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Clamoroso a Torino
 
Tante cause, da capire bene, nella sconfitta di Fassino
 

Che il Movimento 5 Stelle avrebbe vinto le elezioni a Roma era una certezza. I guasti di Mafia Capitale, che hanno coinvolto indistintamente destra, centro e sinistra, portavano naturalmente all’affermazione di Virginia Raggi.
Ma che anche Torino arrivasse analogo risultato, con la netta vittoria di Chiara Appendino, non era così preventivabile. La sconfitta di Piero Fassino, persona di valore e buon sindaco in anni difficili per l’economia e gli Enti locali, ha motivazioni ampie e composite che vale la pena approfondire, visto poi che questo voto sembra inaugurare una nuova stagione politica. In cui stanno venendo a nudo tutti i limiti del “renzismo”, che ha snaturato il Partito Democratico, e di cui abbiamo spesso scritto qui negli ultimi anni.
Sui vari media si sono già letti molti commenti sul voto, e altri ne seguiranno. Nel nostro piccolo di Rinascita popolare diamo spazio a tutti coloro che con articoli e commenti vorranno esprimere un’opinione in merito.
E cominciamo dall’articolo di Giorgio Merlo pubblicato oggi (PD sconfitto e isolato).

Per ampliare gli orizzonti, proponiamo quattro letture preliminari, a cui potete accedere dai collegamenti sottostanti.
L’analisi dei flussi elettorali a Torino fatta da due ricercatori del CISE, il Centro italiano studi elettorali della LUISS (link 1).
L’intervista di Sebastiano Messina a Piero Fassino sulle cause della sconfitta, pubblicata da “La Repubblica” (link 2).
Sempre dal quotidiano fondato da Eugenio Scalari rilanciamo l’analisi di Ilvo Diamanti (link 3) e l’editoriale dell’ex direttore Ezio Mauro (link 4).

Link1
Link2
Link3
Link4

Angelo Giverso - 2016-06-26
Per vincere le elezioni bisogna cercare di convincere non chi ha già un'idea e vota, ma convincere coloro che non sono politicizzati e sono incerti se votare. Mi spiace portare il mio esempio di Vinadio dove mi sono presentato sindaco per la settima volta. Gli avversari - lega, grillini, FI - pur avendo alle politiche una maggioranza schiacciante non hanno ritenuto di presentare una lista, ma hanno fatto campagna per il non voto. Con un appello agli elettori, informandoli sui rischi che si correva, quasi il 70% degli elettori (tenendo conto che il 10% sono residenti all'estero)si sono recati a votare e il 90% ha manifestato un voto valido. Se non vota il 50% non vuol dire che c'è un voto di protesta, ma un NON voto di protesta.
Franco Maletti - 2016-06-26
Il 6 giugno scorso, all'indomani del clamoroso sorpasso, a Torino, dei 5 stelle sul PD così scrivevo su fb: "IL SEGNALE Piaccia o no, 5 stelle esprime la rabbia dei poveri e degli emarginati: quelli che hanno capito che non andare a votare non basta più, quelli che hanno capito che, per smuovere le indifferenze nei loro confronti da parte dei detentori del potere bisogna "fare del male", lasciare il segno, minare le loro certezze che, comunque vada, il potere sarà sempre nelle loro mani. Lo capiranno in tempo per porre rimedio alle loro carenze? Temo di no." Nelle due settimane successive, come previsto, c'è stato nessun segnale di cambiamento nella impostazione della campagna elettorale.Fassino, da ottuso burocrate, ha continuato a snocciolare imperterrito il suo programma, quasi irritato da chi gli chiedeva di modificarne almeno in parte la impostazione. Probabilmente confidando che, alla fine, da parte degli elettori avrebbe prevalso la saggezza di scegliere "il male minore", cioè il PD. Così non è stato. Clamorosamente ed inaspettatamente rispetto a tutte le altre volte precedenti. E tutto ciò significa che il segnale di "volontà di cambiamento" che anche Renzi oggi riconosce, in realtà riguarda proprio Renzi stesso e tutti quelli che lo sostengono e lo hanno sostenuto.
Andrea Griseri - 2016-06-22
Ho letto l'editoriale di Mauro. Bello, profondo, scritto bene. Perché non si sono fatte queste analisi in passato? Del senno di poi... Il tratto più irritante del renzismo, ma esistevano robusto segnali di tale atteggiamento mentale ben prima dell'avvento del fiorentino, è la mancanza di autocritica e un atteggiamento sterilmente spocchioso. Ricorda qualcosa di Craxi con la differenza che quello era un politico di spessore ed era mitigato dalla prudenza democristiana (un certo tratto curiale è parte dell'arte di governo in Italia dal Rinascimento ad oggi). I 5 stelle: se frettolosamente saranno considerati esclusivamente come una specie barbarica, se verranno isolati e boicottati nel loro sforzo di governare le città si procureranno sofferenze ai cittadini e ulteriore disaffezione nei riguardi della politica: non solo il PD ma la democrazia stessa cadrebbero vittime di un sentimento distruttivo guidato dall'emozione e dal rancore. Occorre osservare che cosa fanno i (presunti) barbari pensando al bene supremo dei cittadini con un'opposizione costruttiva e ricordandosi di papa Giovanni: cercare ciò che potrebbe unire, nel segno lo ripeto del bene comune. Sarebbe un salutare esercizio autocritico in un mondo secolarizzato che ha purtropppo bandito il senso di colpa e considera la revisione di vita una pratica arcaica: l'unico esercizio da cui poter ripartire con un rinnovamento vero e non superficiale, fatto di sostanza e non di rottamazioni farlocche.
Antonella Luchino - 2016-06-21
Buongiorno, mi dispiace per l'ex Sindaco Fassino che ritengo persona competente e capace e soprattutto politico. Probabilmente il risultato potrebbe essere interpretato come un voto di protesta nei confronti di Renzi che a questo punto risulta venire rottamato anziché continuare nella sua pseudo operazione di rottamazione. A mio parere tra i fattori che hanno prodotto il risultato delle amministrative non solo a Torino ma anche a livello nazionale, c'è la questione delle banche (vediBanca Etruria, Banca di Vicenza;la settimana scorsa un correntista si è suicidato) e l'aumento dell'astensione da parte dei cittadini ad andare a votare (un diritto/dovere che bisogna esercitare sempre per non far scegliere il nostro futuro ad altri). E poi penso che sia mancato il dialogo diretto con gli elettori; gli strumenti che abbiamo oggi grazie all'informatica è vero che ci permettono di dialogare in tempo reale ma io preferisco dialogare con il politico presente fisicamente; anche perché è solo così che il politico può prendere visione e capire quali siano i problemi di questo o quel territorio e cercare di trovare una eventuale soluzione. Spero di essere stata chiara, anche perché non ho esperienza politica ma ho scritto questi miei pensieri da semplice elettrice. Cordiali saluti.