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I Popolari e il referendum
 
di Alessandro Risso
 

Il dibattito sul referendum costituzionale non può vedere assenti o tiepidi i Popolari piemontesi.
Nei mesi scorsi sono stati diversi gli interventi sulla riforma istituzionale pubblicati su questo sito, che hanno innescato un vivace confronto. In vista del referendum di ottobre il clima politico nazionale si sta surriscaldando, soprattutto per le affermazioni del premier Renzi di giocarsi su questo appuntamento il proprio futuro politico. Fra pochi giorni ci sono elezioni amministrative nelle più importanti città italiane, ma di questo il leader del PD sembra non preoccuparsi, spostando all’autunno l’attenzione del corpo elettorale.
Anche noi riteniamo che il prossimo referendum costituzionale abbia un’importanza decisiva per il futuro della Repubblica. E un’Associazione di cultura politica come la nostra sarà in campo per informare sul merito dei cambiamenti previsti e approfondire le riflessioni sulle possibili conseguenze. Il Direttivo dell’Associazione si è riunito appositamente per raccogliere le opinioni dei componenti. Ne è scaturito un orientamento chiaro e univoco.

Per prima cosa si è ritenuto che la riforma della Costituzione sia un tema così importante da richiedere solo giudizi di merito. Sulla Carta costituzionale vanno lasciate in secondo piano valutazioni di politica contingente e personalizzazioni. Per un partito può essere comprensibile fare calcoli di opportunità e scegliere la strada più favorevole alle proprie fortune politiche. Ma noi Popolari non abbiamo interessi personali, siamo osservatori della politica, in cui ci impegniamo come semplici cittadini che hanno a cuore la democrazia. I valori della Costituzione sono ben più importanti rispetto ai risultati di un plebiscito per esaltare o sfiduciare il leader di turno, che lega a un cambiamento istituzionale il suo futuro politico. Per noi il voto al referendum sarà sul merito dei cambiamenti alla Costituzione, la legge fondamentale della Repubblica. Di questo dibatteremo sino a ottobre, non sulle fortune di Renzi. Con argomenti e non con slogan.

Nel merito della riforma, in seguito alle opinioni che ciascuno si è sin qui formato con letture, riflessioni individuali e confronto tra amici, la quasi totalità del Direttivo – presente in numero di componenti significativamente alto – concorda nel giudizio che la riforma oggetto del referendum costituzionale del prossimo autunno è peggiorativa rispetto all’esistente.
Questa posizione orientata al NO, variamente argomentata e oggetto di ulteriore dibattito nelle prossime settimane, impegna l’Associazione e quindi tutti i suoi aderenti?
Ovviamente no. Siamo democratici per davvero, e rispettosi delle scelte individuali. Non abbiamo mai apprezzato il “centralismo democratico” nei partiti, figuriamoci se lo applichiamo in un’Associazione culturale. L’impegno per il NO al referendum sarà quindi individuale e, ad oggi, l’Associazione non aderisce a Comitati referendari. Malgrado il giudizio negativo pressoché unanime sulla riforma, il Direttivo ha preferito non procedere con scelte vincolanti e divisive.
Alcuni soci hanno già fatto sapere di non condividere la presa di posizione per il NO, soprattutto preoccupati dalle incognite del quadro politico dopo una eventuale sconfitta di Renzi, che si è messo al centro della scena personalizzando la sfida referendaria. “Rinascita popolare” è una tribuna aperta al dibattito per tutti i cattolici democratici, e avremo modo di approfondire le diverse posizioni, forse anche con qualche iniziativa nei prossimi mesi.
Confronto e dibattito, quindi. Tra noi Popolari e aperto all’esterno tramite “Rinascita popolare”. Con il consueto rispetto delle opinioni che si deve a tutti, e in particolare ad amici disinteressati.
Consapevole che la battaglia referendaria sarà un passaggio storico per la nostra democrazia, il Direttivo dell’Associazione ha comunque espresso un giudizio pesante, che non è possibile ignorare.


Leonello Mosole - 2016-05-30
Ritengo che la posizione espressa dall'Associazione attraverso il Presidente sia condivisibile. Credo che sia da condividere il suggerimento di Giorgio Milani di spiegare con un schema chiaro "cosa c'è - cosa ci sarà", al di là di dibattiti più approfonditi pur necessari (e dimenticandoci dello schema "o con me o contro di me" di Renzi...)
Giorgio Milani - 2016-05-29
Su questo tema così importante per il futuro della nostra nazione, occorre parlare un linguaggio chiaro e non politichese; bisogna in sostanza spiegare in modo il più possibile semplice e fruibile da tutti che cosa abbiamo oggi e che cosa potremmo avere domani se passasse il referendum. Voglio essere ancora più esplicito: una tabella riassuntiva dove da un lato c'è l'attuale ordinamento e dall'altro quello presumibile futuro. Se dopo l'era De Gasperi ci fosse stata più onesta e serietà da parte dei politici e degli italiani che li hanno eletti, forse non ci sarebbe stato bisogno di tante e a volte arruffate riforme succedutesi negli anni. Ci viene riconosciuto da più parti che la nostra Costituzione è la più bella al mondo. E allora? Cosa credete che sappia la maggioranza della popolazione su questi argomenti? Soprattutto tra i giovani e gli anziani che rappresentano, questi ultimi, gran parte della popolazione italiana? Avete provato ad uscire dalle vostre stanze e fare un po' di interviste in giro tra la gente comune e i vari strati sociali? Bisogna tornare a parlare un linguaggio che la gente comune capisca; gente troppo bersagliata da slogan e superficialità che produce solo disaffezione e menefreghismo. Concludo con il dato impressionante del continuo e molto preoccupante calo del numero dei votanti ai vari tipi di elezioni e referendum. Grazie per l'attenzione e per il bel contributo culturale che date periodicamente con questi articoli. Cordiali saluti.
Carlo Baviera - 2016-05-26
D'accordo col Presidente
Aldo Cantoni - 2016-05-26
Nella Associazione temiamo tutti che l' emotività prevalga sulla riflessione nel merito per orientare la scelta dei cittadini. Sono sicuro che la stragrande maggioranza dei soci sceglierà con cognizione di causa, ma non sono altrettanto sicuro che ciò varrà per la maggioranza dei cittadini. Questo pensiero non deriva da offensiva sfiducia nella capacità di pensare della gente, ma dal constatare come già sin d'ora tutte le forze politiche da destra e da sinistra puntino su un voto di "istinto" piuttosto che di "ragionamento", con ciò dimostrando quanto poco rispetto abbiano dei cittadini che, democraticamente, sarebbero tenuti a rappresentare. Come diversamente interpretare ciò che è sotto gli occhi quotidianamente? Mi riferisco all'uso del referendum per distogliere l'attenzione dalle prossime elezioni amministrative; alla menzogna per cui chi voterà no è contro il progresso e l'innovazione; all'obiettivo meschino di usare il referendum per cacciare Renzi; allo stesso Renzi che dice "se perdo me ne vado", con ciò avvallando la propria concezione della politica, in questo caso, ahimè, berlusconiana nel metodo. Per questi motivi ritengo che la nostra Associazione, pur nella sua piccolezza numerica, abbia l'alto compito morale di offrire a tutti coloro che vogliano avvalersene l'opportunità di documentarsi in modo preciso... pro veritate. Dobbiamo, in una parola, fare cio che i media difficilmente faranno, almeno in ore diurne, quando sentiremo o gazzarre o slogan sino ad ottobre.
giuseppe cicoria - 2016-05-25
Condivido appieno le affermazioni del Presidente che debbo considerare" coraggiose" dopo l'incredibile aggressività di un iscritto all'Associzione sulle decisioni prese dal direttivo. Spero che ritorni una maggiore serenità e soprattutto consapevolezza dell'importanza che deve essere data alle modifiche costituzionali proposte da un partito non legittimamente rappresentativo del popolo italiano. I dissidenti non sono certo esautorati dal loro diritto di scelta per il Si o il No. Auspico, però, che questa scelta sia fatta senza condizionamenti di qualsiasi genere perché stiamo parlando principalmente della difesa della nostra democrazia. Tutto intorno è solo "blandizie" tendenti a sviare l'analisi corretta dei cittadini sul vero obiettivo delle modifiche che si vogliono imporre a tutti i costi.