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Costituzionalisti per il NO (e per il SÌ)
 
di Alessandro Risso
 

Crediamo di fare cosa utile ai nostri lettori pubblicando il documento in cui cinquanta illustri costituzionalisti hanno esposto le principali ragioni per considerare nel complesso negativa la riforma costituzionale votata dalla maggioranza parlamentare rinforzata da Verdini, schierandosi così per il NO al referendum di ottobre.
Poche settimane dopo è anche comparso un manifesto sottoscritto da 184 studiosi che si schierano invece per il SI’, e lo alleghiamo di seguito al primo in modo da permettere una comparazione.
Se volessimo pesare i firmatari, come numero non c’è partita, 184 a 56. Se volessimo però valutarne la qualità, è indubbio che l’autorevolezza del fronte del NO – con 11 ex presidenti della Corte Costituzionale e altri accademici di riconosciuto valore – sbaraglia il campo avverso.
Qualcuno ha notato che non si tratta tanto di una contrapposizione generazionale, ma del fatto che i “grandi vecchi” senza più preoccupazioni di carriera, e quindi più liberi di esprimersi senza remore di convenienza personale, sono contrari a un impianto che sbilancia pesantemente l’equilibrio costituzionale a favore del governo. I tanti che devono ancora salire i gradini accademici o che hanno mire politiche, preferiscono invece le buone ragioni del governo. Sarà una lettura forse un po’ sommaria e ingenerosa per qualcuno, ma pensiamo che possa avere più di qualche fondamento. Dopo tutto, viene da pensare a quando Mussolini nel 1931 impose ai docenti universitari il giuramento di fedeltà al fascismo: su 1250 professori soltanto dodici rifiutarono, perdendo la cattedra e la libertà. Mutatis mutandis, anche in situazioni meno critiche, le ragioni di convenienza hanno spesso la meglio sul libero pensiero.
E, proprio riferito ai costituzionalisti, ci può strappare un sorriso ricordare il giudizio che ne diede re Vittorio Emanuele III quando, con il placet dei vertici del Consiglio di Stato, si trovò equiparato al Capo del governo nell’attribuzione del titolo di Primo Maresciallo dell’Impero dopo la conquista dell’Etiopia : “I professori di diritto costituzionale, specialmente quando sono dei pusillanimi opportunisti (…) trovano sempre argomenti per giustificare le tesi più assurde: è il loro mestiere”.
Buona lettura dei due documenti.

Documento
Documento2

Alessandro Risso - 2016-06-13
Dai commenti qui riportati, penso di aver omesso qualche parte necessaria a comprendere il mio pensiero, che è risultato un po' troppo crudo nella sintesi. Rimando per ragioni di spazio a un successivo articolo.
Rodolfo Buat - 2016-06-11
Francamente sono sorpreso della faziosità della presentazione.
Pietro Policante - Biella - 2016-06-09
Ma dai, Risso! Non andiamo da nessuna parte se compariamo la nostra democrazia, pur con tutti i difetti che possiamo metterci sopra, con la dittatura di Mussolini! A pensarci, potrebbero essere proprio quelli che si schierano per il SI' che rischiano il linciaggio morale di una certa opinione pubblica, apparentemente maggioritaria, alla quale, viene da pensare, anche tu ti stai accodando. Non sarebbe più produttivo "stare sul pezzo", esprimendo e confrontando i rispettivi pareri? Guarda che la denigrazione personale è tipico strumento della dittature, di destra o di sinistra.
Mario Chiesa - 2016-06-09
... proprio non si bada a spese, quando si tratta di paragoni!
giuseppe cicoria - 2016-06-09
Ringrazio per l'invio di questi documenti che sintetizzano meglio le ragioni del NO e del SI. Ne farò utile uso per un necessario ulteriore approfondimento delle materie in discussione che non sono certo di facile lettura nei dettagli e nelle conseguenze, salvo quelle macroscopiche già ampiamente approfondite in altra occasione.
stefano lepri - 2016-06-09
Come semplice socio dell’Associazione dei Popolari del Piemonte, non posso che biasimare il tono sprezzante e irrispettoso con cui il suo presidente tratta i costituzionalisti schierati per il sì. Su questi temi la si può pensare diversamente, ma è inaccettabile che si giudichi servili quanti sostengono una riforma votata da un parlamento libero e, faccio notare, da tutto il PD, minoranza compresa. Stefano Lepri, senatore