Paolo Parato - 2016-05-19 concordo con quanto scrivono Piacenza, Bassi e Rey | ||
Francesco Menzio - 2016-05-16 Solo il merito: è un modo per dire che bisogna votare SI.
Io sono per il NO. A parte le simpatiche ministre che mettono le mani avanti e ti dicono che sei fascista se voti NO ..... grazie è sempre un piacere.
Lo scopo di questa riforma è semplicissimo: dare un assetto "forte" (autoritario si può dire?) al nostro sistema istituzionale. Perchè?
Ma è ovvio, la situazione economica diverrà sempre più dura e problematica, a causa degli squilibri, assurdità ed errori macroscopici del sistema EU / euro.
Entro un periodo non troppo lungo, il sistema politico salterà per aria e ci saranno fortissime tensioni - pressioni sociali per l'uscita dal sistema.
A quel punto un governo forte servirà ad impedire la nostra uscita e ad imporre (se necessario con la forza) ulteriori "riforme" cioè compressione dei diritti economici di base, dei trattamenti pensionistici, sanitari ecc. Vedi Grecia, è una strada tracciata: non puoi uscire, devi MORIRE di "riforme" ma resti nella gabbia UE - euro.
Questo è il motivo per cui dico NO, è un pasticcio che serve solo a darci uno stato autoritario per scopi che hanno a che fare con il progetto di un super stato europeo.
Niente a che fare con il bene comune del popolo italiano.
Poi, come sempre nella storia, le cose andranno diversamente dalle previsioni, Renzi crede di poter utilizzare lui la sua riforma per avere un potere quasi assoluto per i prossimi 20 anni, ma chissà come andranno le cose. Ad un certo punto arriverà qualcuno moooolto più autoritario di lui che, grazie a questo sistema e a questa legge elettorale, si prenderà tutto il potere grazie a qualche voto in più degli altri.
In quel momento rimpiangeremo TUTTI di non avere un bel sistema PROPORZIONALE PURO e un sacco di pesi e contrappesi istituzionali al potere di uno solo. | ||
giuseppe cicoria - 2016-05-14 Mi associo pienamente alle considerazioni di Merlo mentre ancora una volta rimango basito dall'atteggiamento del prof. Rey con il quale non condivido praticamente niente. | ||
Mario Rey - 2016-05-13 Non mi includo tra i popolari che ritengono che la riforma costituzionale sia un passo indietro per la nostra democrazia. Convinto sostenitore della riforma farò campagna per il Sì. Attendo di conoscere le argomentazioni di chi assurge a vestale della democrazia. Cosi pure non accetto paletti fondamentali al dibattito: se dibattito a da essere, nessuno è titolato a porre paletti su quello che interessa o non interessa. Analogamente ritengo inaccettabile che qualcuno pretenda di avere a cuore Costituzione e Repubblica mentre chi é di parere diverso ( cioè i sostenitori della riforma ) questa preoccupazione non l'abbia. A risentirci.
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Aldo Bassi - 2016-05-13 Ho letto l'articolo di Merlo, ma non ho capito, proprio sul piano del "merito", qual è la tesi e la proposta. A me è parso che sul merito della riforma ci sia stato amplissimo dibattito, specialmente in seno al PD, e che il testo votato in parlamento sia il risultato di un buon compromesso, specialmente sulle modalità della designazione/elezione dei 100 senatori/rappresentanti delle regioni e sulle competenze del senato; compromesso giustamente inevitabile, come per altro fu frutto della trattativa e del compromesso la costituzione del '48. Io ritengo utile e opportuno il superamento del bicameralismo "perfetto?" e penso che un ambito di rappresentanza/approfondimento/sintesi delle istanze e delle problematiche territoriali sia altrettanto utile e funzionale ad una sperabilmente più corretta (e sostenibile/intelligente) relazione tra i livelli istituzionali centrali e periferici. Circa poi il parziale ridimensionamento delle competenze delle Regioni, sono pure d'accordo e penso che le competenze originariamente previste dalla costituzione (già notevolmente ampliate tra il '75 ed i primi anni '80) siano state troppo dilatate dopo la Bassanini e specialmente con la riscrittura del titolo V, a detrimento della puntualità e dell'efficacia dell'azione delle Regioni, più preoccupate di subentrare alle province (denigrate ingiustamente ed "abolite" anche per questo?) ed ai comuni nelle gestioni di servizi e compiti più propriamente e naturalmente riferititi alla sfera locale, che dell'efficienza e dell'efficacia delle proprie funzioni. | ||
Giuseppe Lozito - 2016-05-13 Sono d'accordo sul fatto che il voto ad un quesito referendario debba essere spersonalizzato dall'appartenenza e dagli schieramenti ma purtroppo questo pensiero appartiene ad un mondo ideale.
Ci siamo abituati in questi ultimi anni a quesiti referendari che ci interrogano su questioni complicate anche per i cosiddetti "addetti ai lavori" e sui quali le forze politiche hanno anteposto l'utilità politica alla reale spiegazione della posta in gioco. Anche questa volta, purtroppo, questa regola prevale su tutte le altre.
Qui non si tratta di un referendum pro o contro Renzi ma dell'idea di come vorremmo che questo Paese si trasformi. Un paese più snello nelle sue decisioni e non autoritario, come qualcuno ripete da tempo.
In ogni caso occorre non commettere l'errore di analizzare asetticamente l'argomento e poi ritrovarsi dalla stessa parte di chi, anche con le regole attuali, ha dimostrato di non avere le capacità di governare questo Paese.
Ben venga, quindi, il dibattito sui pro e i contro rispetto al quesito referendario ma sempre, ahimè, con un occhio rivolto alle conseguenze politiche che l'esito di questo referendum potrà avere
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Domenico Piacenza - 2016-05-13 Sono d'accordo sul suggerimento di Merlo di discutere il merito della riforma e non su altre questioni. Mi permetto aggiungere che sarebbe utile individuare e discutere distintamente articolo per articolo, tralasciando quelle modifiche che sono puramente di riferimento e concentrare il contendere su quei pochi articoli che modificano sostanzialmente l'assetto della struttura della Carta. |