repubblicana. Molto più di una corrente, ma una scuola politica, che ha prodotto una generazione di alte personalità pubbliche.
Giorgio Merlo e Gianfranco Morgando sono figli di quella scuola di alta politica, ispirata e guidata per anni da Carlo Donat-Cattin. I suoi allievi ed epigoni hanno realizzato, in vari settori e ambienti, forti di una scuola davvero probante. Il libro, infatti, si completa, facendo un’operazione di memoria e storia condivisa, presentando le testimonianze di molte voci di quell'area culturale.
La sinistra sociale non nasce e non muore con il suo leader carismatico, ma con Donat-Cattin esprime, negli anni tra la fine del decennio delle trasformazioni più profonde, gli anni Sessanta, e gli anni Novanta un profondo impegno culturale, politico, economico e sociale davvero eccezionale rispetto ad altre componenti della storia della DC. La sinistra sociale fu popolare e diffusa, mai chiusa in un ambito ideologico di contrapposizione, ma profeticamente anticomunista, rispetto a ciò che il comunismo rappresentava nell'est Europa e nella Unione Sovietica, e antiliberista e contro un capitalismo selvaggio non regolato, proponendo una economia temperata e guidata dalla politica. Tutti i nodi sono toccati, anche quelli più dolorosi della rottura del 1980 con la sinistra di base e morotea, con il famoso «Preambolo» e la fine della stagione della solidarietà nazionale, ispirata da Carlo Donat-Cattin.
In tutto il libro emerge come la sinistra sociale democristiana, in particolare quella di Forze nuove e del suo leader storico, ha svolto un ruolo politico decisivo non solo nel partito di riferimento, ma nel tessuto vivo della società civile e nella stessa area cattolica italiana. Un ruolo, quello del capo di Forze Nuove, riconosciuto e temuto, sostenuto e condiviso in questo libro da molti protagonisti dell’epoca che non provengono solo dalla sinistra della Dc ma anche, e soprattutto, dalla sinistra ex socialista ed ex comunista, liberale e repubblicana. La ricerca è pertanto di particolare interesse è può essere utile anche per la politica contemporanea, così dominata dalla personalizzazione dei leader e da un progressivo inaridimento dei partiti e delle rispettive classi dirigenti. Gli autori definiscono i contorni di una storia ancora tutta da scrivere e indagare: carte, documenti, testimonianze ancora da storicizzare in un quadro più completo. Rileggere oggi un patrimonio culturale, come da oltre vent’anni compie la Fondazione torinese intitolata a Carlo Donat-Cattin, quello del cattolicesimo sociale con una forte attenzione alla politica, che non può essere semplicisticamente archiviato o storicizzato. |