Ritengo la volontà dell’Associazione di prendere posizione sul Referendum Costituzionale una questione tutt’altro che marginale. È per questo motivo che mi permetto di inviare poche considerazioni per partecipare alla discussione che vede i Popolari piemontesi confrontarsi sulle riforme.
1. La nostra Associazione è formata da persone che hanno, negli ultimi anni, scelto percorsi politici diversi e sono collocati su versanti a volte opposti nella geografia parlamentare. È ovvio che ci sia pluralismo di opinioni, tutte da rispettare. Perciò ritengo che non si debbano dare indicazioni vincolanti, e nel contempo mettere in evidenza i riferimenti importanti a cui guardare e da considerare (Repubblica parlamentare e non presidenziale; pluralismo politico pur all’interno di un eventuale bipolarismo; essenzialità della politica di alleanze e non di partito unico; importanza ed essenzialità delle autonomie e quindi di Enti locali e intermedi non espropriati di compiti e attribuzioni specifiche; necessità di rendere il processo legislativo più rapido).
2. È importante che si proceda a riformare, per adeguare alla nuova realtà globalizzata e al sistema che ci vede parte dell'Europa. Tenere tutto fermo, immobile, sarebbe sbagliato. Va riconosciuto alla maggioranza l’aver cocciutamente lavorato per realizzare le riforme.
3. Ciò che conta, però, non è tanto il riformare in sé, quanto cosa e come. E soprattutto riformare (se si tratta della Costituzione) con il massimo coinvolgimento, non solo parlamentare, ma della società; e arrivare alle decisioni con il voto non solo della maggioranza, altrimenti a ogni cambio di Governo si provvederà a nuove modifiche. La Costituzione è di tutti: maggioranza e minoranza! Questo in buona parte è mancato.
4. Pur essendo cambiato il mondo, essendo cambiati i partiti e le ideologie che li sorreggevano, pur essendo di fronte a cambiamenti epocali (dice papa Francesco “non siamo di fronte ad un’epoca di cambiamento, ma ad un cambiamento d’epoca”) non credo che la Costituzione si dovesse stravolgere e modificare per interi capitoli. Servivano ritocchi, e cambiamenti in pochi punti.
5. C’è il rischio che il referendum venga visto o sia di fatto una specie di plebiscito su “questo Governo” e su “questo Presidente del Consiglio”: ciò è negativo. Perché evita di esprimersi sui contenuti di merito e sposta l’attenzione sul altri aspetti.
6. Penso perciò che sarebbe bene chiedere che il Referendum sia sottoposto per stralci al voto: ci sono cose che sono accettabili e condivisibili, altre meno.
7. Se invece si sottoponesse tutta la riforma, compattamente, al voto io sarei più propenso per il NO. Tra l’altro non trovo nel nuovo testo approvato dal Parlamento, istituti e spazi che concorrano ad aumentare la partecipazione popolare alla vita democratica e istituzionale e alle scelte. La cosiddetta “democrazia deliberativa” non è stata considerata, almeno a me pare! L'unica perplessità che mi resta è di tipo politico: se chi si oppone a questa riforma dovesse proporre cambiamenti costituzionali, cosa ci propinerebbe? In teoria potrebbero esserci modifiche peggiori.
8. Credo, infine, che l’Associazione debba pubblicamente sottolineare gli aspetti che suscitano perplessità, e presentare con chiarezza i punti che modificano l’attuale testo Costituzionale, per dare argomenti maggiori ai cittadini che dovranno scegliere come votare. E invitare alla partecipazione elettorale.
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