giuseppe cicoria - 2016-08-29 in italia siamo diventati tutti economisti ma nessuno dà retta alle idee migliori che forse vengono proprio dalla saggezza popolare e dall'analisi delle cose semplici. In un contesto globalizzato è evidente che bisogna investire le risicate risorse a produrre beni e servizi sul territorio nazionale con prodotti italiani e mano d'opera italiana. Per fare ciò senza scostarsi dagli obblighi internazionali sono interessanti i suggerimenti di Buat. Il nostro governo che sicuramente è colmo di intelligenze di primissimo livello finora ha ignorato scientemente queste semplici cose. Ha preferito una politica elemosiniera sperperando inutilmente e gravemente la ricchezza nazionale senza alcun frutto per il benedetto PIL. Tutto ciò sperando nell'aumento del consenso che, naturalmente, è invece calato. Tutti i consigli degli amici della prima ora del Presidente sono stati ignorati. Anzi questi amici sono diventati nemici. Questo signore ora cerca rimedi e parla di investimenti produttivi. Ma dove li prenderà questi soldi? Da altre tasse o dall'aumento del costo dei dei servizi deprimendo ancora di più il livello di spesa dei cittadini? Cercherà di aumentare il deficit di bilancio aggravando il costo del debito pubblico. Si parla con insistenza dell'aumento del costo del denaro che avverrà sicuramente per la necessità di non veder fallire tutte le banche e le Assicurazioni che sono ora tutte alla canna del gas. Cosa succederà quindi al costo del nostro debito? Tutto ciò detto io auspico che si cambi al più presto questo incompetente governo e se ne faccia un altro di salute pubblica al più presto prima che la catastrofe economica e sociale si abbatta definitivamente sulla nostra nazione. | ||
Bunet - 2016-08-23 Due punti: più lavoro dalle opere pubbliche e retribuzioni della P.A. Primo, sono d'accordo con gli investimenti pubblici, ma mi pare non si tenga mai conto del fattore dell'intensità di capitale tecnologico: hanno più impatto soldi investiti laddove si dà più lavoro a persone (più salari), che non lavoro a macchinari. Un esempio: se il canale Cavour venisse costruito oggi, non darebbe lavoro a decine di migliaia di persone come nell'Ottocento, ma a molte, molte di meno e con tante più macchina magari costruite in Italia, ma molto più probabilmente no e quindi senza incidenza sul PIL. Il famoso moltiplicatore si trova oggi più inceppato di ieri. Certo è il progresso e ben vengano le macchine, ma occorre allora pensare che forse in una fase di recessione non si deve investire tout-court, ma farlo pensando al numero di posti di lavoro creati. Meglio la manutenzione di scuole ospedali e edifici pubblici (ad esempio coibentandoli per risparmiare energia e costi fissi) e opere pubbliche più piccole e magari "cittadine" (sottopassi, parcheggi, asfaltature, anche metropolitane e quarta corsia in tangenziale che alleviano l'impatto economico e ambientale della mobilità cittadina) che non grandi infrastrutture che hanno il rischio di essere cattedrali nel deserto. Ci lavora più gente e costano meno. Mi sembra che qualche passo il Governo e Del Rio lo stiano facendo, ma occorre agire con convinzione in quella direzione. Sull'industria, occorre certo abbassare la leva fiscale che non rende conveniente investire in Italia, ma avendo attenzione anche a un altro attore silente della politica italiana: il rinnovo dei contratti della pubblica amministrazione, dove sono impiegati milioni di italiani. Tenere ferme quelle retribuzioni ha forse aiutato i conti dello Stato, ma ha avuto incidenza sul Pil? A questa domanda mi piacerebbe che si provasse a dare risposta. I soldi per farlo? Iniziamo a fare quegli investimenti dando il più possibile lavoro alla gente (addirittura alcuni economisti si sono spinti a parlare di creazione di denaro da dare alla gente per aumentare il Pil! non è il caso, ma è chiaro che il problema c'è). Con un maggior numero di salari privati le imposte cresceranno e si potranno aumentare quelli pubblici. |