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Ricordi di Riccardo Triglia
 
di Guido Bodrato, Carlo Baviera e Mauro Milano
 

Riviviamo la figura – “coerente, competente e trasparente” – di Riccardo Triglia con le parole di Guido Bodrato, presidente emerito dei Popolari piemontesi, pronunciate in occasione delle esequie in Duomo a Casale Monferrato, con un ricordo di Carlo Baviera, amico di una vita, e con la testimonianza di Mauro Milano, ultimo segretario cittadino della DC e poi del Partito Popolare a Valenza.

Riccardo è tornato alla casa del Padre.
La speranza cristiana attenua, ma non cancella, la tristezza di questo addio.
Quanti lo hanno conosciuto e stimato, quanti hanno avuto il dono di averlo come amico, partecipano al profondo dolore della famiglia, e si stringono con commozione e affetto attorno alla moglie, l'amatissima Miù, che ha intrecciato tutta la sua vita con quella di Riccardo.
Quella di Riccardo è stata una vita ispirata ai valori della fraternità e della solidarietà, valori sperimentati negli anni della giovinezza, in una “comunità” che era diventata, in quegli anni il punto di riferimento dei fermenti e delle tensioni post-conciliari; una comunità che condivideva le difficoltà e i problemi di una borgata abitata da gente poverissima, “cui – come diceva Riccardo – cercavano di dare una mano”.
A quella lontana esperienza e al dibattito che si era aperto tra i giovani cattolici negli anni del rinnovamento conciliare ma anche della contestazione, io penso risalgano l'impegno sociale – l'attenzione a quelli che oggi definiremmo “gli ultimi” – e un nuovo rapporto tra fede e politica: un rapporto fondato sull'autonomia e sulla responsabilità personale, che hanno caratterizzato l'idea politica di Riccardo Triglia.
Il confronto democratico come dovere – Riccardo ascoltava e dialogava con tutti – e la politica come “servizio”, hanno molto a che fare anche con l'eredità del padre di Riccardo, che è stato tra i primi cittadini di Casale ad impegnarsi nell’amministrazione della città, quando si trattava di ricostruire un paese distrutto dalla guerra e di rendere viva la democrazia riconquistata con la lotta di liberazione.
Quanti hanno stimato Riccardo Triglia, sentono di avere perso uno dei più autorevoli rappresentanti di Casale e del Monferrato; una persona stimata anche dagli avversari e portata a esempio di rettitudine, di competenza professionale, di coerenza politica.
I suoi molti amici sono testimoni della importanza che aveva, per Riccardo, l'amicizia. Riccardo è stato un leader che tuttavia non ha mai esaltato la personalizzazione della politica; ricordare Riccardo significa ricordare i progetti e l'attività di un gruppo di persone radicato nell'associazionismo giovanile.
Oggi potremmo parlare di una “rete”, aveva il suo perno in Casale, ma aveva interlocutori anche in altre città dell'alessandrino e del vercellese; si trattava un gruppo che ha visto crescere il proprio ruolo nel partito e nella vita amministrativa, in parallelo con quella che potremmo definire la carriera politica di Riccardo Triglia: da consigliere comunale a Senatore della Repubblica, in virtù del primato dell'amicizia sulle ambizioni personali..
Questa riflessione ci fa ricordare Paolo Ferraris e Riccardo Coppo...
Quando si è trattato di esprimere un giudizio sulla esperienza del gruppo di cui era diventato autorevole punto di riferimento, proprio Riccardo ha detto: “La nostra caratterizzazione principale fu la buona amministrazione, un modo nuovo di amministrare, basato sulla competenza, sulla responsabilità, sulla partecipazione e sull'indipendenza dai tradizionali poteri della città”.
Sono parole semplici che tuttavia esprimono bene la sostanza di un’esperienza concreta fondata sulla cultura del cattolicesimo democratico, una esperienza pensata e praticata con l'obiettivo di rendere più fraterna e solidale la società, più bella e sicura la città, più trasparente e partecipata la vita democratica.
Riccardo ha amato la sua terra, la bella città di Casale e le dolci colline del Monferrato che degradano verso le risaie del vercellese E questa terra per quattro legislature lo ha scelto come rappresentante al Senato, dopo averlo nominato per un tempo altrettanto lungo presidente dell'Associazione dei Comuni del Monferrato.
L'attenzione per il “territorio” come dimensione concreta della politica, lo ha portato a concentrare la sua attività sui problemi delle amministrazioni comunali, le istituzioni più vicine alla gente e più sensibili alla democrazia; e questa preferenza lo ha portato al vertice dell'ANCI, a prova del vasto consenso di cui godeva anche a livello nazionale; e lo ha spinto a concludere la sua esperienza politica – dopo essere stato sottosegretario alle Finanze nel governo Ciampi – come sindaco del piccolo comune di Coniolo.
Posso azzardare una opinione? Riccardo Triglia pensava, come un grande storico del passato, Tocqueville, che mentre “gli Stati sono opera degli uomini, i Comuni li ha pensati Dio”.
La testimonianza morale e politica del senatore Riccardo Triglia è ora affidata al ricordo di chi lo ha stimato, a chi gli ha voluto bene.
Guido Bodrato

Riccardo Triglia ha rappresentato per Casale e il Monferrato, insieme all’on. Brusasca, la personalità che ha ricoperto nel dopoguerra i più alti livelli istituzionali (Sottosegretario nel Governo Ciampi – ed è una strana casualità la morte nello stesso giorno dell’ex Presidente della Repubblica – Presidente dell’ANCI e dell’Associazione mondiale dei Comuni; componente della Bicamerale Bozzi per le riforme istituzionali; membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa; membro di importanti commissioni di vigilanza e d’inchiesta; a altro ancora). Solo per questo motivo sarebbe giusto riconoscere il lavoro, che anche da quelle posizioni, ha svolto senza dimenticare il suo Monferrato e l’interesse delle Autonomie cui si era dedicato in modo preminente, e per i quali aveva contribuito alla definizione della stesura della Legge 142/90 sulla riforma dell’ordinamento degli Enti locali.
Ma gli amici lo ricordano anche per la sua umanità e simpatia, per la sua capacità di essere legato alla sua gente (un suo collaboratore nel comune di Coniolo mi diceva: “Sapeva trattare indifferentemente il Presidente della Repubblica e il più umile cittadino”), per il lavoro – meno noto ma molto efficace – di educare alla vita pubblica e amministrativa, per le sue rigorose ed efficaci analisi sulla situazione locale e generale. Non a caso è stato capace di aggregare molti giovani (prevalentemente cresciuti nell’associazionismo cattolico) coinvolgerli, farli crescere e partecipare alla politica onesta, responsabile, trasparente.
I suoi interventi in Consiglio Comunale sono stati una lezione di politica e di buona amministrazione; ma anche i suggerimenti o i rimproveri in privato (per correggere pigrizie o debolezze) costituiscono un insegnamento ricco di umanità e di attenzione per le persone e per l'amicizia. Sapeva, nelle trattative o nelle discussioni, essere combattivo, battere i pugni sul tavolo, sembrava voler imporre la sua visione rasentando l’antipatia, ma subito ritornava all’atteggiamento di rispetto e di correttezza, perché non era arrogante.
Era appassionato nel portare avanti i progetti che, con il gruppo di amici, si sceglievano e che formavano la proposta politica per un modo di amministrare nuovo, partecipato e competente. Non gli piaceva l’improvvisazione, né la genericità, né le cose fatte senza incidere e migliorare il funzionamento del servizio pubblico; mai banale nella valutazione e nell'impegno.
Uomo di profonda cultura, di intelligenza politica e di straordinaria simpatia ha saputo rappresentare e portare ai livelli più alti il senso di insostituibile presenza dei Comuni, compresa la significativa rappresentanza della comunità monferrina e di tutta la Provincia di Alessandria. Ha veramente operato in modo appassionato per la crescita complessiva del nostro territorio.
Ha saputo, nel rispetto della cultura popolare e cattolico democratica, incarnare un’autentica visione di collaborazione tra le amministrazioni e fra queste e i cittadini in spirito di sussidiarietà e modernizzazione. Allo stesso modo ha saputo collaborare con quanti, provenienti da formazioni culturali e politiche diverse, erano orientati a operare nell’interesse generale e contro i poteri tendenti a frenare innovazione trasparenza e correttezza.
Anche negli ultimi mesi ha continuato a insistere perché si ritrovasse, insieme, la capacità di progettare e di stimolare con efficacia l’azione della politica locale, per uscire da una specie di immobilismo nella vita economico sociale che soltanto iniziative di manifestazioni turistico-folkloristiche non evidenziano.
Siamo fieri e onorati di esserne stati amici, aver collaborato con lui, aver ricevuto insegnamenti importanti e di aver percorso, politicamente, un tratto di cammino durato una cinquantina di anni, anche all’interno di quella che era la sinistra democristiana che ha avuto come riferimenti Donat-Cattin e Bodrato, Granelli, Moro e Zaccagnini.
Per tutto ringraziamo Riccardo.
Carlo Baviera

Mi sono avvicinato alla politica attiva, e alla Democrazia Cristiana, nel 1991. Pur avendolo già votato in occasione delle elezioni del 1987, l’unica campagna elettorale in cui ho potuto sostenere attivamente Riccardo Triglia è stata, quindi, quella per l’elezione del collegio senatoriale Casale-Chivasso (che comprendeva Valenza) nel 1992.
Come ricorderà abbastanza facilmente chi, come me, quando si guarda allo specchio vede ormai inesorabilmente aumentare il bianco nei capelli, non fu particolarmente facile, quell’anno, impegnarsi per la Democrazia Cristiana, essendosi già messa in moto quella valanga che, resa famosa dal sorriso beffardo di un Pubblico Ministero che litigava un po’ con l’italiano, sotto il roboante nome di “mani pulite” si incaricò di disintegrare, in pochi mesi, quella che oggi chiamiamo Prima Repubblica.
Non fu facile sostenere la Democrazia Cristiana. Ma Riccardo Triglia, sì.
Perché Riccardo (Riccardone, come mi piaceva chiamarlo per la sua mole rassicurante) le mani pulite le aveva. E anche la faccia era pulita. Seria, sobria e pulita. E, pur nella grande determinazione, ispirava grande tranquillità.
E poi perché Riccardo aveva già parlato coi fatti. Valenza infatti doveva, e deve, al suo impegno la rimodulazione dell’IVA su oro e preziosi che permise al settore orafo di vivere qualche anno contrassegnato da una rinnovata competitività. Credo, in proposito, di non far torto a nessuno se affermo che la mia città dovrebbe ricordare Riccardo Triglia come il parlamentare che più si è dimostrato vicino ad un settore che, in seguito, ha purtroppo vissuto e vive momenti sempre meno felici.
Insieme ad altri amici – alcuni dei quali lo attendono già da tempo là dove le miserie umane non trovano più spazio – ha avuto poi il grande merito di essere di esempio per una generazione più giovane, la mia, che altrimenti sarebbe stata preda, probabilmente, di quel misto di populismo e culto dell’immagine che negli anni successivi ha arrecato tanti danni alla politica e al nostro Paese. E di farci sentire l’orgoglio di appartenere a una famiglia politica che ha lasciato tanti fecondi segni di impegno sociale e di buona politica, intesa come servizio, nel nostro Paese come nel nostro territorio.
E io credo che il modo migliore per ricordare Riccardo, che mi piace immaginare oggi a braccetto di quel grande Padre che è il Presidente Ciampi, sia quello di rinnovare il nostro impegno a non disperdere, pur nella necessità di adattarli ai tempi nuovi, quei valori universali di umiltà, semplicità, servizio e impegno sociale che lui e gli altri amici ci hanno trasmesso con il loro limpido esempio.
Mauro Milano


francesco cecco sobrero - 2016-09-22
Io e Riccardo ci siamo conosciuti da ragazzi, poiché frequentavo la sua famiglia, ed avendolo conosciuto ho trovato esatto e preciso il ricordo che l'onorevole Bodrato ha fatto durante le esequie in Cattedrale. Voglio solo ricodare la gioia immensa del papà Francesco quando ricevette la notizia, che il figlio era stato eletto, per la prima volta, senatore. Rinnovo le mie condoglianse a Miù, a Giovanna, a Laura, a Carmela e a Tino.
giorgio merlo - 2016-09-22
Tre riflessioni che riassumono, con intelligenza e coerenza, la personalità dell'amico Riccardo Triglia. Una persona, un uomo politico e un laico cristiano impegnato nella sua comunità che ha lasciato un segno profondo. In sintesi, quello di Riccardo, un alto esempio umano, civico, politico e culturale di un cattolico democratico.
Claudio Bianchi - 2016-09-21
Ho conosciuto l'on Riccardo Triglia, ai Suoi cari famigliari il cristiano cordoglio. A Dio. Comm. Claudio Bianchi - COMO