Andrea Griseri - 2016-08-18 Commento gli articoli di Leo e di Merlo. Non da ora i nostri pastori richiamano i christifideles laici alle loro responsabilità nella dimensione politica. Si tratta di testimoniare la verità declinandola nel mondo del relativo. Ci troviamo di fronte a un molteplice fallimento: la crisi ormai irreversibile del modello di capitalismo che si è imposto negli ultimi 30-35 anni, l'incapacità del liberalismo tradizionale, degenerato in neoliberismo ottuso, di proporre ricette che non siano accettabili se non da quel percentile di superricchi planetari (l'1% di Davos), l'inefficacia delle soluzioni socialcomuniste (e l'inaccettabilità almeno per noi cattolici della loro concretizzazione storica), la drammatica crisi ecologica conseguenza della corsa all'accumulazione sempre più frenetica con cui un capitalismo in crisi cerca di salvare se stesso. Ecco: in primo luogo dovremmo proprio cercare di elaborare a partire dalla (o dalle) dottrine sociali sviluppatesi nel segno della fedeltà alle scritture e alla tradizione (di cui beninteso il Concilio è parte!) una lettura critica e originale della situazione; senza lasciarsi influenzare da pensieri unici o Consensus di diverse specie. Creare in primo luogo (la nostra Associazione sta seminando qualche granello di senape in tal senso) spazi aperti di confronto e dibattito (anche smuovendo il mondo accademico dalle sue ingessature, paure, rendite di posizione culturale) e poi elaborare proposte, soluzioni da offrire a una politica troppo spesso asservita (e talora i politici non sanno neppure con chiarezza a che cosa sono asserviti) e ignorante. Occore essere spregiudicati, qualche volta la salvezza viene dalla terra straniera (Isaia...): per esempio l'ultimo capitolo, quello propositivo, del testamento spirituale del grande professor Gallino (la crisi spiegata ai nipoti, la doppia crisi) contiene suggestioni importanti. Certamente non dobbiamo attribuire carismi oracolari alle roskstar del pensiero economico critico ma mi ha addolorato leggere sulla Stampa l'articolo di Stefano Lepri sulle recenti provocazioni di J.Stiglitz: un tono fatuo di chi cerca, forte di un'ortodossia sempre più pericolante di ridicolizzare un avversario che mette il dito nelle ferite aperte, senza illustrane o discuterne le tesi. Il ruolo del cattolicesimo sociale, unico sistema di idee non toccato dalle crisi dei vari "ismi" oggi è storicamente questo: aiutare la presa di coscienza sugli aspetti irreversibili della crisi globale e elaborare soluzioni realistiche, senza pericolose derive utopiche, capaci di riconnettere la società in una trama che assicuri libertà, equità sociale, dignità umana, tutela delle condizioni biologiche necessarie alla vita. Guai se ci si riducesse a proporre qualche soluzione distributiva a posteriori senza intervenire sugli aspetti strutturali della crisi (a partire da una radicale riforma del sistema finanziario e della sovranità monetaria da riportare in mani pubbliche). E senza mai perdere di vista la complessità globale della crisi e l'interdipendenza dei diversi scenari regionali. Occore uun livello di analisi "universale" ma grazie a Dio... siamo cattolici. |