Stampa questo articolo
 
Allarme dei cattolici PD: Matteo cambi
 
di Angelo Picariello
 

Questo articolo sul dopo elezioni nel PD, con una iniziativa per il rilancio del sostegno alle politiche sociali promosso da un gruppo di senatori di estrazione cattolica, tra cui il torinese Stefano Lepri, è ricavato da “Avvenire” del 24 giugno 2016. Buona lettura.

C’è anche una 'questione cattolica', per il Pd, all’origine del deludente esito dei ballottaggi? Più che altro, sottolineano in molti nel partito di Renzi, emerge in modo lampante l’errore di aver sottovalutato temi e istanze che tanti cattolici avevano indicato come prioritari: l’attenzione alle famiglie, innanzitutto, con un occhio particolare a quelle numerose e oltre la soglia di povertà, realtà che troppo spesso finiscono per sovrapporsi, proprio per il mancato decollo degli aiuti alla natalità. Intere fasce sociali che il Pd rischia di consegnare al voto di protesta o al non voto.
Dopo il dibattito aperto ieri da Beppe Fioroni con l’intervista al nostro giornale, 15 senatori, con precisa scelta di tempi, alla vigilia della direzione del Pd di oggi, hanno depositato un disegno di legge che prevede un robusto stanziamento («due miliardi in più ogni anno, per tre anni») in misure di contrasto alla povertà e di sostegno ai carichi familiari. A regime si parla di 8 miliardi, una cifra che sarebbe molto vicina, persino superiore, a quella indicata nel piano dell’Alleanza contro la povertà. Primo proponente è il vicecapogruppo Stefano Lepri. Di Giorgi, Nicoletta Favero (Biella), Dalla Zuanna, Cuomo, Moscardelli, Fattorini, Santini, Pagliari, Fasiolo, Scalia, Cucca, Mauro Maria Marino, Padua, Orrù, gli altri firmatari. Una proposta corredata da un documento politico dal titolo 'Pd sociale, non solo liberal', per scuotere un partito che mostra «evidente difficoltà a trovare consensi tra i ceti popolari e nelle periferie, più esposti alla crisi economica, anche per pesanti carichi familiari».
Bene le misure per il rilancio dell’economia, bene i primi segnali - sul piano sociale - come la legge sul 'dopo di noi', o l’aumento dei fondi contro la povertà. Ma non basta: «Gli incapienti non hanno alcun aiuto per i figli a carico», e sono «due milioni i minori in condizioni di povertà assoluta». La proposta dei senatori cattodem vuole quindi essere un vero e proprio campanello d’allarme sulle periferie che sembrano aver voltato le spalle più al Pd, ed è paradossale per un partito che si definisce di centrosinistra. Un’emergenza che richiederebbe «una riqualificazione massiccia delle periferie», con interventi che vanno dalle mense per i poveri a misure di aiuto all’occupazione e per la riemersione del lavoro nero, e una rimodulazione anche della social card. «Con l’obiettivo di contrastare in modo strutturale le disuguaglianze vissute da larghe fasce della popolazione », segnala Lepri, che già si era reso promotore, qualche mese, fa di una proposta per razionalizzare e rimodulare il fisco familiare: «Le due proposte - spiega - si integrano e andrebbero abbracciate con piena convinzione da un partito che intende tornare a parlare con i ceti popolari e le periferie disagiate». Misure per la crescita e aiuti a chi non ce la fa non sono d’altronde in contrasto. Portare i nuclei più in difficoltà nelle condizioni di poter spendere è anche la più poderosa misura a favore della crescita, segnalano gli economisti.
«Non rivendichiamo uno spazio per i cattolici o per i valori etici, come fossimo un sindacato di categoria», chiarisce Emma Fattorini, altra cattodem fimataria della proposta. «In ballo c’è molto di più, un partito che non si fa carico delle ragioni dell’umanesimo non è un partito democratico, diventa un’altra cosa, al di là delle diverse sensibilità diverse, più 'sociali' o 'liberali' che siano. Allo stesso modo - esemplifica - sulla maternità surrogata, non c’è bisogno di essere cattolici per avversarla, semmai da cattolici non si può non fare la nostra parte, come su tutti i temi in cui c’è in ballo la dignità della persona. Ma questo vale per i cattolici, ma vale per tutto il Pd».
Già, ma che cosa si può essere inceppato, in questi ultimi mesi nel feeling del premier scout con sensibilità di questo tipo? La scivolata sulla famosa frase del Vangelo e della Costituzione? La senatrice Rosa Maria Di Giorgi, altra firmataria della proposta, dice la sua da fiorentina che è stata anche assessore di Renzi a Firenze. «Nella nostra città c’è, radicato, un senso di laicità della politica che Matteo ha sempre rivendicato. Anche sulle unioni civili, come attenzione ai diritti. Ma - spiega ho l’impressione che il suo sì allastepchild adoption e a proposte che forzavano in quella direzione, come quella di Marcucci, non gli abbia giovato».
Ma ora, per Simone Valiante è necessario «un partito più aperto e plurale» per riavvicinare il Pd «a mondi e pezzi di società che sono linfa vitale per la nostra comunità politica. Un partito della nazione c’è già ed è il Movimento 5 Stelle», segnala. Valiante concorda con Fioroni sul «mancato voto cattolico».
Invece per Nicodemo Oliverio, deputato che proviene, come Fioroni, dalle fila del Partito popolare, «non esiste uno specifico problema riferito al voto cattolico». Ricorda la legge sul 'dopo di noi', ma anche la riforma del Terzo settore e le politiche sull’immigrazione. Esiste semmai, per Oliverio, una questione 'sociale', «una capacità di intercettare i bisogni dei meno garantiti». Settori nel quale hanno pescato a piene mani i candidati 'grillini' «a favore dei quali si dovrà fare di più e meglio, sin dalle prossime settimane».
Per Giorgio Tonini «non siamo all’anno zero, l’accelerazione del Pd e del governo nell’attenzione alle periferie e alla povertà è evidente, anche se i risultati non si rendono percepibili in temi brevissimi di fronte a una crisi lunga e strutturale come questa. Pur tuttavia - prosegue il presidente della commissione Bilancio del Senato - è ora necessario dedicare un’attenzione ancora maggiore a temi epocali come la lotta alla denatalità. Una sfida che Renzi, sono certo, ha ben presente. Ma tutto il Pd deve avere la capacità di farne la vera priorità, la grande sfida dei prossimi mesi».


Giuseppe Davicino - 2016-06-27
Sono urgenti iniziative che colmino il divario di reddito tra la massa e le élite, cominciando da chi è più povero. Il punto però è questo: i parlamentari proponenti sono disposti a votare un ddl costituzionale per eliminare il pareggio di bilancio dalla Costituzione? Perché altrimenti di buone intenzioni è lastricata la strada dell'austerità che ci conduce nel baratro. Se non salta il patto di stabilità, salta il patto sociale.