Luca Galeasso - 2016-04-04 Mi pare che quello del personalismo in politica non abbia originato solamente, come giustamente sottolineato, molteplici esempi di “leaderismo”, ma - in molti casi – abbia interessato i partiti (nessuno escluso) a tutti i livelli, generandone un vero e proprio indebolimento e accentuandone la funzione di “treni” al servizio di più o meno giovani e ambiziosi personaggi.
E’ sufficiente soffermarsi su come vengono impostate spesso le campagne elettorali, tutte all’insegna dell’individualismo più spinto, con candidati quasi dimentichi di essere parte del loro partito. Pare quasi che, andando oltre qualsiasi legittima e naturale competizione interna, vi sia l’impossibilità o la non volontà di identificarsi ed esprimersi come parte di un progetto comune ed un percorso condiviso con altri, di cui ci si considera espressione. Blog, pagine Facebook, manifesti, tutto declinato sempre più in chiave personale.
E’ difficile dire se sia nato prima l’uovo o la gallina, ma è indubbio che l’esperienza del Berlusconismo abbia lasciato da questo punto di vista evidenti strascichi.
Tornare a spiegare che la politica è affare di tutti potrebbe essere la giusta strada per riportare la democrazia interna ed evitare che i partiti siano vissuti come scatole chiuse.
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Umberto Cogliati - 2016-04-01 L'autore accusa, giustamente, la sfrenata personalizzazione delle formazioni politiche, e ritiene qquesta una patologia e suppongo ritenga che questa impronta non si accordi col giusto ruolo dei partiti come previsti dalla Costituzione. Vero, perchè là (art.49) si dice che i partiti devono "concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale". Di più la Carta non ha detto. Ma è qui il punto: cosa vuol dire "metodo democratico"? Coi partiti lideristici questo vuol dire (solo) contare i voti (il voto che spesso è un pro forma), invece nello spirito dei Costituenti credo volesse dire: col voto, certo, ma previo obbligatorio confronto tra le posizioni, e avremmo avuto la ricetta per la democrazia interna ai partiti. Oggi tutto questo, che è il sale della democrazia interna, si è illanguidito, saper ascoltare, mediare, tenere conto delle legittime posizioni di tutti, rischia di essere un ricordo, la piramide si è resa acuta e tutti, i capi ma anche gli altri, preferiscono la politica mediatica, su twitter, facebook e simili mostri. E la normazione dell'art.49? A quando? Del famoso "porcellum" almeno se ne parlava (se ne parlava), poi, per cambiarlo, c'è voluto un capo detto poco democratico. Ora sull'art.49 non vorremmo vedere Renzi omologato con Bersani sul porcellum, ma temo di sì. |